Relatio et vota |
4. - Il Servo di Dio Fratel Teodoreto, al secolo Giovanni Garberoglio, nacque a Vinchio d'Asti il 9 febbraio 1871 da Bartolomeo ed Eleorora Giolito, proprietari benestanti ( cfr. Summ., p. 294, Doc. I ) che in precedenza avevano avuto altri cinque figli ( cfr. Novissima Expositio, p. 2 ); e cristiani osservanti, come tali stimati ed amati nell'ambiente in cui vivevano ( cfr. Summ., p. 117, § 368 ).
Infatti, ben consapevoli della loro religiosa responsabilità e, come era caratteristica delle sane famiglie cristiane di una volta, fecero battezzare il neonato il giorno seguente, il 10 febbraio 1871 nella chiesa parrocchiale di S. Marco, dandogli i nomi di Giovanni e di Andrea ( cfr. Summ., p. 295, Doc. 2 ).
Le notizie che abbiamo sull'infanzia del Servo di Dio, ma anche sul periodo dell'adolescenza sono piuttosto scarse, per una serie di motivazioni riportate nella Novissima Expositio, quali la penuria di testi dell'infanzia, peraltro con pochi ricordi diretti, il fatto che i testi convocati hanno conosciuto il Servo di Dio quando questi era già in piena attività, i familiari che avrebbero potuto riferire ricordi di famiglia risalgono alla terza generazione ed infine:
« Il Servo di Dio non parlò mai di sé, della sua fanciullezza, della sua famiglia, obbedendo al punto di Regola della sua Congregazione che suona ' Non parleranno di se medesimi, né dei loro parenti, né del loro paese, né di ciò che avranno fatto, né di ciò che avranno veduto o udito ' ( Regole e Costituzioni, Fratelli delle Scuole Cristiane, cap. VI, art. 7 ) » ( Novissima Expositio, p. 5 ).
Ad ogni modo le notizie riguardanti quell'epoca parlano di una condotta caratterizzata da un serio impegno sia in casa che nella preparazione scolastica, sia anche nell'esercizio di quelle pratiche di pietà, tipiche della fanciullezza e nelle quali il Servo di Dio si distingueva, soprattutto con la frequenza alla S. Messa.
Manca l'attestato della sua Prima Comunione, mentre é stalo trovato l'elenco dei cresimati dal Vescovo Mons. Rocco, in occasione della visita pastorale che questi fece a Vinchio il 24 ottobre 1883, elenco nel quale, compare il nome di Giovanni Garberoglio ( Doc. I, p. 12 ).
Si può dire, quindi, senza dubbio, che il Servo di Dio ebbe una prima giovinezza serena e tranquilla, compiendo pii studi elementari con molto impegno e profitto, segnalandosi come alunno particolarmente meritevole.
In merito riferisce il Dott. Carlo Tessitore, teste 5°: « So che ricevette la prima educazione in famiglia e per quanto fosse giovanotto i suoi pareri erano molto apprezzati dai suoi famigliari.
A Vinchio seppi che egli, ragazzo, si iscrisse a due confraternite esistenti in paese.
Frequentò le scuole elementari del paese, dimostrando una indole seria e lieta nello stesso tempo » ( Summ., p. 39 ad 6 ).
Ed il Dott. Domenico Conti, teste 19°, fondamentale per il processo in esame afferma: « Circa la fanciullezza ho saputo dai suoi compaesani che sempre si distinse per l'assiduità alle funzioni liturgiche e per una notevole assennatezza e vivo senso di responsabilità.
Per quanto ricordo: amava molto istruirsi e dopo aver frequentato la terza elementare completò i suoi studi elementari come allievo volontario » ( Summ., pp. 199-200, ad 6-7 ).
Sedicenne, avendo conosciuto la Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, in un incontro provvidenziale con Fratel Candido Chiorra, nativo di Vinchio e conoscente dei Garberoglio, decise di farne parte ( cfr. Summ., p. 145 ad 8 ), presagendo che in essa avrebbe potuto lavorare molto per la santificazione della gioventù, come ricorda ancora il Dott. Domenico Conti, teste 19°: « Egli desiderò essere Fratello delle Scuole Cristiane perché amava la scuola cristiana come mezzo per educare integralmente sia sul piano naturale che soprannaturale i figli del popolo » ( Summ., p. 200 ad 8 ).
