La Scala del Paradiso |
Quegli il quale delle sante virtù, cioè della carità di Dio e della santa umilità e della santa castità e della certificazione del cuore sanza errore, e della manifesta illuminazione di Dio e del verace timore suo, per parole visibili vuole narrare propiamente e convenevolmente e veracemente, e il sentimento e la perfezione pensando di queste cose, per isposizione di parole illuminare quelli che giammai non ne assaggiare, fa come l'uomo, il quale per parole e per esempli vuole insegnare come è fatta la dolcezza del mele a coloro che già mai non l'assaggiaro; e lo secondo, cioè quegli che del mele ama di parlare invano, non voglio dire che ami oziosamente confabulare; ma il primo egli non è isperto di quello che narra, o egli agutamente è gabbato e schernito dalla vanagloria.
Questo parlamento oe posto dinanzi agli uditori e leggitori come uno tesauro inchiuso nelle corpora fatte di terra per più sicurtà, acciò che non si possa torre e sforzare, il quale tesauro non si può conoscere per neuno parlamento, se non per sola iscrizione incomprensibile, la quale è posta sopra lui, lo quale tesauro a quelli che 'l vogliono cercare con parole, dà molta ed infinita fatica, però che è molta lunga cerca, e lo nome di questo tesauro è santa umilità.
Tutti quelli che sono mossi e guidati dallo spirito di Dio, cioè che ànno fervente desiderio di cercare le cose spirituali, entrino con noi in questo intellettuale e sapientissimo collegio, portando le tavole della scienzia scritte da Dio colle mani intellettuali intellettualmente entrianci in questo sapientissimo collegio, e cerchiamo li detti loro, e traiamone la virtù di questa venerabile ed onorabile iscrizione.
Alcuno di questi dottori disse che umilità era uno scordamento abituato ed attento d'ogni bene, che uomo avesse fatto;
l'altro disse che umilità era lo reputarsi lo più vile uomo e lo più grande peccatore che fosse;
l'altro disse che umilità era uno mentale conoscimento della propia impotenzia ed infermità;
l'altro disse che umilità era quando il prossimo è concitato ad ira per anticiparlo, cioè in prima dicere sua colpa e perdonare e lasciare ogni indegnazione e furore;
l'altro disse che umilità era lo conoscimento della carità e della verità e della grazia e della compassione di Dio;
l'altro disse che umilità era sentimento d'anima contrita e negazione della propia volontà.
Ed io, udendo tutti quelli detti, pensandoci infra me ed isprimendoli sollicitamente, non potea apparare il beato intendimento suo; imperò io ultimo, cioè pur vile quasi uno cane, ripigliando e ricogliendo de' minuzzoli che caggiono della mensa di quelli sapientissimi e beatissimi padri, diffinendo dirò, che la umilità è una grazia dell'anima innominabile se non a quelli soli, che ànno ricevuta la sua esperienzia, ed è l'umilità ricchezza ineffabile e dono divino, secondo che Gesù Cristo dice nel santo Vangelio, quando disse: Imparate da me, non da angelo nè da uomo nè da libro, ma da me, cioè dalla mia inabitazione ed alluminazione ed operazione, che io sono mansueto ed umile di cuore e di cogitazione e di prudenzia, e troverete riposo delle battaglie ed alleviamento delle cogitazioni ree alle anime vostre.
Come la vigna ae altro aspetto nel vemo ed altro nella primavera ed altro nella state, essendo pure una vigna, così la santa umilità ae altri segni ed altre operazioni nel principio, ed altre operazioni ae lo suo accrescimento, ed altre operazioni ae nella sua perfezione e compimento.
Quando l'uva di questa santa umilità comincia a fiorire in noi, al postutto avemo in odio ogni umana gloria e fama, ma con fatica e con dolore, però che ancora non è liberata l'anima dalle vizia, ed isbandiamo da noi l'ira e la furia; ma crescendo nell'anima per etade spirituale questa regina delle virtudi, tutti li beni fatti ed operati da noi si reputano neente, anzi gli reputiamo abominazione, ed ogni dì ci pare ed estimiamo di prendere più incarico sopra noi, cioè d'essere più degni di giudicio per una dispersione non conosciuta; e l'abondanzia delle divine grazie posta in noi da Dio reputiamo uno diposito di più grave pena, e reputiamo che sia sopra ogni dignità, reputandoci indegni di quelle grazie; e però da indi innanzi la mente permane impassibile, cioè che non le si può tòrre neuno bene dal demonio della vanagloria, però ch'ella s'è rinchiusa nella taschetta della temperanza e della piccolezza, ed ivi sta sicura, e degli ladroni solamente n'ode gli romori e le minaccie, e non può essere tentata in neuna di queste cose, però che la temperanza è uno luogo chiuso e serrato e inespugnabile, contra lo quale non è cosa possibile di farci violenzia.
