Profeti una missione a rischio |
In un tempo in cui, per la caduta delle ideologie e lo smarrimento dei valori, sembra farsi sere più acuta la ricerca di significati e di certezze al di là dell'effimero e dell'immediato, spazi nuovi e imprevedibili si aprono alla testimonianza e all'impegno di coloro che hanno fatto del Vangelo la propria norma di vita.
È questa considerazione che ci ha spinto a riflettere sulla nostra missione profetica che, germinata nel Battesimo e rafforzata nella consacrazione, appare oggi come una valida risposta alle attese di tanti fratelli.
Ma poiché la nostra è una scelta di radicalità evangelica da vivere nel mondo, con tutti i rischi che comporta una piena secolarità nell'attuale situazione storica, ci domandiamo quali condizioni possono garantire al nostro impegno di presenza e di servizio nelle realtà temporali una autentica forza profetica.
Il primo contributo dal titolo « Essere segni profetici » ( Canepa ) è un tentativo di attualizzare nell'oggi, con particolare riferimento al nostro carisma, il significato biblico-teologico della « profezia », che è presente con accentuazioni diverse lungo tutto il percorso della storia della salvezza.
Segue una breve « antologia » di brani tratti dal magistero pontificio rivolto agli Istituti Secolari, in diverse occasioni, dagli anni fervidi dell'immediato post-concilio fino ad oggi: una autorevole conferma del fine specifico della nostra vocazione di secolarità consacrata, che il Primo feliciter ( 1948 ) sintetizzava nella celebre affermazione « Tutta la vita dei mEmbri degli Istituti Secolari … deve tradursi in apostolato ».
L'impegno missionario è dunque la nostra ragion d'essere, e lo viviamo con gioiosa consapevolezza cogliendone tutte le meravigliose opportunità nell'oggi della Chiesa e della società.
Ma siamo anche consapevoli dei rischi che tale impegno comporta nella sua pratica realizzazione.
Così De Palma ci mette in guardia circa il pericolo della dispersione e della frammentazione al quale siamo esposti nella vita frenetica del nostro tempo, cui non sfugge neppure il nostro operare per il Regno di Dio, e ci propone - come correttivo - l'acquisizione, o la crescita, di una salda coscienza dell'« essere », partendo dalla propria realtà creaturale fino alla pienezza della propria identità cristiana.
Continuando l'analisi dei rischi, Poma affronta il tema delle possibili degenerazioni del « fare », indicando nel pragmatismo e nell'efficientismo due ricorrenti pericoli, sempre in agguato in una società utilitaristica, e conclude suggerendo alcuni preziosi orientamenti sapienziali che introducono alla successiva riflessione di Malaspina.
Quest'ultima, richiamandosi ai valori perenni della spiritualità cristiana, indica alcuni fondamentali orientamenti spirituali e morali da coltivare, in vista di quella unità di vita da cui traspaiono, in armoniosa integrazione, incarnazione e trascendenza, presenza a Dio e presenza al mondo, tensione contemplativa e servizio dell'uomo.
A conferma di tutto, nella seconda parte del volume vengono presentate alcune figure significative, che ci hanno lasciato una traccia luminosa di testimonianza profetica e, inoltre, una serie di esperienze attuali di impegno missionario sulle frontiere della nuova evangelizzazione, vissute in coerenza di vita tra l'Assoluto di Dio e la finitezza dell'umana vicenda.
Maria Canepa
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