La Scala del Paradiso |
La povertà per spirito è lasciamento della sollicitudine mondana, e privazione della cura della vita che trapassa e viene meno, ed è uno andare a Dio sanza impedimento, ed è alienazione della tristizia temporale, ed è fede, cioè fedele osservamento dei comandamenti di Dio, ed è uno fondamento di pace ed una via di mondizia.
Il povero monaco è signore del mondo, avendo commessa a Dio la cura di sè, e per fede possedendo tutte le genti per suoi servi; non parlerà nè dirà a nessuno uomo di sua necessità, ma tutte le cose che gli verranno, riceverà quasi dalla mano di Dio, a cui à commesso la cura di sè, e prenderalle per estrema necessità.
Lo povero operatore, cioè servo di Dio e figliuolo, dè non avere affetto a niuna cosa viziosamente.
Tutte le cose che à e che gli vengono, reputa ed estima quasi che non fossero, e quando si partono da lui, le reputa tutte sì come stercora; ma s'elli si contrista di neuna cosa che perda, non è ancora fatto povero in verità.
Quegli che è povero, in orazione ae la mente monda, ma quegli che ama di possedere, orando fa reverenzia ed adora le imagini delle cose che ama, e li dilettamenti che ne prende d'esse, però che queste cose gli stanno nella mente quando ora.
Quelli che stanno contriti nella obedienzia, sono alieni e di lungi dall'avarizia, però che da poi che ànno data la propia volontà, non posseggono propio niente.
In una cosa sono usati d'offendere questi cotali, cioè che sono molto leggieri ed apparecchiati a transmutare luoghi.
Vidi in alcuno luogo cosa che generava materia di pazienzia agli monaci, cioè cosa d'alcuna tribulazione e pena; ed io beatificai più que' monaci, i quali per amore di Dio ci s'appressar, cioè che non si partirono, che quelli che si partiro.
Quegli che à assaggiate le cose celestiali, leggiermente dispregia le cose terrene; ma chi noll'ae assaggiate, si rallegra nelle possessioni delle cose terrene.
Quegli che indiscretamente e sanza ragionevole cagione è povero, da due parti è offeso e danneggiato, però che dalle cose di questo mondo è distratto, e delle cose buone dell'altra vita è privato.
O monaci, non siamo più infedeli che gl'uccelli, li quali non sono solliciti e non ragunano, e il Creatore sì li pasce.
Grande è quegli, il quale santamente disprezza la pecunia, ma quegli è santo, il quale lascia la propia volontà; il primo riceverà cento cotanti o temporalmente ovvero in grazie spirituali, ma questi possederà vita eterna.
Non vengono meno l'onde al mare, nè all'avaro l'ira e la tristizia.
Chi disprezza le cose materiali, sarà liberato dalla contradizione delle parole; ma quegli che ama di possedere, per uno ago combatte infino alla morte.
La ferma fede mozza le cure soperchie, ma la memoria della morte fa dispregiare il corpo.
Non era in Iob vistigio o segno d'avarizia, però che essendo privato di tutte le cose, non se ne turbò; ma l'avarizia è detta ed è radice di tutti i mali, però ch'ell'à fatto odii e furti e invidie e dissensioni e nimistadi e contradizioni e vendette e rancori ed incompassioni e crudeltadi e tradimenti ed omicidii.
Con poco fuoco alcuni ànno arsa e consumata molta cosa, e con alcuna virtù alcuni ànno discacciati tutti li predetti vizii del tempo passato e presente, e questa virtù è appellata aprospatia, cioè di non amare neuna cosa viziosamente, e questa virtù nasce dal gusto di Dio e dalla esperienza e dalla scienzia di Dio, e dalla cura di sadisfare e di potere rendere ragione nel tempo della morte.
Quegli che legge con intendimento, non è ignorante della parola di quella che è madre d'ogni male, cioè della gola, però che quando essa assegnò la maligna generazione de' suoi figliuoli, disse che 'l secondo suo figliuolo era la pietra della insensibilità; ma il serpente della idolatria de' molti capi, cioè l'avarizia, non mi lasciò porre nell'ordine suo, cioè nel secondo luogo, dopo essa gola sua madre; e non so come dagli santi Padri più discreti a questa avarizia fu dato il terzo ordine e grado nella catena degli otto vizii, ed avendola trapassata temperatamente, cioè con poco dire, disponemoci da qui innanzi di dire della insensibilità, come se fosse la terza, quantunque nella generazione sia la seconda, colla quale diremo del sonno e della vigilia, ed ancora diremo brievemente della paura feminile e puerile, le quali sono infermità de' cominciatori, e di quelli che debbono essere introdotti.
Quegli che possiede il palio della vittoria di questa avarizia, come e' fosse immateriale, sì risale al cielo.
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