L'ideale cristiano e religioso |
L'ideale proposto al comunicante è dunque di vivere incessantemente con Dio, in Dio.
Per raggiungerlo, è prima di tutto necessario praticare il raccoglimento.
L'anima si raccoglie quando, concentrando tutte le sue potenze, rientra in se stessa per trovarvi Iddio.
Evitare le conversazioni inutili, fuggire i divertimenti mondani, riservarsi alcune ore di silenzio, ecco ciò che deve fare chi aspira a vivere da vero cristiano.
È illusione pericolosa sperar di condurre nello stesso tempo la vita di pietà e la vita mondana.
Bisogna scegliere: o Dio o il mondo.
Ma il silenzio esterno non basta.
A che giova imporre alla lingua di tacere se le voci interne fan chiasso?
È necessario stabilirsi nel silenzio interiore, cioè bandire i pensieri inutili, i sogni e tutto quel vano lavoro d'immaginazione, che spesso turba più profondamente che lunghe conversazioni.
Dar la libertà alla propria immaginazione, trastullarsi nelle rimembranze del passato, cercar la soddisfazione d'un desiderio naturale, far castelli in aria, abbandonarsi alle preoccupazioni e alle inquietudini per l'avvenire:
tutto questo getta un velo fra Dio e l'anima e frappone ostacolo all'unione perfetta.
Disgraziatamente vi sono anime che, pur compiendo i doveri essenziali della vita cristiana e possedendo ordinariamente lo stato di grazia, conducono una vita mediocre, non traggono che poco frutto dalla loro unione abituale con Dio e finiscono col perdere la loro vocazione alla santità, per difetto di raccoglimento e di silenzio.
Dio è in loro: ma esse non sanno stare con Lui.
Se qualcuno vuol giungere allo stato d'unione, bisogna assolutamente ch'egli si disimpegni a fondo da ogni cosa che non sia secondo Dio, poi si raccolga tutto quanto dentro di sé:
lì non tenga davanti agli occhi della sua mente altro che Gesù coperto di piaghe; e così si applichi con cura e con tutte le sue forze, a penetrare per via di lui, uomo, in lui, Dio; per le piaghe dell'Umanità fino nel santuario intimo della Divinità.
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