Avemo detto del producimento de' fiori e del profitto ed utilità di questa picciola umilità, la quale sempitemalmente fruttifica, e questo dicere è stato con mancamento di parole, però che a parlare di queste sante cose non si truovano sufficienti vocabili.
Ma qual sia il perfetto palio della vittoria di questa sacra scienzia, cioè qual sia la perfezione di questa virtù, voi che siete domestici del Signore, domandatene lui, però che per lingua umana non si può spiegare.
Della quantità cioè grandezza di questa santa umilità dire non è possibile, anzi della sua qualità ovvero bontà parlare è più impossibile, ma della sua propietà ed operazione, di questo ci sforziamo di dire.
La sollicita penitenzia e lo pianto, che santifica e lava l'anima da ogni macula, e la santissima umilità di quelli che debbono essere iti innanzi nella via di Dio, tanta differenza ànno l'una dall'altra, quanta differenza ànno l'acqua e la farina dal pane, però che l'anima si contrista ed assottigliasi per la penitenzia efficace, e quasi s'ammassa ed uniscesi a Dio per l'acqua del pianto verace; e poi essendo accesa del fuoco divino, fermasi e diventa uno pane sodo per l'azima e non enfiato per la beata umilità.
Onde questa santissima trinità di queste tre dette cose è come una catena di tre anella insieme congiunte, e maggiormente ene uno arco celestiale di tre colori, che concorrono in una virtù, ed una operazione, e possiede propie operazioni e propietadi; e quello che dirai che sia segno dell'una, troverai che è fatto notificazione dell'altra.
Questo modo ci studiamo dimostrallo brevemente, però che la prima e propia propietà di questa bella e buona e degna e mirabile trinità è lo ricevimento allegrissimo e spontaneo della vergogna presa ed abbracciata colle mansuete ed espanse mani dell'anima, come cosa che fa cessare li grandi peccati ed arde le infermitadi dell'anima; questa è la propietà della penitenzia.
La seconda propietà si è il perdimento d'ogni furore e la temperanza nell'addormentamento di questo furore; questa seconda propietà è del pianto.
La terza propietà ovvero terzo grado bellissimo è fedele infedeltà delli propii beni, cioè che perfettamente abbia perduto la fede d'ogni suo bene, ed è continuo ed indeficiente desiderio di essere ammaestrato e guidato da altrui; questa è la propietà dell'umilità, secondo che santo Paulo dice: La fine della legge e de' profeti è Cristo in giustizia e salute d'ogni uomo che in lui crede; e la fine delli immondi vizii si è la vanagloria e la superbia ad ogni uomo che non attende a sè medesimo, delli quali vizii essendo distruggitrice ed ucciditrice questa santa umilità, come la cervia uccide li serpenti, guarda l'anima, nella quale vive, e non le lascia ricevere niuno tosco mortale.
Come potrà apparire in essa tosco d'ipocrisia tosco di detrazione?
E come neuno serpente ci si potrà nascondere e farci nidio nell'anima umile, che non maggiormente sia gittate fuori del cuore, ed espiuvicato per la confessione e mortificato?
Non ci può essere nell'anima, a cui è congiunta l'umilità, apparenzia d'odio nè specie di contradizione nè odore d'infidelità, se non parola fedele unita con essa, come la sposa collo sposo.
Questa fa l'anima avere la parola e lo costume mansueto e dolce, ben compunto, devoto e compassibile, sopra ogni cosa tranquillo, allegro, chiaro, obediente, infrenabile, fervente sanza tristizia, vegghiante sanza pigrizia; e che mestiere è più dire, se non ch'è impassibile, cioè fuori delle passioni delle vizia, però che come dice il profeta nel salmo: Lo Signore nella nostra umilità si ricordoe di noi e liberocci dalli nimici nostri, cioè dalle contaminazioni e dagli vizii.
Lo monaco umile non cerca curiosamente di volere sapere le cose segrete di Dio, ma il monaco superbo curiosamente vuole cercare i giudici i di Dio.
