Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949 |
I - "Nessun esclusivismo stretto né eclettismo farfallino" ( P. de Guibert, Teol.spir. )
C'è giovamento certo nell'attenersi alla spiritualità propria dell'Istituto pur sapendo prendere dai grandi Istituti ciò che hanno di eccellente per assimilarlo, integrarlo nel quadro dei principi essenziali della pia vita spirituale.
Ad esempio, S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Teresa, S. Francesco di Sales sono suscettibili d'essere utilizzati da per tutto con molto frutto.
Partecipano all'universalità dei classici.
"È necessario avere una formazione spirituale precisa, sicura, ben determinata, per poter usare con profitto di autori diversi senza rischio di confusione, di incertezze, o di deplorevole indebolimento della forza della spiritualità personale" ( P. de Guibert ).
II - Una corrente attuale tende ad eliminare dalla vita spirituale gli esercizi tradizionali di pietà;
meditazione per un dato tempo determinato, esame particolare, recita di certe preghiere di Regola, almeno a toglier loro il carattere obbligatorio, a lasciarle alla discrezione di ciascuno in quanto alla durata, al momento e anche riguardo all'opportunità di compierle, lasciando alle anime religiose specialmente a quelle di vita mista, la libertà di supplirvi penetrando la loro vita d'intenzione soprannaturale che trasformi il lavoro, le conversazioni, le distrazioni in atti di religione per mezzo della volontà di adorare e servire il Signore.
Basterebbe seguire detti inviti intimi man mano che si presentano, senza concentrare la propria attenzione durante un'ora sopra Dio o sopra le cose di Dio, pretendendo di condurre la propria vita di ogni giorno sotto l'azione dello Spirito Santo, non fermandosi all'orazione che quando vi si sentono attratti o se ne trovano il tempo sapendo anche sacrificarne l'attrattiva per un preteso miglior servizio di Dio.
Tutte tendenze basate sopra il timore di un sedicente formalismo o sopra il gusto eccessivo dell'azione.
Bisogna ricordarsi prima di tutto che l'effetto dell'orazione è indispensabile nella vita interiore;
è la condizione essenziale dell'unione a Dio, quindi del progresso spirituale e della perseveranza.
Il grado d'interiorità o di perfezione della vita spirituale si confonde col grado d'interiorità o di perfezione della preghiera, dell'orazione.
Non vi si potrà supplire pretendendo di penetrare tutta la propria vita d'intenzione soprannaturale.
È impossibile che l'anima non si lasci assorbire dal lavoro sia intellettuale, sia manuale, sia anche apostolico.
Se si conduce una vita di studio, è facile lasciarsi assorbire dal suo oggetto e senza la piega impressa nell'anima e la grazia ottenuta nel tempo dell'orazione, sarà ben difficile, praticamente, ritirarsi dal proprio lavoro, di interromperlo ad intervalli per mettersi in ispirito di preghiera dinanzi a Dio.
Il lavoro manuale lascerebbe più libertà allo spirito ma anche all'immaginazione, alle distrazioni confuse, e la via del ritorno a Dio potrebbe essere ugualmente compromessa.
Nelle opere di carità nelle quali certi aspetti sono atti ad elevare l'anima verso Dio, c'è pure da temere l'abitudine che smussa il sentimento, la fatica nella quale si perde il controllo di sé, l'ambiente, ecc.
Anche l'elemento più soprannaturale dell'apostolato, l'insegnamento religioso con le sue diverse forme non potrebbe dispensare dall'orazione.
La richiede più imperiosamente ancora in ragione della sua portata superiore.
D'altra parte, benché per natura questa forma di apostolato porti l'anima verso Dio, c'è però da temere che coll'andar del tempo questi effetti soprannaturali sfumino e siano facilmente dominati da viste umane e naturali, ricerche personali multiple che l'esercizio dell'orazione farebbe meglio conoscere, meglio scartare o correggere.
Conviene del resto notare che in condizioni identiche, le anime ferventi sanno assicurare la loro fedeltà all'orazione senza detrimento di nessun'altra cosa.
Questo tutelato, rimane che la vita attuale con la sua trepidazione, la sua complessità, l'azione febbrile che la caratterizza, presenta per se stessa un ostacolo al raccoglimento abituale dell'anima, alla vita d'orazione, di qui inconsistenza e insufficienza dell'armatura spirituale così particolarmente necessaria nella nostra vocazione.
Ne deriva una necessità sempre più assoluta di ricorrere ai mezzi essenziali coi quali la vita interiore si alimenta, si trattiene, si intensifica, cioè all'orazione formale, altresì indispensabile per l'efficacia della nostra vita apostolica.
L'essenziale dell'apostolato è di apportare alle anime la testimonianza del Cristo, l'azione stessa di Nostro Signore, e ciò richiede la preghiera, l'orazione formale, sicura, intensa, sorgente di unione intima con Nostro Signore, di imitazione più perfetta delle sue virtù, di santità per l'anima, di fecondità nell'apostolato. ( Cf. S. Giovanni - Discorso dopo la Cena) .
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