Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

Indice

Col direttore spirituale

Per tanti anni Fratel Teodoreto non pare avesse un Direttore Spirituale diverso dal Confessore della Comunità

A Santa Pelagia andava regolarmente dal venerato Padre Foscalli, gesuita, che fu costante per parecchi lustri a prestare l'opera sua ai « Fratelli », né sembra cercasse di più.

Quando si trovò di Comunità al Collegio san Giuseppe, profittando del fatto che venivano due confessori in giorni diversi, si confessava due volte la settimana; ma allora il Signora aveva già messo sul suo cammino un ottimo religioso barnabita, a cui ricorreva per la direzione spirituale propriamente detta: il Rev. Padre Arturo Maria Piombino, residente al Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

L'incontro era stato fortuito, una quindicina d'anni fa.

Sentendolo, in una conversazione, parlare con disinvoltura e commozione di Gesù e di Maria, colpito assai favorevolmente, Fratel Teodoreto desiderò averlo come Direttore del suo spirito.

Il Padre Piombino non si rifiutò; volle solo esser sicuro della divina approvazione, ottenendo ognuno il consenso dei propri superiori gerarchici, consenso che fu ben volentieri concesso.

Così confidava lo stesso Padre in una sua conferenza ai Catechisti, nella quale spiegò loro la spiritualità di Fratel Teodoreto, loro Fondatore, pochi giorni dopo la sua chiamata all'eternità, il 27 maggio 1954.

Essi avrebbero voluto « registrare » detta conferenza, ma l'oratore preferì che si contentassero di prendere appunti.

Ebbe poi la compiacenza di sunteggiarla egli medesimo per questa biografia.

Eccola:

"Siamo tutti, più o meno novizi nella santità e sovente abbiamo idee errate.

Complichiamo le cose e restiamo scoraggiati dinanzi alla molteplicità delle osservanze.

Si presenta Gesù e dice "Seguimi".

Egli che esortò tutti gli uomini, perfino gli ammalati, ad essere perfetti come il Suo Padre Celeste, si è pure impegnato a facilitare a tutte le anime il cammino della santità.

Fratel Teodoreto ascoltò il "seguimi" e davvero seguì Gesù con cuore semplice e fiducioso, si aggrappò al Divino Maestro, Autore principale della santificazione delle anime, perché il Crocifisso gli ricordava che l'Incarnazione e la Redenzione stabiliscono Gesù sorgente e sorgente unica della vita divina alla cui partecipazione sono chiamati tutti gli uomini.

Fratel Teodoreto aveva compreso che l'appagamento di ogni brama sta nel vivere in intimità con Gesù e Maria, Mediatrice di tutte le grazie; e si era donato completamente a Loro.

Amar Gesù ed avere la certezza di amarlo, ecco il grande conforto che veniva a Fratel Teodoreto dalla direzione spirituale; credere all'Amore infinito di Gesù, che Egli si sarebbe preso cura di Lui, anche della sua salute fisica, purché si fosse preoccupato unicamente di amarLo: ecco la felicità di Fratel Teodoreto.

Riposarsi solo tra i Cuori Amabilissimi di Gesù e di Maria perché Essi solo ci aiutano a farci santi.

La santità è una competenza di Gesù, perché Egli solo conosce profondamente le anime.

Il falegname lavora il legno, il medico sana il corpo, il genio compie l'opera d'arte, ma solo Gesù fa il santo.

Perciò l'anima nostra diventa certamente santa, ma a contatto con Gesù.

Il Divino Maestro desidera ardentemente la nostra santificazione e mette a nostra disposizione la Sua divina attività per distruggere i nostri peccati e le nostre imperfezioni, purché da parte nostra ci sia la compunzione e l'adesione alla Sua azione divina.

La Sua Misericordia ha sete di consumare le nostre miserie.

Lasciamoci impossessare da Gesù, andiamo a Gesù amabilissimo e amatissimo come allo sposo dell'anima nostra.

Egli ci accoglie e compie il Suo lavoro... ci fa santi.

La santità è il capolavoro di Gesù.

Abbiamo bisogno di Gesù per l'anima come del cibo e dell'aria per il corpo.

Come ha reso facile lo sviluppo del corpo per mezzo del cibo, così Dio ha reso facile la santificazione dell'anima per mezzo di Gesù, Verbo di Dio.

Sorgente di ogni vita, ma soprattutto della vita soprannaturale che comunica direttamente.

Abbiamo bisogno della preghiera e dei Sacramenti, i grandi mezzi di cui il Signore si serve per donarci la vita divina.

Lasciamo dunque che Gesù resti con noi sempre, e lasciamoci beneficare.

Crediamo all'azione di Gesù in noi e in tutte le anime, ristabiliamo i diritti di Dio nelle anime: ci sentiremo mirabilmente sorretti nel lavoro della nostra santificazione personale e nelle nostre fatiche apostoliche.