Ad uno frate molto pieno di scienzia e di conoscimento vennero le demonia, e palesemente e chiaramente lo beatificaro, e quello santissimo disse a quelle demonia: « Se voi cessate di lodarmi con queste cogitazioni che m'immettete nell'anima, io per lo vostro partimento mi terrò grande; ma se voi non cessate di lodarmi, io per le vostre laude comprenderoe la mia immondizia, però che come dice la santa Scrittura: Egli è immondo nel conspetto di Dio ogni uomo, il quale è alto di cuore.
Adunque o voi vi partite, ed io mi terrò grande, o voi mi laudate, ed io per questo mi terrò vile »; e le demonia, meravigliandosi di questa questione, incontanente si partirono.
Non sia l'anima tua lago, il quale produca questa vivificante acqua alcuna fiata e contengala, ed alcuna fiata per la calura della superbia e della vanagloria ne sia secco, ma sia l'anima tua una fonte indeficiente d'umilità, la quale sempiternalmente produca di sè uno fiume di povertà.
O amatore, attendi e conosci che le valli abbondano di molto frutto spirituale.
La valle è l'anima umiliata, la quale stae nel mezzo de' monti delle fatiche, delle virtù e delle buone operazioni, sempre ferma e sanza paura e non commossa.
Non disse il profeta: « Io digiunai, ed io vegghiai, ed io m'affaticai », ma solo disse: Io m'aumiliai, ed incontanente disse: Il Signore mi salvoe.
La penitenzia rilieva l'anima, lo pianto le fa toccare il cielo, e la santa umilità sì glielo apre, ed io dico ed adoro la trinità nell'unità, e l'unità nella trinità.
Tutte le cose che si veggiono, illumina il sole, e tutte le cose fatte ragionevolmente le fortifica e mantiene l'umilità; non essendo presente il lume, tutte le cose sono oscure, e non essendo l'umilità nell'anima, tutte le nostre operazioni sono vane ed inutili.
Uno luogo è infra tutte le creature, che solo una fiata vide il sole; ed una cogitazione alcuna fiata partorì umilità.
Uno solo fue il dì che tutto il mondo si rallegro; ed una è la virtù della umilità, la quale le demonia non possono seguitare.
Altro è levarsi, ed altro non levarsi, ed altro umiliarsi; il primo giudica e disprezza ogni die, cioè ogni cognoscimento e coscienzia altrui, il secondo non giudica altri, ma quasi giudica sè medesimo; il terzo, cioè quegli che si umilia, non essendo condennato da Dio, sempre condanna sè medesimo.
Altro è umiliarsi, ed altro combattere per umiliarsi, ed altro laudare colui che è umile; e lo primo è delli perfetti, il secondo è di quelli che sono veramente soggetti, il terzo è di tutti li fedeli.
Quegli che è umiliato dentro nel cuore, non patirà furto della lingua sua, però che la porta della bocca non proferisce quello tesauro, che non è nella casa della conscienzia.
Lo cavallo disolato, cioè straccato, molte fiate si pensa correre, ma quando è raccolta la sua potenzia, allora riconosce la sua lentezza; così la mente dissipata e sparta si pensa bene stare, ma la mente in sè raccolta conosce li suoi difetti.
Quando la cogitazione non si lieva nè si tiene grande per le grazie e doni naturali, questo è segno del principio della sanità e della umilità, ma perfino a tanto che sente quello fetore dispiacevole a Dio, non sentirà l'odore dell'unguento della umilitade.
Dice la santa umilità: « Lo mio amatore non si adirerà, non riprenderà, non contenderà, non griderrà, non farà niuna cosa sofisticamente e con duplicità per mostrarsi, infino a tanto che sia congiunto a me, e da poi che è congiunto a me, non gli è imposta legge »
Ad uno combattitore, lo quale si sollicitava di pervenire a questa beata umilità, le maligne demonia gli seminarono le laude nel cuor suo, ed egli per divina dispensazione pensò di vincere la loro malignità con uno santo ingannamento in questo modo, che scrisse nel muro della cella sua le propietadi delle altissime virtù, cioè della perfetta carità, della angelica umilità, della monda orazione e della illibata e incorruttibile castità, e dell'altre simili virtù; e quando le cogitazioni lo cominciavano a laudare, dicea cosi a sè: « Andiamo alla reprensione », e veniva e leggeva quelle propietadi delle virtudi, e chiamava contra sè medesimo e diceva: « Quando avrai possedute queste virtudi, pensa e conosci che ancora se' di lungi da Dio, però che tu se' uno servo inutile a Dio; quello che tu ài fatto, è uno debito che lui dèi rendere, e non n'è da guadagnare grazia; ma se non avrai queste virtù, di lungi se' da quelli comandamenti di Dio ».
