Consacrazione secolare valori comuni e valori specifici |
Dall'inizio della nostra vita cristiana abbiamo sentito parlare di virtù.
Esse ci sono state proposte, man mano che cresceva in noi il senso del battesimo.
Le varie virtù: un perfezionamento della nostra vita, del nostro essere uomini e del nostro essere battezzati.
La « virtù » è un'abitudine buona, spesso è stato detto, e richiede un lavoro spirituale continuo, il più delle volte non facile, che metta in moto la nostra volontà, la nostra tensione verso il bene, verso veri valori umani e cristiani nella consapevolezza che l'intera vita dell'uomo deve essere protesa verso il sommo Bene.
E il secolare consacrato? Proteso verso Dio in modo dinamico, per la sua opzione fondamentale della sequela di Cristo, il secolare consacrato mette arditamente in moto la sua volontà in vista d'una crescita spirituale che porrà poi a disposizione degli uomini fratelli; convinto, però, che non lui è capace di crescita, ma che gli è indispensabile la guida permanente dello Spirito.
Una tensione, la sua, verso Cristo, così da diventare l'« uomo nuovo »: non in vista d'un perfezionismo, già ho detto, ma per essere « perfetto come il Padre », nel cammino stesso di Cristo, del Figlio, uomo in mezzo agli uomini, ed essere testimone in mezzo alle realtà terrene da orientare verso l'alto.
Appunto il termine latino virtus significa tra l'altro « valore », come pure « coraggio », « energia » …, e reclama non poca fortezza d'animo, costanza, sacrificio, un'ascesi ardita che trae tutta la sua forza dalla grazia, dall'azione potente di Dio nella coscienza dell'uomo.
E il secolare consacrato guarda alla propria coscienza, illuminato dallo Spirito, resa più delicata dall'azione continua della grazia, resa più dinamica dall'operosità di Dio, che l'ha chiamato alla consacrazione nel mondo e a una missione tra gli uomini.
Nel profondo della sua coscienza, il suo vincolo personale con Cristo, il suo rapporto con lui, e, in lui, con gli uomini e tutte le realtà del mondo.
Perché è per il mondo la sua vita!
Per lui, secolare consacrato, esiste tutto un modo particolare, specifico, di vivere le varie virtù.
Prendo, per esempio, le cosiddette virtù soprannaturali: la fede, la speranza, la carità: « valori » indispensabili per realizzare la comunione con Dio, il respiro ininterrotto di Dio e la sintonia con gli uomini, nel mondo.
Nel parlare agli Istituti secolari, Giovanni Paolo II ha loro ricordato che i laici consacrati assumono l'impegno di « far intervenire i valori della fede, che devono unirsi e integrarsi armoniosamente nella ( propria ) vita, costituendone l'orientamento di fondo e la sua costante ispirazione.
In questo modo ( i laici consacrati potranno ) contribuire a cambiare il mondo dal di dentro, divenendone il fermento vivificante ».25
E ancora: « La fede ( … ) dona dei lumi sul destino superiore a cui questa storia è aperta, grazie all'iniziativa salvatrice di Cristo.
È dovere ( dei laici consacrati ) di cercare, alla luce della fede, le soluzioni adeguate ai problemi pratici che emergono poco per volta ».26
Sono problemi risolvibili a condizione di una creatività pur essa specifica non scevra da rischi a cui, in forza della sua missione, il consacrato secolare deve farsi incontro con coraggio.
Fede, dunque, vissuta nella forma specifica di chi ha risposto a una chiamata così particolare come è quella del laico consacrato, in una forma di vita mai dissociata dalle realtà del mondo.
È appunto una visione di fede che deve aiutare a scoprire, momento per momento, il piano di Dio; a scoprire Cristo che passa nella storia degli uomini.
A scoprire la presenza dello Spirito in questa storia.
Ed anche la speranza!
La speranza cristiana ha due significati che il secolare consacrato sa riconoscere, perché di entrambe queste speranze e lui e gli uomini tutti hanno bisogno:
- della speranza che guarda al cielo, alla vita eterna futura in cui sarà realizzata la salvezza dell'uomo in modo pieno, la salvezza di ognuno;
- e la speranza, chiamiamola pure, umana: che aiuta a guardare alle realtà terrene, alla storia, agli avvenimenti di ogni giorno.
La speranza può essere ricchezza comune e può essere un valore specifico che illumina la vita quotidiana del secolare consacrato, gli fa cogliere le intime aspirazioni degli uomini, lo rende attento alle realtà visibili, e in esse gli fa cercare Cristo, il solo a cui l'uomo può guardare e andare perché è lui che lo chiama nelle ore più ardue e difficili e dolorose: « Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò ». ( Mt 11,28 )
La speranza impedirà al laico consacrato di lasciarsi paralizzare dall'avvilimento, dalla depressione, dalla tristezza, dall'insicurezza; ma l'appoggerà al Risorto, e con lui lo impegnerà in modo attivo nella costruzione della città terrena.