Il peccato mortale è senza dubbio la grande piaga dell'umanità; ma la piaga peggiore è l'ignorare che Gesù può e vuole togliere il peccato mortale, purché il peccatore vada a Lui con il dispiacere di averlo offeso.

Fratel Teodoreto che credeva a questa azione prodigiosa di Gesù nelle anime, che avvertiva l'azione della grazia divina nella propria, sentiva il suo cuore traboccare di riconoscenza verso il Signore.

Egli godeva di sentirsi amorosamente guarito istante per istante da Gesù ed avrebbe voluto attirare sul mondo intero l'azione benefica della divina Misericordia, anche a costo del sacrificio della propria vita.

Procurate di amare, ma praticamente, questa vita di intimità con Gesù; procurate di amarLo; al resto penserà Lui... Egli ingrandirà i germi della grazia.

Fratel Teodoreto dal Paradiso vi assiste.

"Lei deve unicamente e sempre amare Gesù, riposarsi in Lui".

Fu la mia costante raccomandazione al caro Fratello, ch'Egli seguì fedelmente.

La pratica del riposo in Gesù e Maria, tolse al Fratel Teodoreto ogni ansietà e Gli procurò quella calma, quella serenità e anche quel vero riposo spirituale necessari per continuare a rimanere a capo delle sue opere, che non abbandonò, come era stato tentato di fare, e anche la sua salute fisica migliorò".

Altro documento di pari autenticità è lo scritto che il Padre Piombino ebbe la bontà di indirizzare a me, come a biografo, nell'inviarmi copia delle lettere ricevute dal Fratel Teodoreto.

Eccolo nella sua integrità:

Moncallieri, 7 ottobre 1954

Al M.R. Fr. Leone di Maria, Casa Generalizia F.S.C.

Via Aurelia 476 - Roma

per invito di Fratel Cecilio e per venire incontro ad un Suo desiderio, Le accludo copia delle lettere inviatemi dal compianto Fratel Teodoreto negli ultimi anni, e che io conservai gelosamente perché ero ben sicuro che sarebbero state un giorno molto preziose.

Ho avuto sempre cura di conservare tutta la corrispondenza del caro Fratello; ma non ho potuto trovare qualche Suo biglietto, di minore interesse, inviatomi una dozzina d'anni fa, quando ebbi la grazia di conoscerLo.

Per impedire che Fratel Teodoreto venisse da me, mi recavo sovente da Lui a Torino, non per dare, come Lui credeva, ma per ricevere...

Ebbi da Dio la missione di seguirLo nella via dell'Amore, di aiutarLo ad amare tanto il Signore e la Madonna, di impedirGli di abbandonare le opere da Lui fondate; anzi Lo esortai sempre a rimanere a capo, pur continuando a riposare tra i Cuori amabilissimi di Gesù e Maria, come Lui desiderava, essendo io ben certo che l'opera Sua sarebbe stata fecondata dalla Sua eccezionale via interiore.

Egli trovò allora tutto facile; e godeva di percorrere questa via.

"Sono felice, mi disse un giorno con le lacrime agli occhi, non solo perché amo tanto Gesù e la Madonna ( e lo fece tutta la vita e in modo straordinario ) ma soprattutto perché sono sicuro che questa è veramente l'unica via che io devo seguire".

Il 21 marzo di quest'anno Lo trovai triste e turbato per la lettura di alcune pagine di un libro: "Cum Clamore valido" ( Esortazioni del Redentore alle anime consacrate ): si rammaricava di non amare abbastanza il Signore e di non soffrire abbastanza per Lui.

Mi chiese il permesso di offrire a Dio la Sua vita e di poter emettere il voto di vittima per la migliore riuscita di qualche persona consacrata al Signore e che Gli stava molto a cuore, e per i peccati del mondo.

Per il timore di turbarLo non glielo permisi, assicurandoLo che tale voto era implicito nella Sua vita tutta abbandonata nella santa volontà del Signore.

Gli scrissi poi da casa che i Suoi atti imperfetti di amore, perfezionati dalla Madonna, giungevano perfetti al Cuore di Gesù, come Lui desiderava.

Questa lettera non L'abbandonò più e fu trovata nel Suo portafogli dopo la Sua santa morte.

Anche se non Gli permisi di emettere un voto particolare di vittima, Gesù accettò il Suo ardente desiderio di sacrificio: e Lo esaudì due mesi dopo.

Mi voglia ricordare nelle Sue preghiere, e con ogni devoto ossequio mi creda Suo in G. e M.

Padre Arturo M. Piombino, barnabita.

Ed ora ci rimane solo da spigolare largamente nella pia corrispondenza scambiata tra il padre e il figlio spirituale, specialmente nelle lettere di Fratel Teodoreto, che mettono veramente a nudo la sua anima, così come Egli la vedeva dinanzi al Signore.

La prima lettera che ho qui innanzi reca la data del 13 ottobre 1948, e contiene già, può dirsi, tutti i motivi tematici che saranno poi di volta in volta ripresi:

G.M.G.

Torino, 13 ottobre 1948.