Che cosa sia la sustanzia e la virtù di questo sole umilità, nollo potemo pienamente dicere; ma delle operazioni e propietadi sue per alcun modo apprendiamo, e manifestiamo la sustanzia ch'è in essa.
La umilità è una divina protezione e guardia, che ci copre gli occhi e privaci della visione delle propie perfezioni; l'umilità è uno abisso di viltà, contro la quale tutti li ladroni demonia non possono soprastare nè vincere; l'umilità è una torre di fortezza contro la faccia dello nimico, che 'l nimico non vi può acquistare niente contra essa, e lo figliuolo, anzi maggiormente la cogitazione della iniquità non si farà innanzi a nuocere da essa, ma ella ucciderà li suoi nimici collo sguardo suo, e farà fuggire tutti quelli, che essa ànno in odio.
Cerca diligentemente di tutte le manifeste propietadi delle sue ricchezze, le quali sono nell'anima di questo grande posseditore e mercatante, e vedi come tutte sono significative di ricchezze e di grande stato spirituale a quelli che le veggiono, salvo una, e questa è l'amore della viltà, per lo quale colui che è umile, ama d'essere tenuto vile e d'essere sprezzato.
Quando ti pare avere in te questa sustanzia dell'umilità per multitudine di lume segreto e per grandissimo amore d'orazione che ti pare avere, se non vuogli di questa cosa essere ingannato, convienti di conoscere questo, che innanzi che l'anima riceva le predette cose, in verità convienle avere lo cuore non maldicente nè indegnante nelle offensioni altrui, e lo corriere che va innanzi a questa propietà e a questo bene, è l'odio d'ogni vanagloria.
Quegli che conosce sè medesimo con perfetto sentimento dell'anima, ae seminato sopra la terra per ricogliere l'umilità, e chi cosi non semina, non fiorirà in lui l'umilità, però che quegli che conosce sè medesimo al modo predetto, ae ricevuto attento pensiero del timore di Dio, per lo quale andando perviene alla porta della carità.
La porta del regno della carità è l'umilità, la quale mette dentro in questo regno tutti quelli, che ad essa s'appressano.
Di questa penso io che dicesse il Signore noi santo Vangelio, quando disse: Chi vorrà, enterrae ed uscirae sanza timore di questa vita, e truoverà la Pasqua in paradiso.
Tutti coloro che vennero per altra porta in qualunque abito e qualunque figura, cioè modo di vivere, questi sono furi e ladroni della vita loro.
Se noi volemo comprendere l'altezza dell'umilità, non cessiamo di conoscere noi medesimi per trovare le miserie nostre, e sempre abbiamo appresso la misericordia in sentimento di cuore, e sempre pensiamo in ogni luogo, che il prossimo abbia più bene spirituale che noi.
Impossibile cosa è che dalla neve venga la fiamma, ma più impossibile cosa è che sia umilità in neuna anima, che cerchi d'essere onorata da qualunque persona.
L'umilità è perfezione degli fedeli devoti, e di quelli che sono dalli vizii mondati; ma questa umilità non sta in parole, però che molti son quelli, e quasi la maggior parte della gente, che dicono di sè medesimi che sono peccatori, e tengonsi d'essere peccatori; ma per questo non si conosce se sono umili di cuore, ma la vergogna proverà e mostrerà se 'l cuore è umile, però che quegli che è umile, non si turba quando gli è detta o fatta vergogna.
Quegli che intende di pervenire a questo tranquillo porto dell'umilità, non cessa di pensare, operandoci modi e costumi e parole ed intenzioni e spirazioni ed opinioni e domandamenti e inquisizioni e contristazioni ed industrie ed orazioni e desiderii sempre più umili e vili, infino a tanto che per lo divino aiutorio e per le informazioni più umili e più vili liberi la nave della propia anima dal mare della elazione e della superbia, dalla quale superbia quegli che n'è fatto libero, di tutti gli altri suoi peccati leggiermente ne sarà scusato, come il publicano.
