Relatio et vota |
Ubbidienza. - Era la virtù su cui poggiava tutta la vita spirituale di Fr. Teodoreto.
Egli non faceva nulla senza il consenso dei suoi Superiori sia nelle cose grandi come nelle cose piccole.
Dicono i testi che egli era pronto a rinunciare a tutti i suoi disegni se questi erano contrari alla volontà dei suoi superiori.
Dice il teste 5°, Dott. Carlo Tessitore: « Il Servo di Dio era obbedientissimo: egli vedeva sempre nel superiore l'espressione della volontà di Dio.
Non sempre gli immediati superiori comprendevano le opere del Servo di Dio e le assecondavano: noi catechisti eravamo risentiti, ma il Servo di Dio invece accettava tutto e non voleva che si criticasse.
Per noi questo era un grande, esempio » ( Summ., p. 52, § 175 ).
Il teste 6°, Dott. Gaetano Sales dichiara: « Per quanto riguarda l'ubbidienza posso affermare che il Servo di Dio volle sempre ubbidire, anche quando avrebbe potuto agire di propria autorità.
Particolarmente cercava di ottenere un ordine per agire; non perché non avesse una propria opinione orientatrice, ma perché godeva nell'obbedire.
Quando gli uomini non potevano dargli l'orientamento, allora lo attendeva da Dio e dalle circostanze » ( Summ., pp. 64-65, § 208 ).
Povertà. - Ci dice il teste 3°, Fra Anastasio Spalla: « Era amante della povertà: io ero addetto alla distribuzione della biancheria; quando trovavo difficoltà nel distribuire la biancheria, perché rattoppata o logora, io l'assegnavo al Servo di Dio che l'accettava senza lamentarsi.
Quando si ammalò nel 1943, si vide che aveva tutta la biancheria rattoppata: era però pulitissimo » ( Summ., p. 19, § 71 ).
Dice il Dott. Gaetano Sales: Fratel Teodoreto era completamente distaccato da tutto; ma visibilmente si doveva ammirare l'abito: pulito in modo esemplare, ma usato fino all'estremo.
Non cercò mai ne denaro, ne onori.
Nella sua cella non c'era nulla che non fosse strettamente necessario, e tutto però tenuto in ordine e pulizia.
Con il suo esempio e le sue parole ci diceva che dovevamo amare la povertà e progredire sempre perché la vita ci deve dire che possiamo sempre fare a meno di qualche cosa » ( Summ., p. 64, § 207 ).
Di tutto rendeva conto ai suoi superiori.
Castità. - Anche questa virtù fu esercitata in grado eroico.
Afferma il Dott. Pietro Fonti, teste 14°: « Anche la virtù della castità brillava nel Servo di Dio: evitò sempre qualunque familiarità, anche minima verso i giovani.
Nel parlare era riguardosissimo; egli preferiva parlare della virtù più che del vizio contrario...
Il Servo di Dio pregava per conservare la virtù della castità e così pure esortò i catechisti a pregare in tal senso, stabilendo in un punto del Regolamento particolari preghiere e mortificazioni nella Regola della Unione e le norme per la conservazione della virtù della castità sono particolarmente estese » ( Summ., p. 140, § 428 ).
Il Signor Stefano Massaia, teste 14°, afferma: « Il contegno esteriore del Servo di Dio, sempre raccolto, modesto, riservato, rivelava la sua cura nell'evitare e fuggire tutto ciò che potesse mettere in pericolo la virtù della castità.
Il suo linguaggio era sempre misurato e contenuto, il suo sguardo tranquillo e sereno.
Nelle sue esortazioni trattava di questo argomento con delicatezza e con forza che dimostravano il suo grande amore per questa virtù.
Nessuno in sua presenza avrebbe osato tenere un linguaggio men che corretto o fare allusioni indiscrete » ( Summ., p. 179, § 526 ).
Salvaguardia della purezza era la preghiera assidua e devota, la sua profonda vita eucaristica, la devozione filiale alla Vergine Immacolata, alla quale ha voluto dedicare il suo Istituto.
Umiltà. - Questa virtù fu uno dei fondamenti della sua santità.
Dice la teste 2°, Suor Maria Celeste Sommariva: « Era umilissimo: la sua umiltà era sconcertante, tanto che si stentava ad ammettere che poteva così ignorare se stesso.
Era tale la convinzione e la sincerità dei suoi sentimenti di umiltà che non si aveva il coraggio di contraddirglieli.
E non si poteva che invidiarglieli e tacere » ( Summ., p. 12, § 40 ).
Ci dice il Dott. Carlo Tessitore, teste 5°: « Ritengo che l'umiltà fosse una delle virtù caratteristiche del Servo di Dio.
Egli infatti non parlava mai di se e delle sue cose; non reagiva alle offese, come ho già detto.
Nell'esercizio di queste virtù egli progredì continuamente; più avanzava nei giorni e più aumentava la sua serenità e il suo abbandono.
Mi è ancora presente un fatto che mi impressionò: una volta io dovetti esprimere un giudizio che dovette sembrare al Servo di Dio contrario all'umiltà.
Egli mi rispose immediatamente in modo energico che mi sorprese.
Il Servo di Dio aveva un contegno affabile e delicato.
Nella sua umiltà egli sapeva mantenere quel decoro, quella dignità che convenivano al suo stato e quando era necessario si dimostrava coraggioso.
L'umiltà del Servo di Dio era congiunta con un profondo spirito di fede per cui era sempre disposto a fare la volontà di Dio.
Non solo è convinzione mia, ma di tutti, che il Servo di Dio nell'esercizio delle virtù e in modo particolare dell'umiltà abbia raggiunto un grado eroico » ( Summ., pp. 52-53, §§ 176-177 ).
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