Reverendissimo e carissimo Padre Piombino,

La ringrazio proprio di cuore d'avermi scritto quelle belle e consolanti parole: "Gesù mi vuol tanto bene!"

È proprio vero; ma non ci penso abbastanza.

Avevo bisogno del Suo scritto per accrescere in me l'amore e l'espansione con Gesù.

È certamente Gesù con la Sua SS.ma Mamma che Le hanno suggerito di scrivermi.

Cerco di stare unito con Gesù e con Maria, non occupandomi delle cose estranee al mio dovere, ma sono un po' freddo e non abbastanza espansivo con Loro.

Forse uno dei motivi che mi porta a questa specie di riservatezza è il mio cadere con troppa facilità nell'egoismo e nella vanagloria.

Mi aiuti, caro Padre, a vivere contento della compagnia di Gesù e di Maria, e a coltivare i pensieri e gli affetti che sono secondo i Loro desideri.

Il Signore La ricompensi del bene che fa anche a me, con le parole suggerite da Gesù col quale vive e da Maria SS. della quale porta anche il nome.

Aff.mo in G. M. G.
Fr. Teodoreto

Ecco ora la lettera del Padre in data 4 novembre, cui segue la risposta del Fratello il 9 dello stesso mese:

J.C. - XC

4 novembre 1948.

Rev. e carissimo Fratel Teodoreto,

circa tre giorni fa mi hanno riferito che un Fratello del Collegio San Giuseppe ha cercato di me al telefono.

Non so se sia stato Lei a cercarmi; comunque approfitto dell'occasione per intrattenermi ancora un poco con Lei e lo faccio ben volentieri.

Qui sempre tutto bene, ma sempre sulla stessa Base.

Gesù non vuole che una cosa: che ce ne stiamo con Lui.

Quando Lo abbiamo accolto nel nostro cuore, Gesù non se ne va se non Lo mandiamo via positivamente.

E Gesù non sta in ozio nel nostro cuore.

Egli lavora soprattutto santificandoci incessantemente col Suo perdono, che consuma tutte le nostre miserie le quali non devono esserci d'ostacolo nella nostra unione con Lui; anzi contenti di dare a Gesù la gloria e la gioia di trasformare in bene, in meriti, le nostre stesse miserie!

Oh caro Fratel Teodoreto, come opera bene così Gesù sul Suo cuore!

E con questa unione Lei compie tanto e tanto bene intorno a sé!

Colui che sta con me, ha detto Gesù, fa gran frutto!

Mi ricordi tanto a Gesù, e nel nome Suo e della Madonna La benedico di gran cuore.

Suo aff.mo
P. Arturo Piombini, barnabita.

G.M.G.

Torino, 9 novembre 1948

Rev.mo e carissimo Padre,

il giorno dei Santi volevo augurarLe buona festa e intanto ringraziarLa della Sua cara lettera, ricevuta qualche giorno prima;1 ma l'amabilissimo Gesù Le fece intuire l'autore della telefonata, e ora ho il piacere di ringraziarLa di due lettere che mi fanno tanto bene.

Il pensiero dominante delle due lettere "lasciarmi dominare in tutto e per tutto da Gesù, abbandonarmi completamente alla Sua direttiva, alla Sua cura misericordiosa; andare a Lui senza riserva, pensare a Lui il più possibile" è bello, chiaro, facilissimo da comprendere in teoria, ma in pratica trovo molte difficoltà.

Dopo le azioni principali, un esame, anche non troppo minuto, mi rivela l'egoismo infiltratosi in modo sconcertante.

Non mi rimane che ricominciare per trovarmi sempre da capo. Continui, carissimo Padre, ad aiutarmi.

Per ora chiudo per non tardare ancora la risposta.

Con viva riconoscenza,

devot.mo
Fr. Teodoreto

Un'altra coppia di lettere ha per oggetto principale Gesù medico, che guarisce, brucia e distrugge le nostre miserie.

Il Padre esorta così:

J + C

14.XI.48

Carissimo Fratel Teodoreto.

l'Amabilissimo Gesù, Medico Divino delle anime nostre, ha affermato d'esser venuto per i peccatori e non per i sani; ossia per gli ammalati spiritualmente: se dunque Lei nota qualche cosa nell'anima Sua che non va, senta la gioia d'essere un cliente del Divino Medico Gesù!

La fiducia che le Sue miserie Le danno occasione d'avere in Lui è proprio quella che attrae Gesù nell'anima Sua!

E Gesù è da anni nell'anima Sua in modo speciale, Fratel Teodoreto, e ci sta bene: non occorre che Lei si sforzi di pensare sempre a Lui, resti solo con Lui così come facevano gli Apostoli, che non cessavano d'essere con Lui anche quando erano distratti o parlavano di altre cose.

Non è questa una cosa facilissima?

P.A. Piombini

E Fratel Teodoreto risponde:

G.M.G.

Torino, 24 novembre 1948

Reverendissimo Padre,

Le Sue lettere sono veramente consolanti e provvidenziali per me.

