L'ideale cristiano e religioso |
Nulla di ciò che è terreno ed umano si può paragonare all'intimità di questa unione.
Perché la santa Umanità agisce direttamente sull'anima mia.
Gli angeli stessi, benché abbiano ricevuto una meravigliosa potenza capace di reggere dei mondi, non possono agire immediatamente sulla mia intelligenza e farla muovere spontaneamente a pensare e a credere, come non possono agire nell'interno della mia volontà per decidermi a volere.
È proprio di Dio il prendere un'anima nel più profondo delle sue energie per governarle.
Ma la santa Umanità ricevette comunicazione di questa potenza divina; per modo che ella, non solamente lascia estendersi sulla mia miseria la protezione della sua preghiera e l'irradiamento della sua tenerezza infinita, ma ancora esercita l'efficacia penetrante della potenza divina, introducendosi fino nel fondo più recondito della mia mente e della mia volontà.
L'unione dell'anima col corpo non è tanto intima quanto l'unione dell'anima mia con la santa Umanità.
Perché la grazia ch'ella mi comunica, frutto del suo sacrificio, penetra la stessa essenza dell'anima mia.
Come il raggio invade il cristallo, per dargli la sua purezza e il suo splendore; come il fuoco penetra il ferro, lo scalda, lo illumina, lo trasforma e lo fa diventar fuoco:
così la grazia che mi viene dall'Eucaristia, scorrendo nell'anima mia, se ne impadronisce, per reggerla e, secondo l'espressione di S. Tommaso, per trasformarla in Dio e inebriarla di Dio.
Questa grazia è veramente la mia vita, la mia vera vita, molto più di quello che lo è la vita del mio corpo, o anche la vita naturale del mio spirito.
Ella è l'anima della mia anima.
Di modo che, nel suo intimo più risposto, la mia vita è la grazia che mi viene ad ogni istante dall'Ostia.
« Il mio vivere è Gesù Cristo » ( Fil 1,21 ), esclamava S. Paolo.
Con la medesima verità e con la medesima allegrezza interna io posso dire:
La vita per me è l'Eucaristia.
E non faccio altro che ripetere ciò che disse lo stesso divin Maestro:
« Chi mangerà me, vivrà anch'egli per me » ( Gv 6,58 ).
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