La santità è un'utopia?

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Per conoscere gli uomini bisogna tendere
l'orecchio alle loro chiacchiere

Cito, nel tetro verde della vita, la mia amicizia con Fratel Gustavo Luigi Furfaro, amicizia che mi procurerà un seggio in paradiso, poiché quello che ho imparato in questa ancora attuale mia permanenza corporea lo debbo anche a lui.

Abbiamo conosciuto contemporaneamente Fratel Teodoreto, frequentato la scuola di Santa Pelagia, convivio di scienza, di cultura, di educazione religiosa e sociale.

Per conoscere gli uomini bisogna tendere l'orecchio alle loro chiacchiere, ma cotesto modo di procedere significa enorme penitenza per chi, come me, si trova meglio con i poveri che con i potenti ed i loquaci.

Costoro sono noiosi come un letterato.

Il povero non ha tempo di riscaldare le meningi altrui con strumentalizzazioni verbali, dovendo pensare giorno per giorno a procurarsi cibi e vestiti, mentre gli adoratori di Mammona li hanno spesso per eredità, per capacità intrallazzatoria, per degenerazione politica, per truffa continuata in libertà.

I poveri hanno nel cuore l'allegria limpida dei ruscelli che finalmente hanno rotto il ghiaccio e possono correre.

Fratel Gustavo, a proposito di Fratel Teodoreto, annota: «Lo ricordo quando, durante l'ingresso e l'uscita dalla scuola, passeggiava in corridoio, dignitosamente avvolto nel mantello.

Non aveva bisogno di parlare o di intervenire.

La figura e il rispetto che avevamo per lui erano sufficienti a mantenere l'ordine.

Quando gli ci avvicinavamo per parlargli, notavo che sotto il mantello stava sgranando la Corona del Rosario.

Il suo sorriso, la sua parola calma e dolce ci rendevano più buoni tutto il giorno.

Il Servo di Dio era sempre uguale a se stesso, sempre sereno e affabile».

Da anni Fratel Gustavo si occupa della Messa del povero, una delle tante benefiche attività legate all'Unione Catechisti del SS Crocifisso e di Maria Immacolata.

È lui l'erede spirituale di questa istituzione laica, che sulla strada intrapresa da San Vincenzo de Paoli in Francia, proseguita in Italia da Padre Ludovico da Casoria e da Francesco Faà di Bruno ( altro esemplare di Santo poco conosciuto ) fu messa gratuitamente in azione da Fratel Teodoreto dietro ispirazione di Suor Luisa Montaldo e l'apporto finanziario del senatore Giovanni Agnelli.

François Mauriac, scrittore francese, Premio Nobel per la letteratura nel 1952, cattolico di trincea come amava definirsi, ha dichiarato: «Manchiamo di apostoli e di preti.

È da meravigliarsi che se ne trovino ancora: che hanno da guadagnare temporalmente a evangelizzare una società indifferente che non è nemmeno più ostile?

Imprudenti, forse, arrestati ad ogni istante nel loro slancio, sempre ripartono.

Chiusa una strada, se ne riaprono un'altra.

E di tutto ciò che hanno arrischiato e perduto, la Chiesa conserva quel poco che le occorre per poter testimoniare, nei secoli e nei cieli, che è sempre della parte dei poveri».

Monsignor Carlo Chiavazza, scomparso anzitempo, al quale debbo la prefazione più profonda ad un mio libro su Lourdes, mi confidava: «Hai avuto la fortuna di crescere alla scuola di Fratel Teodoreto, la scuola di un santo. Non dimenticarlo mai.

Ti ha insegnato ad amare il Santissimo Crocifisso e qualche tua pagina comparsa in numerose antologie è la sintesi di quanto hai appreso».

È vero. Ho imparato che Cristo è il segreto di pochi.

Questi pochi, come Fratel Teodoreto, sono il sale della terra.

Cristo non è venuto a rassicurare quelli che possiedono.

È venuto per cambiare il mondo, per cambiare i cuori.

La fame e la sete di giustizia esigono d'essere placate già qui.

Ecco che la messa del povero e la mensa quotidiana assumono un valore che i cristiani per abitudine, i devoti per fantasia, gli oracolanti per timore non comprendono.

Talune date nella vita di ciascuno di noi non sono solo emblemi di passaggio, ma determinano cambiamenti sostanziali.

Per la prima volta l'idea di una fondazione laica che porti nel mondo il volto nuovo del lavoratore cristiano viene in mente a Fratel Teodoreto durante il secondo noviziato compiuto in Belgio dal 15 agosto al 15 novembre 1906.

Gli allievi lasalliani, i migliori, devono impegnarsi a diffondere il messaggio evangelico, specializzandosi in un'azione programmatica di contenuto catechistico.

Tornato in Italia, attende sino al 1913 per realizzare la sua opera.

