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210 Fr. Teodoreto dimostrò di credere veramente che il Superiore tiene il posto di Dio.
Non faceva distinzione tra autorità religiose, ecclesiastiche e civili, purché fossero legittime.
211 La sua obbedienza era pronta ed allegra anche quando gli ripugnava, tanto nelle piccole cose, quanto in quelle di grande importanza.
212 Anche nella voce della campana riconosceva la voce di Dio, e troncava le occupazioni al primo suono di essa.
213 Obbedì ai menomi comandi del Superiore, sia quando si trattava di cose gradite, sia quando gli costavano.
214 Stette alla parola dei Superiori anche quando palesemente la sentì in contrasto con le rivelazioni di Fra Leopoldo, e meno favorevole allo sviluppo ed agli interessi dell'Unione Catechisti che gli stava tanto a cuore, perché riconosceva in essa la volontà di Dio.
215 Dipendeva in tutto, e sottoponeva ai Superiori ogni decisione e ogni orientamento della sua attività apostolica.
Si disse disposto a non pensare più all'Unione e a distruggere tutto, se i Superiori avessero disposto così.
216 Come Direttore della Comunità fu esempio di regolarità e difensore della Regola, di cui parlava con venerazione, e per cui richiedeva il rispetto di tutti.
217 Era fedelissimo a fare settimanalmente la Conferenza spirituale ai Catechisti e il Rendiconto, e si teneva in colpa, e se ne accusava ai Superiori, quando non riusciva a farlo a causa degli impegni, gravi e numerosi.
218 Docilissimo nell'accettare il peso della Direzione, fu riconoscente al Signore e ai Superiori quando lo sgravarono di essa.
219 Parlava dell'obbedienza sovente, soprattutto nei ritiri di 20 e 30 giorni.
Le sue conferenze erano ricche di dottrina, convincenti e ottenevano adesione degli animi, perché erano corroborate dall'esempio di perfetta regolarità che egli dava continuamente.
220 Quando doveva comandare qualcosa di gravoso, preparava l'animo del soggetto in modo da fargli apprezzare il merito dell'obbedienza, tanto maggiore quanto più costosa.
221 Malgrado la ripugnanza che provava, si adattava con perfetta obbedienza a fare le cure imposte dal dottore o suggerite dagli infermieri.
Bastava che una cosa fosse comandata da un Superiore, anche solo in pubblico a tutta la comunità, perché egli se ne facesse un dovere personale inderogabile.
L'uso dell'ascensore, ad es., gli pareva un lusso e non se ne servì, se non quando glielo impose il Direttore, e lo usò solo per obbedienza.
Pregato di assistere nel cortile del collegio San Giuseppe gli allievi che facevano ricreazione prima di scendere a pranzo, continuò con precisione esemplare a trovarsi sul posto anche in rigide giornate di inverno, quando pochissimi allievi, e talvolta nessuno, scendeva in cortile.
222 L'obbedienza più gravosa fu quella che gli impose di temporeggiare nell'orientamento delle Associazioni di A. C. del Distretto verso l?unione.
Egli la riteneva l'opera lasalliana di perseveranza rispondente alle esigenze del Santo Fondatore, e confortata non solo dalla sua esperienza, ma soprattutto dalle rivelazioni di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo, a cui egli attribuiva tutto il valore di comunicazioni divine autorevoli e sicuramente orientatrici.
223 È comune opinione che abbia praticato in grado eroico tutte le virtù teologali e morali, e abbia osservato alla perfezione i voti di religione con facilità, prontezza e spontaneità non solo qualche volta, ma sempre, anche nelle prove di particolare difficoltà e gravità, in modo che la virtù parve essere divenuta in lui una vera seconda natura.
Non si notarono né difetti, né irregolarità nella sua vita.
Come già di altri santi religiosi, si ripeteva, che se fosse stata smarrita la Regola dei Fratelli, se ne sarebbe potuto ricostruire il testo descrivendo come si comportava in pubblico e in privato il Fratello Teodoreto.
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