L'ideale cristiano e religioso |
1 - La contemplazione di nostro Signore non è soltanto santa, ma è santificante; il solo pensare a Lui, il guardarlo con fede e amore ci santifica.
Per certe anime, la vita di Gesù Cristo è un soggetto di meditazione fra molti altri; ma ciò non basta.
Gesù Cristo non è uno dei mezzi della vita spirituale; Egli è tutta la nostra vita spirituale.
Il Padre vede tutto nel suo Verbo; Egli trova tutto in lui.
Benché la giustizia di Dio abbia delle esigenze infinite di gloria e di lode, egli le trova nel Figlio suo, nelle minime azioni di suo Figlio.
Gesù Cristo è il suo Figliuolo diletto nel quale mette tutte le sue compiacenze.
Perché Gesù Cristo non sarebbe anche per noi il nostro tutto?
Il nostro modello, la nostra soddisfazione, la nostra speranza, colui che ci supplisce?
La nostra luce, la nostra forza, la nostra gioia?
La vita spirituale consiste soprattutto nel contemplare Gesù Cristo per riprodurre in noi il suo stato di Figlio di Dio e le sue virtù.
Le anime che hanno sempre gli occhi fissi su Gesù Cristo vedono, nella sua luce, ciò che in esse si oppone all'espandersi della vita divina.
Esse cercano allora in Gesù la forza per togliere gli ostacoli, per piacergli; gli domandano di essere l'appoggio della loro debolezza, di mettere e di aumentare in esse continuamente questa disposizione fondamentale - alla quale tutta la santità si riferisce - di ricercare sempre ciò che piace a suo Padre.
Queste anime entrano pienamente nell'idea divina; avanzano rapidamente e sicuramente nella via della perfezione e della santità.
Non hanno né la tentazione di scoraggiarsi, quando cadono per debolezza - esse sanno troppo bene che, per se stesse, non possono niente - né la tentazione di trarre la minima vanità dal proprio avanzare, perché sono convinte che i loro sforzi personali sono necessari per corrispondere alla grazia, ma che non possono farli né hanno valore senza la grazia di Dio.
Devono pertanto la loro perfezione a Gesù Cristo che abita, vive e opera in esse.
Se portano molti frutti è non solo perché esse sono in Gesù Cristo per mezzo della grazia e della fedeltà del loro amore, ma anche perché Gesù Cristo è in esse: " Io sono la vite, voi i tralci: chi si tiene in me, e in chi io mi tengo, questi porta gran frutto; perché senza di me non potete far nulla " ( Gv 15, 5 ).
Gesù Cristo, infatti, non è soltanto un modello come quello che contempla il pittore quando fa un ritratto.
Non si può paragonare l'imitazione di Gesù a quella che realizzano certi spiriti mediocri, quando imitano i fatti e le gesta di un grand'uomo che ammirano.
Tale imitazione è tutta di posa, superficiale, e non penetra nell'intimo dell'anima.
La nostra imitazione di Gesù è tutta diversa.
Gesù Cristo è più che un modello, più che un pontefice che ci ha ottenuto la grazia d'imitarlo; Egli stesso è colui che, per mezzo del suo Spirito, agisce nell'intimo dell'anima nostra per aiutarci ad imitarlo.
E ciò perché la nostra santità è di ordine essenzialmente soprannaturale.
Dio non si accontenta e non si accontenterà mai di una moralità o di una religione naturale, poiché ha risoluto di farci suoi figli; egli vuole che noi operiamo da figliuoli di discendenza divina, ma ci concede di realizzare questa santità per mezzo di suo Figlio, nel suo Figlio Gesù Cristo.
Dio ha deposto in Gesù tutta la santità che destina a tutte le anime e dalla sua pienezza noi tutti dobbiamo ricevere le grazie che ci rendono santi ( 1 Cor. 1, 30 ).
Se Gesù Cristo possiede " tutti i tesori di scienza, di saggezza " e di santità è per farci partecipare ad essi.
Egli è venuto perché avessimo in noi la vita divina e l'avessimo in abbondanza.
Egli ne ha aperto a tutti la sorgente per mezzo della sua passione e della sua morte; ma non dimentichiamo mai che questa sorgente è in Lui e non all'infuori di Lui. Egli stesso la sparge in noi.
La grazia, principio di vita soprannaturale, viene da Lui.
Perciò lo Spirito Santo fece scrivere a San Giovanni ( 1 Gv 5, 12 ): " Colui che è unito al Figlio possiede la vita, colui che non è unito al Figlio non ha la vita ".
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