La speranza non si fermerà, così, alla vita personale, ma andrà oltre, aiuterà il consacrato a guardare con occhio sereno e fiducioso il tragico quotidiano e le mille insicurezze di coloro che hanno tanto bisogno di Qualcuno in cui sperare.
Ne verrà come conseguenza una particolare nuova attenzione a Cristo, speranza dell'uomo: a lui che non solo addita la vita eterna futura ma sa far assaporare i valori anche delle realtà d'ogni giorno, la vita eterna presente già oggi: a Cristo che conduce all'ottimismo, alla fiducia negli uomini e nelle loro capacità, come pure alla fiducia nelle cose, nei valori della scienza e della tecnica, nel significato positivo di ogni professione e lavoro umano.
Appunto l'uomo-Cristo-Gesù insegnerà al suo consacrato come ogni realtà terrena può e deve essere orientata al Padre: come l'uomo può e deve essere con-creatore col Padre; come il creato intero presenti ed offra immensi valori in cui sperare, su cui contare, da valorizzare sempre più.
Il cristiano - ha detto il cardinale Poupard27 - ( e a maggior ragione il cristiano consacrato nel mondo ) deve essere un « testimone della speranza »: « In un mondo che si rinchiude in orizzonti puramente terreni e per ciò stesso impoverisce la vita della sua dimensione essenziale, il cristiano è provocato a un aumento di fede e di speranza, a vivere più autenticamente, nella sua profondità, il mistero del tempo presente già illuminato dalla chiarezza dell'eternità ».
Anche la carità, direi anzi soprattutto la carità, viene vissuta dal secolare consacrato in modo specifico: la carità non solo fa sì che si lasci « sedurre » da Dio per appartenere pienamente a lui nell'amore, ma è « capacità caritativa » che lo Spirito Santo gli dona per renderlo vera « comunità », con gli altri uomini, corpo di Cristo, Chiesa, assemblea di Dio, attento in particolare a chi soffre - qualunque ne sia la sofferenza.
Mi sono presenti - per comprendere il valore specifico della carità vissuta nella secolarità - alcune espressioni dirette appositamente ai secolari consacrati: « La consacrazione vostra ( … ) vi abiliterà a quel meraviglioso paradosso della carità: dare, dare agli altri, dare al prossimo per avere in Cristo ».28
« La carità vi porterà a vivere con gioia le esigenze radicali della consacrazione, a incentrare la vostra vita in Gesù Cristo e ad abbracciare la sua croce, a inserirvi serenamente nel mondo - senza superficialità e senza paura -, e a servire generosamente i fratelli ».29
Non una volta che venga dimenticato il mondo, i fratelli nelle realtà terrene in cui il secolare consacrato è inserito!
Potrei dire che non c'è virtù che non abbia, per lui, una sua specificità, anche perché ciò che caratterizza la sua vita è appunto il suo « essere per Dio e per i fratelli » nel mondo sempre armonizzando consacrazione e secolarità.
Fede, speranza, carità: le virtù soprannaturali, infuse, quelle che elevano le potenze dell'uomo a un livello più alto, così che diventi capace di fare un bene che supererebbe i suoi deboli sforzi umani.
E anche per il laico consacrato ecco che queste virtù della fede, speranza e carità sono un aiuto per realizzare la sua vocazione secolare, per coglierne i valori e porre le sue migliori energie a servizio di Dio dal quale gli è venuta e continua a venirgli la chiamata.
Dovrei qui accennare alle virtù morali che regolano l'agire umano e, nel caso del secolare consacrato, l'aiutano a tendere al fine a cui è particolarmente e specificamente vocato.
Abbiamo presenti la prudenza che lo aiuta a dare del mondo una valutazione critica secondo Dio e gli suggerisce come agire.
E la giustizia che lo orienta agli altri e ai loro diritti, cercando il bene non solamente proprio ma di ognuno, la crescita di tutti, cancellando tante e terribili sperequazioni e diversità.
Così pure la fortezza che lo aiuta ad essere fedele all'impegno preso nella sua consacrazione nel mondo, col mondo, per il mondo; e la temperanza - che lo vuole padrone dei moti incomposti di fronte ai « rischi », inevitabili della sua vita secolare.
Ma, proprio perché queste virtù cardinali o morali si associano a molteplici altre virtù e valori - come, ad esempio, ai consigli evangelici e, in modo particolarissimo alla missione nel mondo e per il mondo -, potrà essere opportuno che qui io mi limiti a questo solo cenno e riprenda queste virtù e valori man mano che gli argomenti lo suggeriranno.
Indice |
25 | Giovanni Paolo II. Cambiare il mondo dal di dentro. Roma, 28 agosto 1980 |
26 | ibid. |
27 | P. Poupard, Presidente del Segretariato dei non credenti; al Congresso internazionale su « Portare Dio all'uomo », 21 febbraio 1985 |
28 | Paolo VI. Ai partecipanti al Convegno internazionale degli Istituti secolari, 26 settembre 1970 |
29 | E. Pironio, Messaggio al II Congresso latino-americano degli Istituti secolari, 12 luglio 1979 |