L'ideale cristiano e religioso

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La carità e la fede

2 - È un fatto incontestabile che molti cristiani vivono come se non avessero la fede.

E un altro fatto non meno certo e non meno strano è che le anime le quali pretendono aspirare alla perfezione si lasciano guidare, nelle loro comuni azioni, sia dalla luce dei loro sensi sia dalla pura ragione, anziché dalla luce della fede.

Parecchi non comprendono neppure come sia possibile animare una vita intera con la fede.

Il motivo è sempre lo stesso; la fede è una virtù che segue le regole dell'attività umana che si adatta, nel suo modo di agire, alla nostra maniera di conoscere.

Che cosa ci dà la fede?

Essa non ci procura che un puro assenso alle verità rivelate ma non ce ne procura l'intelligenza.

Se vogliamo avere una certa conoscenza delle verità rivelate dobbiamo loro applicare il nostro modo di conoscere le cose immateriali.

Questo modo consiste nell'innalzarsi da questo mondo visibile alla conoscenza del mondo invisibile, nell'estendere agli oggetti spirituali i concetti che ci formiamo delle cose materiali.

Le nozioni così elaborate ci forniscono solo una conoscenza impropria, inadeguata delle cose immateriali, ma la nostra fede non ha altri mezzi per gettare un po' di luce sulle verità sovrannaturali.

Ne deriva che la fede è sterile nella maggior parte delle anime perché rimane isolata dalle idee e dalle emozioni.

La Chiesa che conosce le necessità dei suoi figli, agisce in altro modo.

Perché non imitiamo la Chiesa che è nostra madre e che ha un'esperienza secolare, ed ha generato alla fede i popoli più barbari e più ribelli?

In essa i dogmi sono viventi, la verità rivelata è visibile, tangibile.

Essa traduce la fede nei suoi sacramenti, nelle sue cerimonie, nelle sue benedizioni, nelle sue preghiere liturgiche, nei suoi canti, nei suoi templi.

Accompagna l'uomo attraverso tutta la vita, si unisce alle sue gioie e condivide le sue pene, benedice la culla e la tomba.

La Chiesa stabilisce il fedele vicino a una chiesa che diventa per lui la casa del suo Dio, l'attira con le sue pompe volta a volta gravi, tristi, solenni o piene di una santa allegrezza; lo istruisce con le sue statue, con le sue pitture, con le sue immagini, con i suoi paramenti e anche con le forme architettoniche delle sue chiese.

Ecco la divina industria della Chiesa nostra madre per farci vivere la vita della fede, per infonderci i misteri della nostra santa religione!

Essa fa vedere, fa toccare, commuove, eccita, attira l'attenzione, fa riflettere.

Nessuno sfugge completamente alla sua azione.

Quale incredulo, visitando Roma e i suoi sacri monumenti o assistendo alle imponenti manifestazioni religiose nella Basilica di S. Pietro, non si è sentito dominato da sentimenti religiosi?

Chi non ha inteso o letto a tale riguardo le dichiarazioni di uomini sinceri che prima erano vittime dell'ignoranza o della passione?

La fede sonnecchiava al fondo del loro cuore; rivestita del suo splendore esterno, è diventata viva.

La fede incarnata nei sentimenti, nelle passioni, in tutta la vita diventa una potenza formidabile.

Le più sanguinose rivoluzioni si fecero per motivo della fede; le guerre più terribili che la storia ricordi, sono quelle di religione.

Non si riuscirà mai a strappare al contadino irlandese, bretone, fiammingo la fede dei suoi padri senza togliergli la stessa vita.

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