L'ideale cristiano e religioso |
5 - La passione e la morte del nostro divino Salvatore rivelano la loro efficacia soprattutto nei loro frutti.
Quando il grande S. Paolo enumera i beni che ci ottengono i meriti infiniti acquistati dall'Uomo-Dio nella sua vita e nelle sue sofferenze, esulta, e per esprimere il suo pensiero non trova altre parole che quelle di abbondanza, di sovrabbondanza, di ricchezze inscrutabili.
Ora, se Gesù ha dato se stesso per riscattarci da ogni iniquità e " acquistare, purificandoci, un popolo che gli appartenga ", perché esitare ancora nella nostra fede e nella nostra confidenza in Lui?
Egli ha espiato tutto, saldato tutto, meritato tutto; e i suoi meriti sono nostri.
Eccoci " divenuti ricchi di ogni bene ", in modo che, se vogliamo " niente ci manca più per la nostra santità ".
Perché ci sono ancora delle anime pusillanimi, che dicono a se stesse che la santità non è per esse, che la perfezione non è alla loro portata?
Parlano e pensano così perché mancano di fede nell'efficacia dei meriti di Gesù Cristo.
Poiché Dio vuole che tutti si santifichino: Haec est voluntas Dei, sanctificatio vestra ( 1 Ts 4,3 ).
Ma noi dimentichiamo troppo spesso il disegno di Dio.
Dimentichiamo che la nostra santità è soprannaturale, la cui sorgente è soltanto in Gesù Cristo, nostro Capo.
E così facciamo ingiuria ai meriti infiniti e alle soddisfazioni inesauribili di Gesù Cristo.
È vero, come ce lo dice formalmente Gesù, che " senza di Lui non possiamo far nulla nella via della grazia e della perfezione; ma dobbiamo ricordare che, morendo per noi, Gesù Cristo ci ha reso libero l'accesso verso il Padre ( Ef 2,18; Ef 3,12 ) e, per suo mezzo non c'è grazia che non possiamo sperare.
Anime di poca fede perché dubitiamo del nostro Dio?
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