Tale vivo desiderio, tuttavia, aveva trovato opposizione nel padre, il quale lo voleva sacerdote.
Rimasto, però, orfano dello stesso e, superata la resistenza della madre, il 12 ottobre 1887 entrava nel Noviziato dei Fratelli Cristiani a La Villette, in Savoia, ed il 1° novembre successivo vestiva l'abito religioso con il nome di Fratel Teodoreto ( cfr. Summ., pp. 77-78; p. 296, con i Docc. 3 e 9 ).
Maturato il tempo stabilito dalle norme canoniche, il Servo di Dio emetteva i voti annuali il 1° novembre 1889 ( cfr. Inform., p. 11 ), cui fecero seguito i voti triennali il 20 settembre 1894 ( Ibidem ) ed i voti perpetui il 12 settembre 1899 ( Ibidem ).
Terminato lo studentato trascorrerà tutta la sua vita a Torino nelle case dei Fratelli, ricoprendo vari incarichi.
Dal 1889 al 1897 esercita il suo magistero tra i piccoli, nella comunità di S. Pelagia ( cfr. Inform., p. 12 ).
Dal 1910 al 1937 fu alternativamente Direttore e Vice Direttore nella stessa Comunità ( cfr. Summ., p. 235 ad 13 ).
Dal 1938 al 1940 é aiutante nelle classi del Collegio S. Giuseppe e incaricato dell'Unione del SS. Crocifisso da lui fondata ( cfr. Inform., p. 13 ).
Dal 1940 al 1943 è Direttore della ricostituita Comunità di S. Pelagia e dal 1943 al 1946 è semplice Fratello nella stessa casa ( Ibidem ).
Dal 1946 al 1954, anno della sua morte, è al Collegio S. Giuseppe, come aiutante nelle classi e incaricato della Unione.
Racconta il Sig. Giovanni Cesone, teste 4°: « Il Servo di Dio morì il 13 maggio 1954.
Egli però soffriva da lunghi anni di nefrite, che lo costringeva ad un regime di vita austero.
Di tanto in tanto era sorpreso da forti febbri che lo costringevano a rimanere a letto...
Il Servo di Dio era preparato a questo grande ed importante passo: egli sovente diceva che la sua scomparsa era vicina.
Egli soleva pure denominare questi ripetuti attacchi: ' chiamate del Signore' perché si verificasse in lui il distacco dalla terra e soprattutto dall'opera da lui fondata perché, come egli affermava: ' L'opera è di Dio e non dell'uomo ' » ( Summ., pp. 36-37 ad 49 ).
Composto, sereno ed edificante, agonizzò per circa cinque giorni consecutivi « senza poter ricevere il benché minimo conforto, neppure una goccia di acqua e senza poter comunicare con gli altri » ( Summ., p. 230, ad 49 ).
Poi una emorragia cerebrale poneva fine ai suoi giorni alle 3 del mattino del 13 maggio 1954, dopo aver ricevuto l'Estrema Unzione, ma non il Viatico, per la impossibilità di deglutire ( cfr. Summ., p. 294, Doc. 1 ).
Una vera e propria moltitudine di persone accorse in quello stesso giorno nel parlatorio del Collegio, per rendere omaggio alla salma, continuando per ben due giorni fino alla mattina del 15 maggio, al momento dei funerali ( cfr. Summ., p. 161 ad 50 ).
Non solo rimpianto ed ammirazione manifestava la folla, ma anche tutti quei gesti e devozioni proprie di una convinta fama di santità, come dimostra Fratel Gioacchino Gallo, teste 13°: « Ho visto la salma esposta nella casa di S. Giuseppe in parlatorio.
Io venni appositamente da Roma per i funerali.
Mi colpì in modo particolare l'atteggiamento dei presenti che toccavano la salma e si facevano il segno della Croce: tra questi anche i sacerdoti.