L'origine? Ci illumina il dottor Carlo Tessitore, un catechista di primissimo ordine, con la sua testimonianza.

«Una zelatrice della divozione a Gesù Crocifisso si presenta un giorno a Fratel Teodoreto proponendogli di divulgarla.

Ella dice che ( la Divozione ) è stata scritta da un religioso francescano.

Fra Leopoldo Musso dei Frati Minori nel convento di San Tommaso in Torino.

Fratel Teodoreto non perde tempo. Si reca al convento e a Fra Leopoldo espone il progetto che ha in mente fin dai primi anni di vita religiosa: fondare una associazione composta da allievi delle Scuole Cristiane, i quali si impegnino in opere di apostolato e gli specifica anche il piano in generale che subirà successive modifiche.

Chiede inoltre a Fra Leopoldo di pregare il Crocifisso per conoscere se la realizzazione della sua opera corrisponda alla volontà di Dio.

La stessa sera, Fra Leopoldo, durante l'adorazione del SS. Sacramento, ode queste parole: «Dirai a Fratel Teodoreto che faccia ciò che ha in mente».

Fra Leopoldo il giorno seguente riferisce la volontà di Gesù a Fratel Teodoreto.

Questi abbandona ogni perplessità e nonostante i pareri contrari di alcuni confratelli affronta l'impresa con rinnovato fervore diventando l'apostolo del SS. Crocifisso.

Non lasciamoci incatenare dai no che spesso si ergono dinanzi a noi.

Quando si tratta di compiere un'opera meritoria non bisogna fermarsi anche a costo di soffrire.

Il valore dell'uomo si riconosce dalla croce che porta.

E non tutti i compagni con i quali dividiamo il cammino hanno il dono della lungimiranza.

Fratel Teodoreto non si smarrisce. Senza tormenti non si avanza, senza dolore non ci si innalza.

Egli vuole raccogliere attorno a sé allievi che diano affidamento, gioventù che non proceda con gli occhi bendati o con lo sguardo fisso in basso come se avesse il mastice sotto la suola delle scarpe.

Gente che sappia che cos'è la mortificazione corporale, che rifugga dal motto che tutto va bene se uno ha salute, quattrini, alloggi e qualche donna di ricambio.

Gente che non batta moneta falsa, che non abbia solo cura della carcassa, ma sia disposta a testimoniare la fede con l'entusiasmo dell'animo e sia quello che Cristo chiamò il «sale della terra».

Il giovane ricco del Vangelo che chiede al Salvatore che cosa deve fare per avere la vita eterna si sente rispondere: «Dona tutto ai poveri», ma troppo attaccato agli averi se ne va pieno di tristezza e l'evangelista precisa: «Abiit tristis».

Apostoli cosi non servono: serviranno a un impresario di pompe funebri per rinfrescare le finanze nell'ora della dipartita.

Non serve neppure colui che si nutre d'amor proprio, a meno che sappia dire come Santa Caterina da Genova: «Esco da me per non rientrarvi mai più».

Non serve neppure chi ha il cuore caricato come un pendolo, senza impulsi, sempre uguale, privo di slancio, inesorabilmente monotono.

Fratel Teodoreto procede con cautela, senza fretta.

Sceglie alcuni giovani, forma il primo gruppo di catechisti Nasce l'Unione che significa tante persone con un'anima sola.

Il 27 aprile 1913 seduta collegiale per una migliore approfondita conoscenza.

Il 9 maggio 1914 il Servo di Dio presenta il Regolamento all'allora Cardinal di Torino, Richelmy.

La denominazione ufficiale avrà luogo nel 1917 con una interessante postilla mariana.

L'istituzione si chiamerà Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS Immacolata, aggiunta suggerita dal canonico Alasia.

Fratel Teodoreto si proclama Servo della Madonna.

L'accostamento al Crocifisso è sublime. Sul Calvario, l'Immacolata vive la stessa passione del Figlio.

Fratel Teodoreto ha trovato una madre per l'Unione e servirà Maria fino al termine della vita senza mai lasciarsi abbattere dalle tribolazioni.

Se ho scritto tanto sulla Madonna, se ho esplorato tutti i Santuari e le Basiliche dedicate alla Genitrice di Dio, se ho cantato la nuova madre dell'umanità, se ho rivolto le mie preghiere a Colei che accolse in grembo il Figlio messo in croce perché il senso del credere non mi abbandonasse, se ho sopportato spesso un calvario di umiliazioni, se ho perdonato e amato i miei nemici, se ho cercato di essere anch'io un guaritore di anime, lo debbo a Fratel Teodoreto.

La prima volta che mi vide a Santa Pelagia esclamò: «La Madonna Ti vorrà bene».

Rifletto ancora oggi sulla parola bene. Mi è rimasta impressa come un marchio di fuoco sulla pelle.

E da allora questo bene, che io non ho saputo trasformare da diamante grezzo a diamante lavorato, cristianamente mi perseguita.

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