Maestro di vita oltre la scuola |
Il Noviziato è il tempo della formazione e della prova, durante il quale i propri impegni possono frangersi sotto l'urto dello stesso esperimento, ma nel quale si possono anche affondare le radici della inviolabile fedeltà.
Fr. Teodoreto vi giungeva - abbiamo detto - con il vantaggio di una giusta maturità d'anni e di giudizio, col corredo di salde convinzioni morali, scortato da una buona preparazione intellettuale, tenuta desta da uno studio personale costante e da un prezioso raccoglimento abituale.
Ebbe inoltre la fortuna di trovare come Direttore dei Novizi un valorosissimo formatore o maestro nel Fr. Natalius, che lasciò un profondo ricordo e rimpianto di sé.
In lui, Fr. Teodoreto vide l'uomo di Dio che tutte le cose coloriva della sua interiorità.
Sotto la sua guida non conobbe gli ondeggiamenti e le indecisioni che contendono alla fragile natura, la sicura risposta della nostra seconda conversione.
La fede, che è, dopo la chiara visione di Dio, «la più eccellente partecipazione della Sapienza increata», fu la vivente fortezza alla quale ancorò tutta la sua ascesa verso Dio.
Conosciamo poche cose della sua vita intima, perché Fr. Teodoreto è uno di quei santi che affondano in un volontario annientamento le radici della proprie personalità.
I frutti che nacquero dalla sua pianta hanno svelato virtù ineffabili.
Ma se non lasciò nulla delle note intime di quel periodo fortunato della sua formazione, ci sono rimaste le testimonianze dei suoi connovizi.
«Spiccava su tutti gli altri per il suo buon carattere e per l'ottima condotta - riferisce Fratel Andrea Bozzalla che a La Vilette si dedicava ai giovani italiani per iniziarli alla lingua francese - I compagni lo tenevano in concetto di piccolo santo.
Non che facesse cose straordinarie; solo si applicava ad eseguire bene ogni esercizio portato dal Regolamento.
Sempre sorridente, cercava non di emergere, ma di nascondersi e fare il meglio possibile senza attirare l'attenzione degli altri.
Si aveva, fin da quei tempi, il concetto comune che Fratel Teodoreto era già un santo e che fosse venuto dalla famiglia cosi.»
Il medesimo Confratello ci racconta pure qualche delizioso «qui prò quo» da lui registrati, specialmente durante le ricreazioni.
Si tratta di certe strane assonanze dell'idioma francese ( in uso in quel Noviziato ) con il dialetto piemontese.
Ricorda, tra l'altro, la curiosa interpretazione a cui si prestavano, di primo acchito auricolare, le seguenti forme: «vous étes» ( vusett, vocina ); «gràce sanctifiante» ( gras an ti fianc, pinguedine nei fianchi )... che il novizio non vedeva bene come si potesse riferire all'argomento della conferenza.
Non mancava quindi l'umorismo, come non mancava l'attivismo, o meglio, l'attività anche esteriore distribuita tra le varie incombenze concernenti la manutenzione degli ambienti, la coltivazione, la raccolta e la pulitura dei legumi.
A La Vilette, in quell'anno, era in atto una nuova costruzione, e tra i vigorosi trasportatori di materiali, primeggiava il nostro robusto novizio...
Quante volte, anche più tardi in Comunità, Fr. Teodoreto cinse il grembiale per le necessità della casa povera, o per meglio ornare, con fiori e luci, l'altare del Signore, nei giorni di maggiore solennità!
Egli sapeva cogliere anche nelle occupazioni esteriori, quello spirito che fa allargare gli orizzonti fino ad indicare i limiti della perfezione.
Fin dal Noviziato diede un sicuro indizio della sua ascesi, semplice e austera, e atteggiò cosi, come una seconda natura, il suo volto ad una serietà tranquilla, soffusa di costante sorriso.
Evidentemente Dio lo visitò con grazie speciali e nello stesso tempo gli risparmiò i doni straordinari che inceppano talora le virtù più gagliarde; e lo chiamò, per le vie comuni, alle altezze della virtù eroica.
La sua santità sarà quella conquistata nella fedeltà assoluta, nel sacrificio costante, nell'amore immenso di Dio e delle anime.
Indice |