Nel modo da Lei indicato, anche con tutte le mie mancanze posso stare unito a Gesù, sicuro che Egli mi guarisce distruggendo e bruciando tutte le mie miserie.

Ho provato da qualche giorno in qua e mi trovo bene.

Seguirò questa via, ma intanto continui a ricordarmi nella Santa Messa e nelle Sue preghiere alla SS. Vergine.

Continuerò a pregare secondo le Sue intenzioni.

Quando il Signore Le ispirerà di scrivermi qualche cosa, non manchi di farlo, perché su questa via i miei passi sono ancora incerti.

In G.M.G. Suo riconoscent.mo
Fr. Teodoreto

La seguente lettera di Fratel Teodoreto è tra le più importanti, perché torna al suo spirito l'ansia di non fare abbastanza, e si legge fra le righe il desiderio di offrirsi vittima per il mondo, secondo una domanda che rivolse a voce al suo Padre Spirituale, come sappiamo dalla testimonianza che di lui leggemmo.2

Torino, 20 dicembre 1948

Reverendissimo e carissimo Padre,

Le avrei scritto prima, ma ho dovuto occuparmi d'urgenza nella revisione degli Statuti e Regolamenti dei Catechisti.

Ora incomincio col farLe gli auguri di ogni benedizione celeste del SS. Bambino Gesù e della Sua SS. Madre, e passo all'argomento incominciato nelle lettere precedenti.

Sono autorizzato da' miei Superiori a trattare con Lei come mio Direttore spirituale, di rispondere alle Sue lettere con l'incarico di dirLe che non mi mandi i francobolli.

Le cose dell'anima mia stanno a questo punto: grazie a Dio, non c'è più in me quella specie di riserbo, o mancanza di confidenza, con l'amabilissimo Gesù, che era prodotta dal vedere che non riuscivo a liberarmi da tanti pensieri di egoismo e di vanagloria che spuntavano in me con facilità spaventosa.

Le miserie di tal genere e le altre simili, quando le avverto, le consegno a Gesù, come Lei mi disse, perché Egli faccia da Medico e guarisca.

Questo mi fa del bene, e per ora sto in questo esercizio, che sento di dover continuare per rendere abituale tale stato d'animo.

Un altro lavoro contemporaneo e più positivo vorrei fare, se Lei lo approva, quello cioè di cercare d'avere per centro dei miei pensieri, affetti e opere, Gesù nel SS. Sacramento.

Vedo che Gesù e la SS. Vergine mi dimostrano ogni giorno più chiaramente che mi vogliono bene, e questo mi consola; ma, non trovando in me né penitenza né attività di apostolato, e vedendo che il tempo si abbrevia sempre più, resto un po' sull'interrogativo: In tempo di tanto male, basta una vita così?

L'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata è stata eretta a Istituto Secolare, secondo la Costituzione "Provida Mater Ecclesia", ma è ferma da parecchi anni su 17 membri ed ha un solo postulante; la causa non sarà la mancanza in me dello spirito di sacrificio? dell'umiltà? della penitenza?

Come vede si tratta di cose serie, e il tempo che mi rimane è assai breve.

Le rinnovo gli auguri, e prego Gesù Bambino e la Sua SS. Madre di ricompensarLa di tutto quello che fa per me.

Devot.mo e riconoscent.mo
Fr. Teodoreto

A questa lettera il Padre Spirituale risponde con discrezione e con risolutezza assoluta, col ribadire i concetti-base della sua direzione:

J + C

Moncalieri, 23-XII-1948

Rev. e carissimo Fratel Teodoreto,

dunque sono autorizzato da Gesù a parlarLe in nome Suo ed a confermarLe con autorità quanto già Le ho detto.

Dal momento che l'amabilissimo Gesù vuole servirsi di me, Le scriverò con tutta semplicità, perché è Gesù che guida la mia penna, affinché io Le dica quello che Lui vuole.

Con l'autorità che Lui m'ha dato, La assicuro che Lei non deve fare altro che starsene con Lui e goderselo più che può; e non pensi ad altro; perché Gesù non vuole oggi di più da Lei.

Perché vorrebbe negare a Gesù la gioia di godere del Suo Amore?

Dia dunque a Gesù la gioia di lasciarsi beneficare, purificare dal Suo Amore Misericordioso.

Abbia pure come centro dei Suoi affetti, pensieri ed opere, Gesù Sacramentato; ma Le assicuro che Gesù è anche in Lei, e Lo adori anche sul Suo Cuore quando è messo vicino all'Eucarestia.

Preghi Gesù, perché anch'io possa farLe compagnia nelle frequenti visite a Gesù in Sacramento.

Non si preoccupi di cercare penitenze da fare, né particolari attività di apostolato. Fratel Teodoreto, Lei fa già molto oggi a starsene con Gesù! Qui manet in me, hic facit fructum multum!

Chi resta in me, fa gran frutto! Ecco il Suo apostolato!

