Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Fiducia nelle sue preghiere

Le spiegazioni si chiedono ai dotti, i consigli ai prudenti, le preghiere ai santi.

Ecco perché Fratel Teodoreto venne messo così sovente a contribuzione per ottenere grazie dal Signore.

Attesta il Fr. Isidoro, che fu anche, per qualche anno, direttore del nostro Servo di Dio: « In comunità era il religioso santo, tutti fidavano nelle sue preghiere.

Venivano pure persone estranee e richiedernelo e a consultarlo, alcuni anche da lontano ».

I primi a ricorrere erano, naturalmente, i suoi confratelli, che avevano di Lui la più alta stima.

Eccone alcune testimonianze:

"Ho nutrito sempre fiducia grande in Fratel Teodoreto, perché la sua vita interiore e la sua pietà lo rendevano a vista di tutti continuamente unito al Signore, e sereno e rasserenatore in faccia a tutte le cose terrene.

In qualche momento molto difficile mi sono raccomandato a Lui, e l'ho trovato non solo generoso della sua preghiera, ma anche ansioso di dirmi parola buona: indubbiamente era fine conoscitore di anime, e mostrava grande intuito ed esperienza di vita interiore.

In momenti di esitazione nelle mie occupazioni apostoliche, mi rivolgevo a Lui perché mi fidavo molto dei suoi consigli, ed Egli ripeteva che "quando si fa del bene, bisogna sempre proseguire senza mai dubitare".

( Fr. Ezio Stanislao ).

Nelle righe che seguono è protagonista il compianto Fr. Giocondino, che doveva raggiungere l'eternità un mese appena dopo il Fratel Teodoreto, facendo un altro vuoto quanto mai inatteso e doloroso nella Comunità del Collegio di Torino.

"Nella prima quindicina del maggio 1954, il Fr. Giocondino doveva recarsi a Genova, nella Casa di Ritiro dei Rev. Padri Gesuiti, con la sua classe di "maturandi", per un corso di Esercizi Spirituali chiusi.

Preoccupato intorno alla buona riuscita di questi, in quanto la fisionomia morale e religiosa di parecchi suoi giovani era tale da non lasciargliela facilmente sperare - e di questo si doleva acerbamente, come di una situazione incresciosa, quale non aveva mai incontrata in tanti anni di esperienza scolastica - pensò interessarvi Fratel Teodoreto, affinché pregasse, spiegando a Lui le ragioni della sua apprensione.

Il santo Fratello, con accento di assoluta certezza, mentre prometteva il suo ricordo al Signore, lo rassicurava circa il buon esito del Ritiro: andasse pure tranquillo, ché i suoi giovani avrebbero fatto insperabilmente bene. Il che accadde in verità.

"Al suo ritorno, Fr. Giocondino trovò il piissimo Confratello in coma già da due giorni.

Si recò tuttavia al capezzale dell'infermo che, a giudizio di tutti, non aveva conoscenza, e avvicinandosi gli disse quanto fosse stato contento dell'impegno dei suoi giovani, ringraziandolo delle preghiere fatte per loro.

Ebbe l'impressione che Fratel Teodoreto, in un momento fugace di lucidità, l'avesse riconosciuto e inteso: gli aveva difatto stretto la mano, guardandolo con un sorriso appena abbozzato ( Fr. Leopoldo ).

Il Fr. Ernesto ci dice anche una ragione speciale, facilmente persuasiva, della fiducia riposta nelle preghiere di Fratel Teodoreto.

"Si sapeva che Egli era in comunicazione con Gesù Crocifisso, e lo si stimava efficace intercessore presso di Lui; perciò molti si raccomandavano alle sue preghiere, fiduciosi che sarebbero stati esauditi.

Io stesso ebbi più volte l'occasione di chiedergliene per grazie particolari di cui abbisognavo, e posso attestare di aver ottenuto da Dio quello che avevo domandato, per la meditazione del mio santo Confratello".

Ecco ancora una testimonianza di portata più generale sullo stesso argomento, a chiusa del paragrafo:

"Vorrei soprattutto rilevare un atteggiamento comune dei Fratelli nei riguardi di Fratel Teodoreto.

È, o mi pare, un documento indicativo.

"Al San Giuseppe, chi aveva preoccupazioni, o problemi, od ansie, ma di quelle grosse! ricorreva a Lui.

"A me personalmente avvenne che, trovandomi in una congiuntura particolarmente critica, dopo essermi arrovellato l'anima, mi balenò l'idea di parlarne al santo Fratello; o meglio, di raccomandare a Lui il caso.

Era una soluzione, già questa, che sentivo buona; e per di più, pronta e ... comoda.

"Egli non mi fece rivelazioni.

Dopo aver ascoltato le quattro parole che non spiegavano la questione ma chiedevano aiuto, sbatté, com'era suo costume fare nei momenti d'intensa concentrazione, seccamente le palpebre; poi, sorridendo, mi disse di stare tranquillo.

Tutto qui,... e tutto si risolse bene.

"In seguito, seppi che moltissimi si erano comportati come me, e continuavo a farlo.

Era dunque cosa normale: si ricorreva a Lui istintivamente. Istintivamente!

"La prassi mi autorizza a generalizzare il caso mio personale.

"E si ricorreva al Fratel Teodoreto con lo stato d'animo di chi ha come un arcano presentimento di rivolgersi a un potente, a un "raccomandato" di Dio, a uno che era in particolare confidenza, sino a poterne disporre, con i "granai del regno".

"Si ricorreva, insomma, a un Santo semplice e comprensivo, che non sorrideva dal suo gesso o dal suo quadro, con gli occhi in su; si parlava con un Santo ( e c'era, anche se indefinibile, questa specie di sensazione ) che guardava, movendo il grosso labbro inferiore, che sorrideva, sbattendo le palpebre su quegli occhi piccoli e sempre nuovi e che ( qui sta il meraviglioso! ) rispondeva "subito", assicurando il suo interessamento e, a volte, predicendone l'esito.

"Ho detto: "specie di sensazione".

Conobbi un Fratello, poi uscito dalla Congregazione, che aveva paura di avvicinarsi a Lui, perché pensava che gli leggesse nell'anima la sua voglia di disdire i propri impegni,... e chissà che altro ancora!" ( Fr. Candido Sirocchi ).

Queste ultime righe segnano il trapasso naturale a parlare di alcuni doni straordinari attribuiti al Fratel Teodoreto, come di leggere nelle coscienze, di conoscere il futuro, di sapere a distanza stati d'animo pericolosi, di operare guarigioni, ecc.

Tutte cose che io riferirò con i termini stessi con cui mi vennero comunicate, non dando ad esse altra autorità che quella stessa delle persone attestanti, e lasciando ai Tribunali diocesani e Apostolici di farne un esame più approfondito, se lo si stimerà opportuno.

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