Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949 |
La S. Comunione è il Sacramento per eccellenza;
"il SS. Sacramento" perché essa non ci dà solo la grazia ma racchiude l'Autore stesso della grazia.
Essa è un mistero di fede e un mistero d'amore.
È il più grande mistero della religione che suppone la Transustansazione e ci assicura la presenza reale di Gesù Cristo tutto intero, Corpo, Sangue, Anima e Divinità sotto le specie del pane e del vino.
Tutta la nostra vita cristiana tende all'Eucaristia come al suo centro;
il battesimo già ci orienta nello spirito della Chiesa ( Cf. S. Tommaso III.73,3 ).
Tutti gli altri sacramenti non sono che derivazioni di questa Sorgente.
Essi preparano l'uomo a ricevere o a consacrare l'Eucaristia.
L'Eucaristia è la completa consumazione dell'Incarnazione e le fa portare tutti i suoi frutti d'unione.
Nostro Signore è non solo il nostro modello, la nostra vittima, ma è anche la nostra inseparabile vita.
Facendosi uomo Egli prese la nostra natura, dandosi a noi nell'Eucaristia Egli prende ciascuno di noi e se lo incorpora per vivificarlo.
Così ogni uomo è chiamato ad una unione fisica col suo Capo, unione che si rinnova continuamente e se si può tutti i giorni.
Tale unione è transitoria, ma i suoi frutti restano impressi non solo nelle anime nostre, ma anche nei nostri corpi e sarà il principio della Risurrezione.
Questa unione della nostra umanità con l'Umanità di Gesù Cristo non si annoda per mezzo dei sensi, ma per la fede;
in questo mistero che è il compimento della grand'opera divina, noi troviamo il principio che la domina tutta intera:
"Beati quelli che non hanno veduto e hanno creduto" ( Gv 20,29 )
"In Lui sono tutti i tesori della Sapienza e della Scienza" ( Col 2,3 ) ma vi sono nascosti.
Egli ce li offre dandosi a noi, e l'anima nostra, se è credente, vi partecipa, ma la fede soltanto li può scoprire.
È il giudizio decisivo che classifica gli uomini.
"L'Opera di Dio è questa: che crediate in Colui che Egli ha mandato" ( Gv 6,29 ).
Così la proposta della fede fa discernere i credenti da gl'increduli.
Si dovrà, sotto apparenze comuni, credere al Mistero divino;
nell'Eucaristia specialmente ci vuole tutta la grazia del Padre per far superare agli uomini quelle apparenze che urtano i sensi.
Nessuno può, col proprio sforzo, elevarsi fino a tale fede, certamente Dio porge all'uomo la sua mano onnipotente e non desidera che di sollevarlo, ma pure bisogna stringere questa mano divina e lasciarsi da essa portare.
Il Dono di Dio "In finem dilexit" ( Gv 13.1 ) annunziato ( Gv 6,39-60 ) effettuato nella Chiesa;
reso presente nella Eucaristia.
La Comunione compie la nostra unione con Nostro Signore e con la SS. Trinità infondendoci la pienezza della vita divina.
"L'amore sta nella mutua comunicazione dei beni, la persona che ama dà ciò che ha, ciò che può dare e il più che può dare.
Prima dà i suoi beni, quindi dà se stessa" ( S. Ignazio ).
Nell'Eucaristia, Dio dà se stesso;
è dunque la dimostrazione più perfetta del suo amore "In finem Dilexit " ( Gv 13,1 ).
Ci ha amati fino all'estremo dell'umiltà, perché si annientò;
all'estremo della carità poiché si è dato interamente;
della sua potenza poiché fa in essa il più grande dei suoi miracoli;
fino all'estremità del tempo poiché rimane nella sua chiesa fino alla consumazione dei secoli.
Questo dono che oltrepassa ogni concezione è annunziato nel Vangelo con parole di luce e di vita "Io sono il pane vivo disceso dal cielo"
"Chi mangia la mia carne avrà la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno"
"Il pane che io vi do è la mia carne" Come io vivo per il Padre così chi mi riceve vive per me" ( Gv 6 ).
Il figlio di Dio doveva unirsi a noi con la sua Incarnazione.
Il contatto della sua carne vivificante doveva renderci la vita;
ma questo contatto non doveva essere un contatto carnale.
La nostra carne corrotta non poteva essere lo strumento di questo miracolo dal quale doveva ricevere il beneficio.
È per la fede che la Carne di Gesù Cristo sarà raggiunta e così si conciliano questi due testi che sembrano urtarsi l'un l'altro:
"La carne non giova a nulla, è lo spirito che vivifica" e l'altro, "Se non mangerete la carne del Figliuol dell'uomo, e se non berrete il suo sangue non avrete in voi la vita" ( Gv 6,54 ).
È veramente la sua carne e il suo sangue che noi riceviamo, è per essi che in noi tutto è purificato, non solo l'anima ma anche il corpo.
Questo riceve il germe della risurrezione, è santificato e, se Dio lo vuole, è guarito.
Nell'antifona della Messa dei Santi Fabiano e Sebastiano, la Chiesa ci fa ripetere il testo "Scaturiva da Lui virtù la quale rendeva a tutti salute" ( Lc 6,19 ).
E le guarigioni di Lourdes al passaggio del SS. Sacramento ci manifestano questa virtù vivificante del corpo di Gesù Cristo, ma tutti questi miracoli operati dalla Carne del Figlio di Dio sono concessi alla fede.
È la fede che li ottiene per il bene dei corpi dei malati.
Nell'Ufficio di S. Agnese si ripetono le parole della Santa:
"Io Lo amo e sono casta, Lo tocco e sono pura, Lo ricevo e sono vergine".
Queste parole si applicano pienamente alla comunione Eucaristica.
Il credente che riceve il Corpo di Gesù Cristo si unisce a Lui, e il frutto di tale unione casta, pura, verginale avviene perché Gesù Cristo e il cristiano non sono che un solo spirito" ( P. Lebreton ).
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