Ad una lettera del Padre in data 1° gennaio 1949, che raccomanda di stare unito a Gesù presente nel cuore, il Fratel Teodoreto risponde con un'umiltà sorprendete, come se movesse i primi passi appena nelle vie di dio e come se il cuore suo fosse dei più freddi e induriti, proprio di quelli da « scuoiare e spettrare » dantescamente!

Si vede quanto il Fratel Teodoreto, che si accusa sovente nelle lettere di « egoismo » e di « vanità », fosse invece avanti in quella virtù di umiltà da Lui apprezzata tanto da dettargli una frase severa che trovo scritta di suo pugno, con la sua caratteristica calligrafia, su un ritaglio di carta: « Chi si preferisce anche a uno solo dei suoi Confratelli, dà segno evidente che è peggiore di tutti ».

G.M.G.

Torino, 20 gennaio 1949

Reverendissimo Padre,

L'ultima Sua lettera, con la santa benedizione, mi pare abbia portato nell'anima mia la grazia tanto desiderata di cominciare a star unito con l'Amabilissimo Gesù presente nel mio cuore.

Dico di cominciare, perché ritengo che in questa unione vi siano molti gradi.

Ora prego Gesù, che mi ha dimostrato il Suo Amore infinito con tanti miracoli, di completare l'opera Sua coll'accendere nel mio cuore quel fuoco di amore che Egli ha portato sulla terra.

Occorre un altro miracolo, ma l'Onnipotenza di Gesù non è diminuita e può trasformare in fuoco anche un cuore refrattario.

Prego pure l'Amabilissimo Gesù di ricolmare Lei, Rev.mo Padre, delle Sue Benedizioni e Grazie celesti, e di ricompensarLa per le diligenti e premurose cure che si prende dell'anima mia.

aff.mo
Fr. Teodoreto

L'insistenza del Padre è sempre sullo stesso punto: « Continui a tenere come centro, come punto di riferimento della sua vita spirituale, Gesù Sacramentato » ( lettera del 21 maggio 1949 ).

E a lui Fratel Teodoreto risponde:

G.M.G.

Torino, 22 giugno 1949

Rev.mo e carissimo Padre,

continuo a cercare di star unito al Signore, come Lei mi scrisse il 21 maggio u.s., e di tenere come centro della mia vita spirituale Gesù Sacramentato.

Egli mi ama infinitamente ed è giusto che io Lo ami il più possibile.

Sento però di non amarLo come dovrei, desidero di amarLo sempre più; abbia la bontà di aiutarmi con le Sue preghiere ad amarLo sempre più.

Cercherò di stare col capo sul petto di Gesù, abbandonandoGli l'opera dei Catechisti.

Dal 25 al 29 di questo mese sarò coi Catechisti a Castelvecchio sopra Moncalieri, per gli esercizi spirituali; ci raccomandi al Signore.

Il 28, alle ore 16, avremo lassù Sua Em. il Cardinale Arcivescovo, per ricevere i Voti perpetui dei Catechisti.

Nell'andare o nel venire, se mi sarà possibile, passerò a salutarLa.

Con viva riconoscenza e devoto ossequio,

affez.mo in G.M.G.
Fr. Teodoreto

Le lettere del Padre scendono a volte ad applicazioni pratiche, come quelle che si leggono in data 9 febbraio 1950:

J + C

9 febbraio 1950

Carissimo Fratel Teodoreto,

continui a riposare nel Cuore di Gesù, sempre, anche quando La chiamano a supplire in qualche classe; anche quando si trova con i ragazzi, Lei deve essere persuaso che Gesù vuole che Lei continui solo ad amarLo; faccia conto che la classe sia un giardino e i ragazzi dei fiori che Gesù vuole beneficare attraverso Fratel Teodoreto, proprio come benefica le anime attraverso l'ostensorio.

Allora sentirà una grande calma, perché non è la Sua, ma è la calma, dono di Gesù, che Le viene da Lui comunicata, solo perché Lei desidera riposare in Lui in ogni circostanza.

LA SUA VITA SIA DUNQUE UN RIPOSARE CONTINUAMENTE TRA GLI AMABILISSIMI CUORI DI GESU' E DI MARIA.

Vedrà che nessuna circostanza La disturberà.

Le ripeto che come la luna e il sole danno gloria e gioia al Signore dove si trovano e nella condizione stabilita dalla volontà divina, così Lei, nel quadro meraviglioso della creazione, dà tanta gioia a Gesù solo amando ( e che gran cosa fa! ) nel Collegio San Giuseppe dove si trova oggi per volontà dei Superiori.

E ciò Le assicuro con quell'autorità che come Suo direttore spirituale il Signore mi dà.

È un vero peccato che non figuri la risposta del Fratel Teodoreto, o la di Lui lettera che ebbe a provocare lo scritto del Padre ora citato nella parte più interessante; benché sappiamo da altre fonti che il santo Fratello in classe era proprio come un « ostensorio », attraverso il quale i ragazzi vedevano Gesù ed erano da Gesù benedetti.