Alcuni per potersi umiliare tennero questo modo, che continuamente portavano nella memoria loro tutti i mali che avevano commessi, non pensando neente della remissione a lor fatta, acciò che per questi ricordamenti percotessero la vana estollenzia della superbia; alcuni altri, per lo ricordamento della passione di Cristo, reputarono sè medesimi essere sempitemalmente debitori a lui; alcuni altri vilipendono sè medesimi per li cotidiani difetti che in sè veggiono; alcuni altri per le tentazioni che a loro avvengono, e per le infermità e per le offensioni ripercossero la superbia; alcuni altri per intendimento di ricevere grazie da Dio si fecero famigliare la madre delle grazie umilità.
E sono alcuni ( i quali se sono ora sopra terra, nol dico ), gli quali per quelli doni di Dio umiliando sè medesimi, quante più ne ricevono di queste ricchezze spirituali, tanto più se ne riputano indegni, e così dimorano quasi del continuo come crescesse lo debito de' peccati loro; e questa è l'umilità, questa è la beatitudine, questo è il perfetto palio della vittoria.
Quando tu udirai vedrai, che alcuno sia fatto posseditore della altissima impassibilità in pochi anni, non pensiamo che sia andato per altra via, se non per questa via breve e beata.
Santa compagnia è carità ed umilità, e però l'una esalta l'altra, cioè l'umilità, l'altra la tiene, da poi che è esaltata, che non saggia.
Altra cosa è contrizione, ed altra cosa è conoscimento, ed altra cosa è umilità.
La contrizione è figliuola del cadimento, però che l'uomo che cade, diventa contrito, e sanza propia confidenzia stae in orazione con laudabile vergogna, appoggiato al bastone della speranza della misericordia di Dio, e con questo bastone caccia il cane demonio della disperazione.
Lo conoscimento è certa comprensione delle propie miserie degli stati dell'anime loro, e continua memoria delle sottili offensioni.
L'umilità è una dottrina intellettuale di Cristo, la quale fae il suo talamo ossia la sua camera nel cubicolo, cioè nel segreto luogo dell'anima, alla quale non si può andare con parole sensibili, però che le parole sensibili non possono spiegare lo stato suo.
Quegli che dice di sentire in sè perfettamente l'odore di questo unguento, cioè dell'umilità, e nel tempo delle laude, cioè quando è lodato, lo suo cuore si muove pur un poco in letizia, ovvero che conosca la virtù delle parole delle laude, cioè che intenda che importano quelle parole, questi non s'inganni, ch'è ingannato, cioè a dire conoscasi essere ingannato.
Odi il profeta, che in sentimento d'anima disse a Dio nel salmo: Signore, non dare a noi gloria nè onore in questo mondo, se non solo al tuo nome, però ch'egli conoscea che la nostra natura al postutto non potea rimanere sanza danno, onde dicea a Dio nel salmo: Appresso di te sia la laude della ecclesia grande, cioè nell'altra vita, però che innanzi a quel tempo nolla posso ricevere sanza pericolo.
Questo è il termine e il modo dell'ultima superbia, che la persona quelle virtù che non à, simuli d'avere per essere onorata e magnificata.
Adunque questo è segno di profondissima umilità, che le cagioni delle colpe che non sono in noi, in alcune cose le mostriamo d'avere per essere tenuti vili.
Così fece quello solitario, che prese lo pane e 'l caso in mano, quando il signore della provincia andò a vederlo con grande fede per fargli reverenzia; e così fece quel solitario, che si spoglioe del vestimento suo, e cominciò a lavallo, quando la gente andava a lui per vederlo con grande fede; e così fece quel santo Efrem, che andava cercando le case della città, nelle quali stavano le meretrici, per convertille.
Non si curano questi cotali della molta umana offensione, cioè che altri non ne prenda scandalo di questi loro modi, però ch'egli ànno invisibilmente ricevuta virtù da Dio per orazione di certificare tutti coloro che gli veggiono.
Quegli che à paura del primo, cioè che altri non ne prenda scandolo, dà ad intendere che non ae il secondo, cioè che non à ricevuta quella virtù.
Ove Iddio è apparecchiato ad esaudire la nostra petizione, tutte le cose potemo fare virtuosamente, quando la virtù ci muove; ma pognamo che alcuno se ne turbasse; meglio è contristare gli uomini che Iddio, però che Iddio se ne rallegra, quando vede che noi attendiamo a ricevere le vergogne per tribulare e percuotere e distruggere la vana superbia.
