L'ideale cristiano e religioso |
2 - Qualunque sia il principio motore che dirige la volontà, sia la ragione o l'ispirazione divina, la prima nostra cura deve consistere nell'ubbidire a tale impulso.
Questa intera ubbidienza, questa docilità totale alla voce della ragione illuminata dalla luce della fede oppure alla voce di Dio, non è sempre facile.
La nostra volontà è infatti portata fortemente in basso dalle attrattive delle creature.
Così per non lasciare la sua opera manchevole, Dio ha dovuto infondere alle facoltà dell'anima certe abitudini: disposizioni permanenti a ubbidire prontamente alla ragione o all'appello divino.
Grazie a queste soprannaturali attitudini, la volontà facilmente ubbidisce alla direzione che le vuole imprimere sia la ragione, sia Dio stesso.
Tali abitudini non hanno tutte la stessa natura.
La volontà disposta a ubbidire quando la ragione l'invita, non lo è necessariamente quando Dio parla.
L'intervento diretto di Dio presso la volontà si fa in tutt'altra maniera: esso è forte, subitaneo, imperioso.
L'invito della ragione è discreto, consente che lo si discuta, non si impone.
La volontà ha quindi bisogno di due sorta di abitudini virtuose; la prima dispone a ubbidire alla voce della ragione e la seconda aiuterà la volontà a seguire l'invito di Dio.
Le prime si chiamano virtù, le altre doni dello Spirito Santo.
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