È facile indovinare, anche quando non è scritto esplicitamente, che alle lettere si alternavano gli incontri più o meno frequenti; e sarebbe stata grande edificazione potervi assistere!

Il Padre è contento del suo figliuolo spirituale e glielo dice apertamente, incoraggiandolo a un totale abbandono in Gesù e Maria.

J + C

16 febbraio 1950.

Carissimo Fratel Teodoreto,

sono stato molto contento di averLa potuto rivedere ieri, e volentieri Le confermo che la Sua vita è già l'attuazione del GESU' MARIA VI AMO, SALVATE ANIME.

Perciò non occorre che Lei si stanchi col pronunciare verbalmente o mentalmente la giaculatoria suggerita da Gesù a Suor Consolata;3

Lei sta unito a Gesù e a Maria perché Li ama, affin d'offrire a Gesù, per mezzo di Maria, tutte le miserie delle anime perché siano bruciate, consumate, trasformate nella fornace ardente dell'AMORE MISERICORDIOSO.

La Sua attività consiste nel RIPOSARE continuamente in Gesù; senza affanni, senza sforzi, senza parole; non Le proibisco le preghiere vocali, ma voglio che Lei sappia che non sono necessarie per Lei.

Anche per la Santa Comunione, vale quanto Le ho detto: la Sua anima è sempre pronta a ricevere Gesù, perché la Madonna, la Mamma celeste, ha una cura speciale per l'anima Sua, ed offre continuamente a Gesù le Sue miserie, dimodochè l'anima Sua viene ad essere incessantemente purificata dalle tenere materne cure di Maria.

Tutto ciò perché Gesù è infinitamente buono ed è padrone di fare tutto quello che vuole: per Lei vuole così.

Non risponda a questa mia lettera; preghi solo per me; o meglio, stia unito a Gesù anche per me.

Attraverso le lettere del Padre - da noi possedute più numerose che non quelle di Fratel Teodoreto, per ragione principalmente dei periodi di malattia nei quali a quest'ultimo non era facile l'uso della penna4 - si vede come quell'anima così bella fosse soggetta a tentazioni e aridità, circa le quali però il Padre la tranquillava: « L'assicuro che Gesù è contento di Lei, e disprezzi qualsiasi pensiero contrario che vorrebbe disturbare il soave riposo dell'anima Sua nel Cuore Eucaristico di Gesù ». ( Lettera della S. Pasqua 1950 ).

Nel Padre Piombino ci sono veramente le tenerezze d'un padre; e si capisce quanto dovesse spiacere al Fratel Teodoreto il non poterlo vedere che di rado, nei periodi in cui Egli non poteva uscire e il Padre non aveva impegni che lo portassero a Torino.

Ed ecco che anche su questo punto lo tranquillizza in modo veramente mirabile:

… soprattutto desideravo dirLe questo: quando Lei non può parlarmi, vada da Gesù, perché Lui, e specialmente Gesù Eucaristico, è il Suo Direttore Spirituale;

Egli prima di tutto Le conferma quanto io Le ho detto fin qui, e in tutte le circostanze stia a quanto Le suggerisce, dopo averGli esposto quanto desidera, e quello che crederà meglio di fare sarà quello che Gesù vorrà; e tutto questo Le asserisco con tutta l'autorità di cui sono stato investito da Lui, come Suo Direttore di Spirito.

Così avrà alla mano un grande Direttore Spirituale, che Le darà tanta pace e tanto conforto.

Quando Gesù vorrà servirsi di me ( quanto sono misteriose le Sue vie! ) disporrà le cose in modo che io sia costretto a venire.

Avrebbe Lei potuto scegliere subito Gesù come Suo Direttore, ma Egli ha voluto che Le fossi assegnato con autorità, e questo per Sua sicurezza e tranquillità.

Così Lei sa come regolarsi quando non possiamo vederci, perché così Dio vuole.

( Dalla lettera dell'11 febbraio 1951 ).

Fratel Teodoreto coi suoi ottant'anni e con le gravi ripetute malattie che l'avevano colpito, si trovava in qualche necessità particolare quanto al regime dei pasti e del sonno, e se ne angustiava, per il grande amore che aveva alla vita comune e per l'altissimo spirito di mortificazione da cui era tutto animato.

Il Padre non dubita però di quanto il Signore desideri dal suo figlio spirituale, e gli detta norme precise che poi ama confermare per iscritto:

J + C

Domenica 6 maggio1951.

Carissimo Fratel Teodoreto,

Le confermo per iscritto quanto Le dissi venerdì. Siccome Lei non può digerire pasti abbondanti, non abbia scrupolo di prendere qualche cosa durante la giornata, al mattino e al pomeriggio, e soprattutto riposi al pomeriggio, con tutta libertà.

Non va contro la volontà di Gesù, facendo tutto questo; e lo faccia a maggior gloria di Dio.