La somma e perfetta peregrinazione è vincitrice di queste battaglie, però che questa è opera di grandi anime, patire d'essere schernito da' suoi domestici e famigliari.
Non ti maravigliare nè conturbare delle cose predette, però che neuno potee giammai in uno passo salire la scala.
In questo conoscerà ogni gente, che noi siamo discepoli di Cristo, non perciò che le demonia a noi obediscono, ma però che le nomora nostre sono scritte nel cielo della umilitade.
Gli albori che si chiamano cedri, ànno questa natura, che gli rami suoi che sono levati in alto, sono sterili e sanza frutto, e quelli che sono richinati verso la terra, sono fruttiferi.
Chi è savio intenderà questa cosa saviamente.
Questa santa umilità nel conspetto di Dio possiede molti gradi, degli quali alcuna anima salirae infino agli trenta, alcuna salirae insino alli quaranta, alcuna salirae insino alli cento.
A questo ultimo pervengono gl'impassibili; al mezzo pervengono quelli che sono virili, cioè forti e solliciti; al primo può pervenire ogni gente.
Quegli che conosce sè medesimo, giammai non sarà gabbato in questo, ch'egli si sforzi a quelle cose che sono sopra lo stato suo, ma ferma il piè suo sopra il trebbio di questa santa umilitude.
Gli uccelli temono l'aspetto del falcone, e gli operatori della umilità temono il suono della contradizione.
Sanza essere profeta e sanza fare segni e miracoli, e sanza illuminazioni, molti si sono salvati, ma sanza umilità niuno entrerà dentro allo sposo celestiale.
Questa umilità è guardiana delle predette grazie, ma queste grazie in quelli che sono più leggieri, spesse volte uccidono l'umilità.
Il Signore Iddio ae dispensato ed ordinato questo in noi, che non ci volemo umiliare, che non è niuno che possa vedere le piaghe sue medesime, come che 'l prossimo; però è mestieri che quegli che vuole essere sanato, non riceva da sè la sanità, ma ricevala da Dio e dal prossimo.
Quegli che è umile di cuore, sempre ae in abominazione la sua volontà come ingannatrice ed errante, e nelle sue petizioni che fa a Dio con fermissima fede, ae natura d'imparare ed obbedire in quelle cose e' appartengono a lui, non attendendo alla conversazione de' suoi maestri, ma gittando in Dio la cura sua, il quale per l'asina di Balaam insegnò al popolo le cose convenevoli.
Questo cotale operatore, quantunque tutte le cose faccia e pensi e parli secondo Iddio, ancora non si dae a seguitare la volontà sua e non crede al senno suo, però che a quegli che è umile, gli è stimolo e grave peso fermarsi nel suo conoscimento e nella sua propia volontà, siccome al superbo è stimolo e peso intollerabile d'accostarsi d'ubidire agli detti altrui.
A me pare che sia stato d'angelo non patire furto dalli difetti, però che io udii l'angelo terreno santo Paulo, che disse: La mia coscienzia non mi riprende e non mi rimorde d'alcuno peccato ma pertanto non sono però giustificato, però che Dio è quegli che mi deve giudicare, il quale vede in noi quelli difetti, li quali non vedemo noi; e però continuamente dovemo giudicare e vituperare noi medesimi, acciò che per la volontaria viltà cacciamo da noi li peccati non volontarii; e se così non faremo, nel tempo della morte al postutto per quelli saremo crudelmente esaminati, e converraccene rendere ragione.
Quegli che fa le petizioni a Dio, e domanda meno che non è degno, al postutto riceverà più che quello di ch'era degno, e di questo fa testimonianza il publicano, il quale dimandoe la rimessione e riportoe la giustizia; lo ladrone solamente domandò a Cristo che nel regno suo avesse memoria di lui, e tutto lo regno ereditoe.
Non si può nella creatura fuoco grande e piccolo vedere naturalmente, e nella umilità spezie e maniera d'amore terreno non può rimanere, però che la perfetta umilità non ama niuna cosa viziosamente; ma infino a tanto che volontariamente offendiamo, questa umilità non è in noi, e questo è segno del suo avvenimento, quando cessiamo d'offendere volontariamente.
