Diario di M. Faustina Kowalska

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+ Riassunto del catechismo dei voti religiosi89

D. Che cos'è il voto?

R. È una promessa volontaria fatta a Dio di eseguire un'azione più perfetta.

D. È da ritenere obbligatorio un voto in materia già prescritta da un comandamento?

R. Sì. L'esecuzione di un'azione in cose prescritte da un comandamento ha doppio valore e merito, ma la sua omissione è una doppia trasgressione e cattiveria, poiché se s'infrange il voto, al peccato contro il comandamento si aggiunge il peccato di sacrilegio.

D. Perché i voti religiosi hanno un valore così grande?

R. Perché costituiscono il fondamento della vita religiosa, approvata dalla Chiesa, in cui i membri, uniti in una comunità religiosa, s'impegnano a tendere incessantemente alla perfezione, per mezzo dei tre voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, emessi secondo le regole.

D. Che cosa significa tendere alla perfezione?

R. Tendere alla perfezione significa che lo stato religioso in sé non solo esige che venga raggiunta la perfezione, ma obbliga sotto pena di peccato ad un impegno quotidiano per la sua conquista.

E pertanto il religioso che non intende giungere alla perfezione trascura il principale dovere del proprio stato.

D. Che cosa sono i voti religiosi solenni?

R. I voti religiosi solenni sono così vincolanti che, in casi eccezionali, solo il Santo Padre può dispensare da essi.

D. Che cosa sono i voti semplici?

R. Sono voti meno vincolanti; dai perpetui e dagli annuali dispensa la Santa Sede.

D. Qual è la differenza fra il voto e la virtù?

R. Il voto comprende soltanto ciò che è prescritto sotto pena di peccato; la virtù invece tende più verso l'alto e facilita l'osservanza del voto, e al contrario, infrangendo il voto, si viene meno anche alla virtù e la si ferisce.

D. Che obblighi impongono i voti religiosi?

R. I voti religiosi impongono l'obbligo di impegnarsi per il conseguimento delle virtù e della totale sottomissione ai Superiori ed alle Regole, in base alla quale si consegna la propria persona a vantaggio dell'ordine, rinunciando a tutti i diritti su di essa e sulle sue attività, che dedica al servizio di Dio.

Il voto di povertà

Il voto di povertà è una rinuncia volontaria al diritto di proprietà od al suo uso, per amore del Signore.

D. Quali oggetti riguarda il voto di povertà?

R. Tutti i beni ed oggetti che appartengono alla Congregazione.

Su ciò che abbiamo consegnato, cose o denaro, dopo la loro accettazione, non si ha più alcun diritto.

Tutte le regalie od i doni che talvolta si possono ricevere a titolo di riconoscenza od altro, per diritto appartengono alla Congregazione.

Ogni entrata per lavoro od anche le rendite, non possono essere usate senza violare il voto.

D. Quando s'infrange o si viola il voto in ciò che riguarda il settimo comandamento?

R. S'infrange quando, senza permesso, si prende per sé o per qualcun altro una cosa che appartiene alla casa.

Quando senza permesso si trattiene presso di sé qualche cosa al fine di impossessarsene.

Quando senza autorizzazione si vende o si cambia qualche cosa di proprietà della Congregazione.

Quando una data cosa la si usa per uno scopo diverso da quello al quale l'aveva destinata il superiore.

Quando in genere si dà qualche cosa o la si prende senza permesso.

Quando per negligenza si rovina o si guasta qualche cosa.

Quando trasferendosi da una casa ad un'altra si porta via qualche cosa senza permesso.

Nei casi in cui s'infranga il voto di povertà, il religioso è tenuto egualmente alla restituzione nei confronti della Congregazione.

La virtù di povertà

È la virtù evangelica che impegna il cuore a distaccarsi dall'affetto per i beni temporali, cosa alla quale il religioso è strettamente tenuto in virtù della professione.

D. Quando si pecca contro la virtù della povertà?

R. Quando si desiderano cose contrarie a tale virtù.

Quando ci si attacca a qualche oggetto, quando si fa uso di cose superflue.

D. Quanti e quali sono i gradi della povertà?

R. In pratica nella professione religiosa i gradi della povertà sono quattro.

Non disporre di nulla senza dipendere dai superiori ( stretta materia del voto ).

Evitare il superfluo, accontentarsi delle cose necessarie ( costituisce virtù ).

Propendere volentieri per le cose più vili e ciò con soddisfazione interiore - come la cella, l'abbigliamento, il vitto, ecc.