Tante premure destavano nel sensibile cuore di Fratel Teodoreto sensi di viva riconoscenza, ch'Egli esprimeva in ogni occasione, soprattutto a Natale e Pasqua, o per la festa di sant'Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Barnabiti:

Rev.mo Padre,

Rivalta, 4 luglio 1952

domani, festa del Suo Santo Fondatore, mi unirò a Lei in modo particolare, per pregare secondo le Sue intenzioni.

Comincerò alle nove di questa mattina, primo venerdì del mese, dinanzi al SS. Sacramento esposto.

Cerco di attenermi alle direttive che Lei mi diede.

Riconoscent.mo
Fr. Teodoreto

Torino, 20 dicembre 1953

G. M.G.

Rev.mo e carissimo Padre Spirituale,

ho saputo, per telefono, che Lei si trova a Roma, e perciò Le faccio in iscritto gli auguri per il Santo Natale accompagnati da preghiere a Gesù Crocifisso e a Maria SS. Immacolata, affinché La ricolmino di ogni benedizione del Cielo in quest'anno specialmente consacrato a Maria.

Noterò qui che Fratel Teodoreto, non solo aveva personalmente grande deferenza per il suo Padre Spirituale, ma che ad alcune anime con cui teneva corrispondenza per dirigerle nel loro ufficio di Zelatrici, non mancava d'inculcare praticamente la più assoluta dipendenza.

Stralcio da qualcuna di queste lettere:

"............. però Lei si regoli in tutto secondo il consiglio del Suo Rev.mo Padre Spirituale".

"Se Gesù Crocifisso e la Sua SS.ma Madre Immacolata Le ispirassero qualche idea generosa, dopo aver consultato il Padre Spirituale, mi scriva...".

"Ringrazi anche da parte mia il Padre Spirituale per quanto Le ha permesso e gli faccia i più cordiali auguri e prometta in nome mio sante invocazioni al Bambin Gesù e alla Madonna per le benedizioni e grazie più elette su di Lui e di Lei".

Una delle sue persuasioni intime era che la direzione spirituale ci assicura intorno alla volontà di Dio, e che questo è l'essenziale.

Scrive difatti alla stessa corrispondente:

"Non si inquieti per non avermi scritto da qualche mese; stia tranquilla.

L'essenziale è che preghi per ottenere che io eseguisca perfettamente la volontà di Dio.

Non c'è nulla di più perfetto, e che ottenga maggior pace e tranquillità di spirito quanto l'esecuzione perfetta della Divina volontà". ( Lettera del 2 gennaio 1953 ).

Finalmente, per finire in « tandem » questa rassegna delle lettere scambiatesi per la direzione spirituale, ecco l'ultima « coppia » dell'epistolario in mio possesso:

J + C

15 luglio 1953.

M. R. e carissimo Fratel Teodoreto,

pochi giorni fa sono venuto a cercarLa, ma Lei non si trovava a Torino.

Desideravo solo rivederLa, salutarLa e riconfermarLe quanto Le ho sempre raccomandato: di riposare sempre tra i Cuori Amabilissimi di Gesù e di Maria.

Stia certo che non potrebbe fecondare in un modo migliore l'Opera Sua, che tanto sta a cuore al Signore.

Perciò è necessario basarla unicamente su Gesù, fons vitae et sanctitatis.

Da Rivalta giunge la risposta, nella quale si vede che Fratel Teodoreto aveva preso il Padre Piombino come consigliere, non solo per le cose dell'anima propria, ma anche per le Opere ...

Rivalta, 22 luglio 1953

Rev.mo e carissimo Padre Spirituale,

La ringrazio di cuore della lettera che ebbe la bontà di scrivermi e dei consigli opportuni che ebbe la carità di darmi: mi sforzerò di metterli in pratica, e pregherò per Lei Gesù e Maria Santissima, perché La ricolmino delle Loro benedizioni.

Un Comune del Piemonte ( di cui mi è sfuggito il nome ) ha ricevuto una grande eredità, perché organizzi una scuola di Arti e Mestieri, e si è rivolto al Presidente dei Catechisti, chiedendo se ne vogliono accettare la direzione.

Abbia la bontà di darmi un consiglio.

Il Presidente aspetta da me il mio parere sabato 25 corrente; io lo inviterò a recarsi con me a Moncalieri dalla Rev.za Vostra, per avere la risposta, domenica 26 luglio.

In Gesù, Maria, Giuseppe, dev.mo
Fr. Teodoreto

Insieme con le lettere del Padre c'è anche un'immaginetta offerta per il Natale del 1948 e da Fratel Teodoreto conservata con cura, su cui è scritta - quasi a compendio di tutta la direzione spirituale - la massima seguente:

« Il bambino non cura altro che di starsene con la Mamma.

Anche Lei deve fare così, Fratel Teodoreto: stare con Gesù e Maria, e non cercare altro ».