Conoscendo il Signore, che allo stato ed all'abito di fuori si configura la vita dell'anima, prendendo e cignendosi il linteo e lavando i piedi ai discepoli, dimostrò a noi la via della umilità, però che all'opere si risomiglia l'anima, e conformasi e figurasi a quelle cose che opera e fa; così il principato che fu dato all'angelo, gli fu cagione d'arroganzia e di superbia, ma non acquistò quello che superbamente presumette.
Altro affetto possiede colui che siede in sulla sedia regale, ed altro colui che siede in terra ed in sterquilino; onde quello grande giusto Iob sedendo nello sterquilino, e possedendo allora perfetta umilità, disse in sentimento d'anima: Io medesimo mi riprendo, e reputomi cenere e favilla e terra e polvere.
Io truovo quello Manasse re di Giudea grande peccatore come niuno altro uomo, lo quale il tempio di Dio contaminò cogl'idoli, ed ogni religione ed onore divino pervertie, per lo quale se tutto il mondo avesse digiunato, non sarebbe condegnamente bastato ad acquistarli grazia; ma vincette l'umilità, e quelle cose ch'erano insanabili, sanoe in lui.
Disse David a Dio: Se tu avessi voluto sacrificio per li miei peccati, avrei fatto; ma se tutte le corpora fossero accese e consumate per digiuno, non ti diletterebbono; ma il sacrificio che a Dio piace, è lo spirito contribolato, e lo cuore contrito ed umiliato Iddio non dispregia.
Peccoe David, e questa umilità chiamoe a Dio per lo avolterio e per l'omicidio, ed incontanente gli fu riposto: Dio t'à levato il tuo peccato.
Li santi padri, degni della sempiterna memoria, dissero e determinaro, che le fatiche corporali erano via e cagione di pervenire ad umilità; ma io dico che la via della umilità è l'obedienzia e dirittura del cuore, e tutte quelle cose, le quali sono contrarie alla superbia ed alla propia reputazione.
Se la superbia fece d'alcuni angeli demonia, al postutto essa umilità de' demonii può fare angeli però quelli che caggiono, confidinsi e non si disperino.
Sollicitiamoci e combattiamo con tutta la nostra virtù di salire alla sommità ed al capo di questa umilità; e se al capo non potemo pervenire, almeno combattiamo d'essere portati alle spalle sue, e se questo per poca fede è a noi fatica, almeno non caggiamo dalle braccia sue, però che quegli che ne cade, maravigliomi se sarà partefice d'alcuno dono eternale.
Le vie e li nervi di questa umilità, ma non segni, sono queste cose: povertà, peregrinazione non apparente ( cioè quella che è dentro nell'anima ), lo nascimento della sapienzia, proferire le parole simplicemente e puramente, non facendo rivolgimenti e duplicitadi, e non studiando di fare ornamento di parole, lo domandare la limosina, il nascondimento della nobilità, lo isbandimento della confidenza, cioè non ponere confidanza in parenti nè in amici nè in neuna cosa terrena, se non in Gesù Cristo, lo dilungamento del molto parlare.
Ma non è niuna cosa che tanto possa alcuna fiata umiliare l'anima, quanto il povero stato e la dieta delli mendicanti; allora si dimostra l'amore nostro che avemo alla sapienza dell'umilità, e l'amore che avemo a Dio, quando potendo essere esattati, fuggiamo l'onore e l'altezza sanza rivolgimento adietro.
Se alcuna fiata t'armerai contra qualunque vizio, menaci ed abbi teco questa combattitrice umilità, e anderai sopra l'aspido e lo basalischio, ed abbatterai ed ucciderai il leone e 'l dragone, cioè sopra 'l peccato e sopra la disperazione e sopra 'l diavolo e sopra 'l dragone del corpo.
L'umilità è come quel vento, ch'è chiamato voltumo, il quale viene da alto, e prende le cose leggieri di terra e portale in alti; così l'umilità viene da cielo, e prende e leva l'anima dall'abisso de' peccati, e portala al cielo.
Fue uno, il quale vide alcuna fiata la bellezza di questa umilità nel cuor suo, ed essendo stupefatto, domandolla che voleva sapere il nome di colui, che l'avea partorita e generata, ed ella allegramente e tranquillamente sorridendo, disse a lui: « Come domandi di sapere il nome di colui che mi generò?
Egli è sanza nome, e noi ti dirò infino a tanto che tu vedrai Iddio e 'l nostro Signore Gesù Cristo; a lui sia gloria in saecula saeculorum ».
Della fonte è madre l'abisso, e della discrezione è madre l'umilità.
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