Regole del governo individuale e collettivo dei Catechisti |
Dal "Sommario delle Regole" di S. Ignazio, par. n. 12
Per arrivare in modo più eccellente al grado di perfezione accennati sopra, così prezioso nella vita spirituale, ciascuno deve, innanzi tutto, mettere la massima sua applicazione a cercare secondo Dio, la più perfetta abnegazione di se stesso e, per quanto sarà possibile, una mortificazione continua in tutte le cose.
Ognuno deve cercare secondo Dio la più perfetta abnegazione di se stesso, e, per quanto sarà possibile, una mortificazione continua in ogni cosa.
Noi non arriveremo mai ad acquistare le forti virtù se ci accontentiamo di desiderarle, di domandarle, di contemplarne l'eccellenza e la bellezza:29
bisogna, secondo le nostre forze, esercitarci, col soccorso della grazia divina, che non manca mai, nella pratica di esse.
Come l'abilità in un'arte o in un mestiere non si acquista che con l'esercizio, così per acquistare le virtù occorre l'esercizio.
È a questo esercizio che Nostro Signore unisce ordinariamente la sua grazia.
Questo esercizio è più necessario ancora in quelle virtù per le quali la natura sente maggior ripugnanza e opposizione; e tra queste sono appunto quelle che si oppongono alla superbia, all'avarizia, alla sensualità.
Queste tre concupiscenze formano come dice S. Giovanni la sostanza del mondo; "Tutto ciò che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, superbia della vita".
L'abnegazione è la rinuncia a se stesso che Gesù Cristo esige innanzi tutto come condizione prima da tutti quelli che vogliono seguirlo su questa terra per raggiungerlo in Cielo: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso".
Questa abnegazione è una virtù più interiore che esteriore; il suo oggetto principale è di rettificare lo spirito e purificare il cuore; essa coincide con la purità d'intenzione in quanto questa ci allontana da ogni fine sregolato o anche meno perfetto.
L'uomo guidato dall'istinto della natura invece di riferire tutto a Dio, come esige la giustizia, riferisce tutto a se stesso; cerca in tutto la propria soddisfazione;
l'uomo animale cerca le soddisfazioni dei sensi; l'uomo ragionevole cerca le soddisfazioni del suo spirito e della sua volontà.
L'abnegazione distoglie l'uomo da queste ricerche di se stesso e lo porta a tendere costantemente al fine per cui Dio l'ha creato e a prendere come regola delle sue azioni il beneplacito di Dio.
L'abnegazione ha diversi gradi: il primo porta l'uomo a privare se stesso, riguardo ai sensi e riguardo alla volontà di ogni soddisfazione sregolata che sia peccato, non solo mortale, ma anche veniale.
Il secondo grado consiste nel non cercare in nulla la propria soddisfazione, anche nelle cose più innocenti e quando si potrebbero pigliare senza offendere Dio.
Vi sono tante soddisfazioni permesse: la conversazione di un amico, la vista di un paesaggio e tante altre cose simili.
L'abnegazione non richiede in modo assoluto che noi ci priviamo di tali cose, ma che non cerchiamo in esse noi stessi, e che non ci concediamo soddisfazioni se non in quanto esse sono secondo la volontà e l'ordine stabilito da Dio eccetto le soddisfazioni della conversazione per far del bene a noi e all'amico; prendere il sollievo del paesaggio per acquistare la salute ed elevarci a Dio.
Il terzo grado consiste nel pigliare l'offensiva contro le tendenze dei sensi e dell'amor proprio considerandoli come i nostri nemici mortali e quindi combattere senza tregua la propria volontà e abbracciare volentieri tutto ciò che può contribuire a far morire in noi la natura.30
Indice |
29 | Fratel Teodoreto ha omesso il paragrafo: "C'est bien avec … mortification". |
30 | Fratel Teodoreto ha omesso il paragrafo: "C'est à ce … pratiquer". |