Il lettore di questa biografia sarà abbastanza avveduto per non intendere in senso quietistico l'insistente invito del Padre Spirituale a Fratel Teodoreto di « riposare in Gesù e Maria », che torna ad ogni istante, anche nei brani qui sopra riportati, come il vero leit motif della sua direzione.

Si tratta d'un « riposo » attivo, e che segue alle presupposte fatiche del combattimento spirituale contro i vizi e le cattive tendenze; un « riposo » interiore, che s'accompagna a tutta l'attività esteriore richiesta dal dovere o dallo spirito di zelo e consentita dalla salute, oltre che dall'obbedienza a Regole e Superiori; un « riposo » con il compimento di tutto il proprio dovere su tutta la linea.

È la realizzazione del « Qui manet in me et ego in eo hic fert fructum multum: quia sine me nihil potestis facere » ( Gv 15,5 ).

Fare molto, tutto, ma uniti a Gesù come il tralcio alla vite ( Fil 4,13 ).

Il Padre Piombino, nell'inculcare questi principi al Fratel Teodoreto, altro non faceva che comunicargli la spiritualità propria, da cui traeva e trae norme, non solo per la sua vita intima, ma anche per il governo del Collegio affidato alla sua direzione, toccandone con mano i quotidiani frutti.

In questo indirizzo ascetico Fratel Teodoreto trovò luce, conforto, riposo.

Lo stesso Padre Piombino si compiacque confermarmelo quando ebbe letto il dattiloscritto di questo capitolo, da me inviatogli per deferenza prima di pubblicarlo.

Dopo avere espresso la profonda commozione suscitata in lui da tale lettura, aggiunse come sintetizzando:

"Fratel Teodoreto riposava sul cuore di Gesù, come S. Giovanni, ma per attingere energie divine che gli permettevano di lavorare con serena fiducia, senza alcuna ansietà, senza scoraggiamenti, fra le prove più dure e i contrasti che non potevano mancare alla nascente opera di Dio.

"Fratel Teodoreto, gli ultimi anni, era vecchio e ammalato; ma il suo cuore amante non avrebbe potuto trovare vero riposo che nel suo Gesù e in Maria.

Grazie a questo suo "riposo", non abbandonò la sua Opera, com'era stato tentato di fare intorno al 1949-50, se non erro; trascorse l'ultimo periodo della vita in una serenità e tranquillità veramente invidiabili con la pace di Dio che inondava l'anima sua, e persino la salute fisica migliorò con sorpresa di molti" ( lettera del 27 ott. 1955 ).

In sostanza questo « riposare in Gesù e Maria » è una formula sul tipo della « piccola via » di S. Teresa del Bambin Gesù, che sembra facile e ... romantica, solo a chi non l'intenda nel suo senso profondo.

Una formula a buon conto, in cui Fratel Teodoreto trovò la pace e anzi la felicità, perché l'accoppiava costantemente con un'altra formula del suo Santo Fondatore, che non presenta pericoli di false interpretazioni e non lascia adito a nessun sogno più o meno romantico: « Siate ben certi che non opererete mai meglio la vostra salvezza e non acquisterete mai tanta perfezione, quanto disimpegnando bene i doveri del vostro stato, purché lo facciate per ubbidire agli ordini di Dio » ( Raccolta di trattatelli spirituali ).

Poiché ho nominato il Santo Fondatore, invito a osservare quanto le lettere di Fratel Teodoreto assomiglino alle Sue: la stessa brevità e assenza cercata d'ogni vano ornamento, l'identico senso di essenzialità; e questo non per obbedienza al « fren dell'arte », ma per un'intima esigenza di semplicità e di umiltà.

Così che anche le qualità del suo stile, se è vero che « le style c'est l'homme », vengono a deporre splendidamente a favore della spiritualità intima del nostro caro Servo di Dio Fratel Teodoreto.

Indice

1 È una lettera scritta il 16 ottobre, contenente esortazioni simili a quella del 4 novembre qui sopra riferita.
2 Una testimonianza di questo suo desiderio ricavo anche indirettamente da quanto Fratel Teodoreto scrive ad una Zelatrice che da Lui si fa guidare per l'apostolato in favore della « Divozione »: « Mi rallegro con Lei per aver avuto la grazia insigne di essere stata accettata da Gesù Crocifisso come vittima unita con Lui per la salvezza delle anime.
Mi unirò a Gesù Crocifisso per ringraziare il Padre Celeste del favore fatto a Lei, e abbia la carità di pregare Gesù Crocifisso secondo la mia intenzione.
Nella Piaga adorabile del Sacro Cuore mi dico devotissimo Fr. Teodoreto » ( Lettera da Torino in data 30 marzo 1952 ).
3 Vedemmo già in altra parte che Fratel Teodoreto era fervido ammiratore di quella santa visitandina, Suor Consolata Bettrone.
4 Del Padre Piombino ho qui 26 lettere ( fra l'ottobre 1948 e l'agosto 1953 ) più una mancante di due pagine.
Del Fratel Teodoreto ne ho 12 dall'ottobre 1948 al dicembre 1953.