Gioire dell'indigenza.

Il voto di castità

D. A che cosa obbliga questo voto?

R. A rinunciare al matrimonio e ad evitare tutto ciò che è proibito dal sesto e dal nono comandamento.

D. La mancanza contro la virtù è una violazione del voto?

R. Ogni mancanza contro la virtù è contemporaneamente una violazione del voto, perché qui non c'è differenza fra il voto e la virtù, com'è invece per la povertà e l'obbedienza.

D. Ogni pensiero cattivo è peccato?

R. Non ogni pensiero cattivo è peccato, ma lo diviene quando alla riflessione dell'intelletto si unisce il compiacimento della volontà ed il consenso.

D. Oltre ai peccati contrari alla castità; c'è qualche cosa, che arreca danno alla virtù?

R. Arrecano danno alla virtù la libertà dei sensi, la libertà della fantasia e la libertà dei sentimenti, la familiarità e le amicizie troppo tenere.

D. Quali sono i sistemi per conservare la virtù?

R. Vincere le tentazioni interiori con la presenza di Dio ed inoltre lottando senza paura.

Le tentazioni esterne invece, col fuggire le occasioni.

In genere sono sette i metodi principali.

Il primo è la custodia dei sensi, poi la fuga delle occasioni, evitare l'ozio, allontanare sollecitamente le tentazioni, evitare qualsiasi amicizia specialmente quelle particolari, coltivare lo spirito di mortificazione, rivelare le tentazioni al confessore.

Ci sono inoltre cinque mezzi per conservare la virtù: l'umiltà, lo spirito di preghiera, l'osservanza della modestia, la fedeltà alla regola, una sincera devozione alla SS.ma Vergine Maria.

Il voto dell'obbedienza

Il voto dell'obbedienza è superiore ai primi due, dato che esso in realtà costituisce un'offerta totale, un olocausto, ed è il più necessario perché forma e mantiene in vita tutta la struttura religiosa.

D. A che cosa obbliga il voto di obbedienza?

R. Il religioso col voto di obbedienza s'impegna davanti a Dio ad ubbidire ai legittimi superiori, in tutto ciò che gli comanderanno in forza della regola.

Il voto di obbedienza rende il religioso soggetto al superiore in virtù della regola per tutta la vita e in tutte le questioni.

Il religioso commette peccato grave contro il voto, ogni volta che non ubbidisce ad un ordine dato in virtù dell'obbedienza o della regola.

La virtù dell'obbedienza

La virtù dell'obbedienza arriva più in alto del voto, comprende la regola, le disposizioni e anche i consigli dei superiori.

D. La virtù dell'obbedienza è necessaria al religioso?

R. La virtù dell'obbedienza è così necessaria al religioso che, anche se agisse positivamente andando contro l'obbedienza, le sue azioni diverrebbero cattive o senza merito.

D. Si può peccare gravemente contro la virtù dell'obbedienza?

R. Si pecca gravemente quando si disprezza l'autorità o l'ordine del superiore.

Quando dalla disobbedienza deriva un danno spirituale o materiale alla Congregazione.

D. Quali mancanze mettono in pericolo il voto?

R. I preconcetti e l'antipatia verso il superiore, la mormorazione e le critiche; l'infingardaggine e la trascuratezza.

I gradi dell'obbedienza

Esecuzione sollecita e totale.

Obbedienza della volontà, quando la volontà induce l'intelletto a sottomettersi all'opinione del superiore.

Sant'Ignazio dà tre metodi che facilitano l'obbedienza:

Vedere sempre Iddio nel superiore, chiunque egli sia.

Giustificare dentro di sé l'ordine o l'opinione del superiore.

Accettare ogni ordine come se venisse dal Signore, senza discutere e senza pensarci su.

Il mezzo generale poi è l'umiltà.

Niente è difficile per l'umile.

Signore mio, infiamma il mio amore per Te, affinché fra le tempeste, le sofferenze e le prove, il mio spirito non venga meno.

Vedi quanto sono debole. L'amore può tutto.

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89 Il catechismo dei voti religiosi, ossia lo studio dei consigli evangelici.
Nella CSBVMM le maestre delle novizie si servivano del libro del P. Pietro Cotel S-J, intitolato « Catechismo dei voti ad uso delle persone consacrate a Dio nello stato religioso ».
Su quella base le maestre elaboravano un proprio manuale per l'insegnamento dei voti religiosi, fatto di domande e risposte, che ogni suora doveva trascrivere nel proprio quaderno e imparare a memoria.