Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio ) |
Il Santo de La Salle ammonisce nella Regola che questo spirito porta a « considerare le cose con gli occhi della Fede, a farle con la mira a dio, ispirandosi sempre ai sentimenti di Giobbe: "Il Signore tutto mi ha dato; il Signore tutto mi ha ritolto: è accaduto soltanto ciò che gli piacque", o ad altri simili, sovente espressi nella Sacra Scrittura e nei detti degli antichi Patriarchi » ( Cap. II, art. 2° ).
E tali furono per l'appunto gli effetti che lo spirito di Fede suscitò nel Fratel Teodoreto, il quale « venerava tutti i misteri della nostra santa Religione e ne parlava con ardore e trasporto, partecipando agli altri il suo fervore » ( Fr. Beniamino Locarni ).
Si può dire che solo Dio e le cose di Dio avevano interesse per Lui: « In ricreazione, ad esempio, parlava quasi esclusivamente se il soggetto era spirituale » ( Fr. Cecilio ).
Il Fr. Luigi, ricordando d'aver goduto la fortuna, nel suo primo anno di comunità ( 1906 ) di avere talvolta come compagno di passeggio il Fratel Teodoreto, ci confida che fra le molte e tutte buone cose udite dalle sue labbra, più gli rimase impressa questa frase, che a Lui doveva essere familiare e che già trovammo in una lettera al nipote: « Noi che ci siamo fatti religiosi, saremmo dei grandi minchioni, se non ci facessimo santi o non attendessimo a renderci tali! ».
Questo del « farsi santi » era uno dei suoi leit-motiv.
Una volta che non poté, per ragioni di salute, presiedere un Ritiro dell'Unione a Santa Croce, si recò tuttavia a fare una breve visita pomeridiana ai suoi giovani.
Premurato dai Catechisti a rivolgere loro qualche parola; « Facciamoci santi! » disse, e abbozzò uno di quei sorrisi che valevano più d'una predica ( Fr. Anastasio ).
Ancora a proposito di passeggiate, durante le quali, essendo libera la conversazione, più avviene che la bocca parli dell'abbondanza del cuore, ecco la testimonianza di Fratel Ernesto:
"Gli tenni compagnia alcune volte nella passeggiata regolare sui monti di Pessinetto, e fui tanto edificato della sua semplicità, schiettezza e serenità, del suo linguaggio sempre soprannaturale, della sua attenzione a trarre motivi da tutto per innalzare il cuore a Dio, pur ridendo e scoppiettando di allegrezza allorché c'era giusto motivo di esilarsi.
Nel suo linguaggio si manifestava sempre viva e palpitante la carità verso Dio e verso il prossimo: mai che una volta l'abbia udito a dir minimamente male di qualcuno".
Chi ha Fede viva sa troppo bene che non è possibile sottrarsi al volere di Dio; ma invece di accettarlo da recalcitrante, come cosa ineluttabile, egli ne fa amorosa ricerca e vi si adagia con intimo affettuoso consenso.
Così il Nostro. Ascoltiamo:
"Nell'inverno del 1912 il caro Fratel Teodoreto cadde in una grave malattia e manifestò il desiderio d'essere trasferito da Santa Pelagia all'infermeria di Grugliasco, affin di poter fare ogni giorno più comodamente la Santa Comunione.
Il Fr. Macedonio, Direttore dello Scolastico, l'andò a visitare e gli disse: "Fratel Teodoreto, gli Scolastici pregano molto per la Sua guarigione; presto potrà ritornare in Comunità completamente ristabilito!".
Il Fratel Teodoreto gli rispose: "Dica ai Fratelli Studenti che preghino, non per la mia guarigione, ma perché si compia la volontà di Dio" ( Fr. Eusebio di Maria ).
E un tale proposito risultò anche più evidente e commovente durante una delle sue ultime ricadute, come ne fa fede il Fr. Anastasio:
"Ricordo come fosse oggi.
Con voce affievolita dal male, ripeteva sovente: "Solo la volontà di Dio" e le sue mani avevano un gesto largo e convinto.
Un mattino mi chiese, con parole che sapevano tanta tristezza:"Durante questi giorni di malattia ho forse detto che preferivo vivere, piuttosto che morire?
Se ho parlato così, Le domando perdono dello scandalo".
Ebbe un bel sorriso quando premurosamente gli risposi che le sue parole non erano state mai altre che queste: "Voglio fare la volontà di Dio".
Allora aggiunse: "La morte e la vita sono un nulla; la volontà di Dio è tutto".
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