I funerali a cui partecipavano autorità ecclesiastiche e civili e grande folla furono fatti a spese del Comune: era un giorno piovoso ma la folla fu immensa » ( Summ., p. 121, ad 49-50 ).
A distanza di cinque anni dalla morte, in data 27 febbraio 1859, la salma del Servo di Dio veniva traslata dal cimitero comunale nella Casa di Carità Arti e Mestieri, nuova opera gratuita fondata dallo stesso Servo di Dio e che rappresentava "una proposta tipicamente lasalliana, tutta intesa a promuovere umanità, a valorizzare talenti, preparando giovani e lavoratori per un valido inserimento e una efficace presenza di animazione cristiana nel mondo delle attività produttive di beni e di servizi » ( Summ. Doc., p. 78 ).
All'evento della traslazione era presente, tra gli altri, il Sig. Giovanni Cesone, teste 4°: « Il 27 febbraio 1959 fu traslata dal Cimitero Generale alla Casa di Carità di Corso Benedetto Brin n. 26 nel corridoio superiore.
Si rinnovò con maggiore affluenza la partecipazione popolare che fu spontanea.
Diede l'assoluzione alla salma il Cardinale Arcivescovo presente il Sindaco, rappresentante del Prefetto e della Provincia » ( Summ., p. 37, ad 50 ).
Anche il Sig. Stefano Massaia, teste 16°, ricorda molto bene gli eventi relativi alla traslazione per avervi presenziato, e sottolinea anche il rinnovarsi di quelle caratteristiche manifestazioni della fama di santità: « Ero presente ed in questa occasione si rinnovò il tributo di ammirazione verso le sue virtù da parte delle autorità e della popolazione » ( Summ., p. 181 ad 50 ).
Tale fama di santità si è estesa anche in luoghi lontani da Torino.
Molti poi sono quelli che visitano il suo sepolcro e pregano sulla sua tomba ( cfr. Summ.. p. 37, ad 50, 53 ), ricorrendo alla sua intercessione ( cfr. Summ., p. 242, ad 50 ).
E non pochi, infine, si dichiarano convinti della sua efficacia, sicché alla fama di santità si aggiunge anche la fama signorum ( cfr. Summ., pp. 265-266, ad 49; p. 283, ad 55; p. 67, ad 55, etc. ).
Oltre che guarigioni straordinarie, gli si attribuiscono anche molti lavori di ordine puramente spirituale ( cfr. Summ., p. 100, ad 55; p. 142, ad 55 ).
5.- Zelante ed esperto insegnante.
Direttore prudente, il Servo di Dio ha dato origine ad una fondazione, rivelatasi provvidenziale per i secolari.
Nel 1906, durante il suo Secondo noviziato a Lembecq-lez-Hall ( Belgio ), concepì il proposito di attendere ad un'opera che gli permettesse di guidare i migliori alunni fino alla pienezza della vita cristiana.
Sollecitato da uno dei nostri annotamenta ( cfr. Votum Prom. Fidei, p. 23, n. 22 ad 4 ), il Dott. Domenico Conti, teste 19°, attuale Presidente Generale dell'Unione Catechisti del S. Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata, ha ricostruito i preparativi che condussero alla nuova fondazione, fornendone una testimonianza di cui ci sembra utile proporne i passi più salienti, in quanto chiaramente indicatori delle circostanze peculiari nelle quali fu ideata e voluta la nuova fondazione: « Nel 1906 il Fratello Teodoreto venne inviato presso la nuova casa generalizia, a Lembecq-lez-Halles nel Belgio, per frequentare il secondo noviziato.
I Superiori dell'Istituto si fanno pressanti nel raccomandare ai secondi novizi di assumersi l'impegno di lavorare per opere di perseveranza presso ogni casa dell'Istituto, affinché alunni ed ex alunni siano aiutati a vivere da cristiani adulti e militanti nella Chiesa e nella società.
Si tratta di concorrere a formare un laicato nuovo e a favorire le vocazioni sacerdotali e religiose.
Si tratta cioè di concorrere, mediante la scuola cattolica, arricchita di opere di perseveranza a preparare nuove generazioni per il bene della Chiesa e della società.
