L'ideale cristiano e religioso |
1 - Il Dottore della ascetica e mistica, San Giovanni della Croce, nella spiegazione della strofa XXXIX, che comincia:
" L'aura che spira a noi " del suo Cantico Spirituale, scrive:
" In questa strofa, l'anima dichiara con cinque espressioni quello che lo Sposo le darà nella beatifica trasformazione ".
" La prima è la spirazione dello Spirito Santo da Dio a lei, e da lei a Dio ".
" La seconda è il giubilo verso Dio nella divina fruizione ".
" La terza è la cognizione delle creature e del loro ordine mirabile ".
" La quarta è la pura e chiara contemplazione dell'essenza divina ".
" La quinta è la trasformazione totale nell'immenso amor di Dio ".
" L'aura che spira a noi ".
Questo spirare dell'aura è un'abilità che l'anima riceverà da Dio nella comunicazione dello Spirito Santo, il quale con la sua spirazione divina innalza l'anima in maniera molto sublime, e la informa e abilita perché ella spiri in Dio la medesima spirazione d'amore che il Padre spira nel Figlio, e il Figlio nel Padre; la quale spirazione è lo stesso Spirito Santo, che spira all'anima nel Padre e nel Figliuolo con la detta trasformazione, a fine di unirla a sé.
" Poiché non sarebbe una vera e totale trasformazione, se l'anima non si trasformasse nelle tre Persone della Santissima Trinità in un grado rivelato e manifesto ".
" Ora questa spirazione dello Spirito Santo, con la quale Iddio trasforma in sé l'anima, apporta a questa un sì sublime, delicato e profondo diletto, che non v'è lingua mortale che valga ad esprimerlo, né l'intelletto umano, in quanto tale, può esprimere qualche cosa ".
Che anzi neppure si può ridire quello che nella trasformazione temporale avviene circa una tale comunicazione nell'anima; perché questa, unita e trasformata in Dio, spira in Dio, a Dio, la medesima spirazione divina, che Dio spira in se stesso a lei divinamente trasformata.
" Nella trasformazione che si può conseguire in questa vita, assai di frequente la detta spirazione passa da Dio all'anima e da questa a Dio, con altissimo diletto di amore nella medesima, quantunque non in grado rivelato e manifesto come nell'altra vita ".
" E questo è, a mio avviso, ciò che S. Paolo volle intendere quando disse: " Poiché siete figli, Dio inviò nei vostri cuori lo Spirito del Figlio suo, il quale grida: Abbà Padre " ( Gal 4,6 ).
" La quale cosa accade nei beati in Cielo e nei perfetti in terra nel modo anzidetto ".
" Né v'è ragione di ritenere per incredibile che l'anima possa una cosa tanto sublime, che cioè per via di partecipazione spiri in Dio come Dio spira in lei.
Ed in vero, posto che Dio le faccia la grazia di unirla nella Santissima Trinità rendendola deiforme e in certo modo Dio per partecipazione, che incredibile cosa è che ella anche operi il suo atto d'intelletto, di notizia e di amore o, per meglio dire, l'abbia operato nella Trinità, unitamente con Essa e come la Trinità stessa?
" Ma s'intende, sempre in modo comunicato e partecipato da Dio che opera ciò nell'anima ".
" In questo consiste essere trasformati nelle tre Persone in potenza, sapienza e amore; in questo l'anima è simile a Dio, il quale appunto la creò a sua immagine e somiglianza, perché potesse giungere a sì sublime stato ".
" Come poi ciò avvenga, non si può comprendere né esprimere.
Soltanto ci basti sapere che il Figlio di Dio ci ottenne un posto così elevato e ci meritò l'altissimo grado di poter essere figli di Dio, e perciò Egli stesso lo domandò al Padre, secondo che leggiamo in S. Giovanni dicendo: " Padre, io voglio che quelli, che desti a me, siano anch'essi con me, dove sono io, perché vedano la gloria che mi desti " ( Gv 17,24 ).
" Vale a dire che facciamo in noi, per partecipazione, la stessa opera che io faccio per natura, cioè spirare lo Spirito Santo ".
Dice inoltre: " Ma non prego, o Padre, solamente per i qui presenti, ma anche per quelli che, per la loro parola, crederanno in me: che essi tutti siano una sola cosa, come tu, o Padre, sei in me e io in te, affinché siano in noi una stessa cosa.
E la gloria che tu mi desti, l'ho data a loro; perché siano una sola cosa, come noi lo siamo.
Io in essi e tu in me, perché siano perfetti nell'unità; affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li amasti come hai amato me " ( Gv 17,20-23 ) cioè comunicando loro il medesimo amore che al Divin Figlio, sebbene non naturalmente come a Lui, ma per unione e trasformazione di amore ".
" Nemmeno poi qui s'intende che il Figlio voglia dire al Padre che i Santi siano una cosa sola essenzialmente e naturalmente come lo sono il Padre e il Figlio, ma che lo siano per unione di amore, come il Padre e il Figlio vivono in unità di amore ".
" Le anime, quindi, posseggono per partecipazione gli stessi beni che Iddio possiede per natura, per il che sono veramente dèi, cioè deificate per partecipazione, ossia simili a Dio e suoi compagni.
A questo proposito S. Pietro disse: " Sia completa e perfetta in voi la grazia e la pace della cognizione di Dio e di Gesù Cristo nostro Signore, in quella guisa che dalla sua divina virtù e alla pietà, mediante il conoscimento di Colui che ci chiamò con la propria virtù; per mezzo del quale il Padre ci ha fatto grandissime e preziose promesse, affinché per queste diventaste partecipi della divina natura " ( 1 Pt 1,2-4 ).
" Con queste parole S. Pietro ci fa chiaramente intendere che l'anima parteciperà di Dio stesso, il che sarà operando in Lui e, insieme con Lui l'opera della SS. Trinità, nel modo sopra descritto, a causa dell'unione sostanziale tra l'anima e Dio ".
" Ma benché ciò si compia perfettamente nell'altra vita, tuttavia, allorché in questa si giunge allo stato perfetto di cui parliamo, se ne consegue un vestigio e un sapore grande nella maniera che stiamo descrivendo quantunque, ripeto, non si possa esprimere ".
" O anime, create per queste grandezze e ad esse chiamate, che fate? in che v'intrattenete?
Le vostre pretensioni sono bassezze e le vostre possessioni miserie.
Oh lacrimevole cecità della vostra mente!
Poiché siete ciechi a tanta luce e sordi a sì grandi voci, non accorgendovi che, mentre cercate grandezze e gloria, ve ne rimanete miseri e vili, ignari e indegni di tanti beni "!
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