È da rilevare, che proprio dalla Unione Catechisti, ancora vivente il Fratel Teodoreto, sono sorte numerose vocazioni, religiose e di vita consacrata...
Fu cosi che il Fratello Teodoreto docile alle esortazioni dei Superiori, consapevole delle sue responsabilità di religioso educatore, infervorato da una preghiera particolarmente intensa e fiduciosa, concepì l'idea di fondare l'Unione, idea semplicissima quella di ' formare un'associazione di giovani già buoni per aiutarli a vivere nel mondo una vita intensamente cristiana e per animarli all'apostolato catechistico ' ( Summ. Docc., p. 48 ).
L'idea non fu subito tradotta in pratica e cominciò a concretizzarsi solo nel 1912, quando il Servo di Dio chiese consiglio al francescano Fratel Leopoldo Maria Musso, in fama di santità.
È lo stesso Fratel Teodoreto, autore della biografia che egli stesso scrisse sul frate francescano ( Il Segretario del Crocifisso, ed. LDC, Torino 1958 ), a darcene una idea precisa: « I caratteri di onestà del Servo di Dio e un insieme di circostanze provvidenziali mi fecero ritenere essere volontà di Dio che dovessi tener conto di quanto mi sarebbe notificato da Fra Leopoldo.
Nella primavera del 1913 pensai di approfittare dell'intimità che avevo con Fra Leopoldo per esporgli l'idea che ebbi fin dal 1906 al secondo noviziato, quella cioè di formare un'associazione di giovani veramente buoni e 'zelanti nell'apostolato catechistico, come quelle istituite dai miei Confratelli a Parigi, a Madrid, a Lione.
Il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17, gli esposi l'idea sopra accennata e aggiunsi: ' Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, che mi spiacerebbe iniziarla e poi, dopo breve tempo, doverla sciogliere '.
Fra Leopoldo prego con molto fervore e la sera stessa alle ore 21, mentre pregava Gesù Sacramentato, udì queste parole: ' Dirai a Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente ' » ( SUmm. Docc., pp. 58-59 ).
Un gruppo di giovani rispose allo zelo del Servo di Dio: riunioni di preghiere, giornate di ritiro crearono pian piano uno spirito ed un volto proprio così che l'Associazione si sviluppò e si aprì a tutte le forme di apostolato.
Il 26 maggio 1914, con decreto del Cardinale Agostino Richelmi, Arcivescovo di Torino, fu concesso all'Unione il primo riconoscimento canonico, cui seguì il 24 luglio 1933 quello più ampio e specifico emanato dai Cardinale Maurilio Fossati, Regole e Costituzioni che il Servo di Dio aveva redatto acquistarono maggiore forza e stabilità.
Il 2 febbraio 1947 Pio XII emanava la Costituzione « Provida Mater Ecclesia » con la quale si fondavano gli Istituti Secolari ed allora i Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata, ritenendo che la loro Unione rientrava perfettamente nel settore disciplinato dalla detta Costituzione, domandarono al Cardinale Fossati che i loro Statuti e Regolamenti fossero approvali in conformità della medesima.
Lo stesso Cardinale in data 24 giugno 1948 concedeva il decreto diocesano di erezione dell'Istituto ed il 22 febbraio 1949 ne approvava le Regole e le Costituzioni.
Il Servo di Dio provvide fin dagli inizi che i Soci dell'Unione diventassero catechisti diplomati dell'Ufficio Catechistico Diocesano e si mettessero a disposizione dei parroci per i catechismi domenicali e quaresimali e soprattutto facessero con amore e competenza il catechismo nelle scuole operaie serali, festive e diurne.
Le opere di zelo, intraprese da Fratel Teodoreto, culminarono nella Casa di Carità Arti e Mestieri, in corso Benedetto Brin a Torino, alla quale i Catechisti si dedicano con spirito eminentemente lasalliano e che è tuttora in pieno fervore ed attività ( cfr. Summ. Docc., II, pp. 69 - 84: costituisce la nota del Dott. Domenico Conti, teste 19°, in risposta agli ultimi dubbi avanzati dal Rev.mo Relatore, P. Ambrogio Eszer ).
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