Pensieri  

Indice

Serie XXXV - Esdra

708

Se la favola di Esdra è credibile, dunque dobbiamo credere che la Scrittura è Scrittura sacra; perché questa favola si fonda solo sull'autorità di quelli che hanno composto il testo detto dei Settanta, che mostra la sacralità della Scrittura.

Dunque, se questo racconto è vero, ciò ci torna utile; altrimenti ricorreremo ad altro.

E così quelli che vorrebbero rovinare la verità della nostra religione, fondata su Mosè, la rinsaldano appoggiandosi alla stessa autorità in base alla quale l'attaccano.

Così, per questo fatto provvidenziale, essa si conserva sempre.

709

Contro la favola di Esdra.

2 Maccabei 2.

Giuseppe, Antichità, 11,1: Ciro prese spunto dalla profezia d'Isaia per rilasciare il popolo.

Gli Ebrei avevano pacifici possedimenti sotto Ciro in Babilonia.

Dunque potevano ben avere la Legge.

Giuseppe in tutta la storia di Esdra non dice una parola di questa ricostruzione.

2 Re 17,27.

710

Su Esdra.

Favola: i libri sono stati bruciati con il tempio.

Secondo i Maccabei è falso: « Geremia dette loro la Legge ».

Favola che abbia recitato tutto a memoria: Giuseppe e Esdra rilevano che « lesse il libro ».

Baronio, Annales, 180: « Nullus penitus haebrorum antiquorum reperitur qui tradiderit libros periisse et per Esdram esse restitutos, nisi in IV Esdrae ».

Favola che abbia cambiato i caratteri.

Filone, nella Vita di Mosè: « Illa lingua ac character quo antiquitus scripta est lex sic permansit usque ad LXX ».

Giuseppe dice che la Legge era scritta in ebraico quando venne tradotta dai Settanta.

Sotto Antioco e Vespasiano, quando si vollero abolire i libri, e quando non c'erano profeti, non si è potuto farlo; e sotto i Babilonesi, quando non c'erano state persecuzioni e c'erano tanti profeti, li avrebbero lasciati bruciare?

Giuseppe si prende gioco dei Greci che non avrebbero sopportato … Tertulliano: « Perinde potuit abolefactam eam violentia cataclysmi, in spiritu rursus reformare; quemadmodum et Hierosolymis Babylonia expugnatione deletis, omne instrumentum judaicae litteraturae per Esdram constat restauratum », Tertulliano, libro 1, De cultu feminarum, cap. 3.

Egli dice che Noè ha potuto benissimo ricostruire nello spirito il libro di Enoc perso a causa del diluvio, così come Esdra ha potuto ricostruire le Scritture perse durante la cattività.

Egli allega questo per provare che non è incredibile che i Settanta abbiano spiegato le Sacre Scritture con quella uniformità che si ammira in loro.

Eusebio, libro 5, Historiae, cap. 8, ed egli ha preso ciò da sant'lreneo, libro 3, cap. 25.

Sant'llario nella prefazione ai salmi dice che Esdra ha messo in ordine i salmi.

L'origine di questa tradizione viene dal quattordicesimo capitolo del Quarto Libro di Esdra.

« Deus glorificatus est, et scripturae verae divinae creditae sunt, omnibus eamdem et eisdem verbis et eisdem nominibus recitantibus ab initio usque ad finem, uti et praesentes gentes cognoscerent quoniam per inspirationem Dei interpretatae sunt scripturae, et non esset mirabile Deum hoc in eis operatum, quando in ea captivitate populi quae facta est a Nabuchodonosor corruptis scripturis et post DOC annos Judaeis descendentibus in regionem suam, et post deinde temporibus Artaxerxis Persarum regis, inspiravit Esdrae sacerdoti tribus Levi praeteritorum prophetarum omnes rememorare sermones et restituere populo eam legem quae data est per Moysen ».

Pensieri soppressi

711

L'anno di grazia 1654.

Lunedì 24 novembre, giorno di san Clemente, papa e martire, e altri del martirologio, Vigilia di san Crisogono, martire, e altri, Dalle dieci e mezzo circa di sera fin quasi mezzanotte e mezzo.

Fuoco Dio d'Abramo, Dio d'Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.

Certezza, certezza, sentimento, gioia, pace.

Dio di Gesù Cristo.

« Deum meum et Deum vestrum ».

« Il tuo Dio sarà il mio Dio ».

Oblio del mondo e di tutto, tranne che di Dio.

Si trova solo per le vie insegnate nel Vangelo.

Grandezza dell'anima umana.

« Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto ».

Gioia, gioia, gioia, pianto di gioia.

Me ne sono separato.

« Dereliquerunt me fontem aquae vivae ».

Dio mio mi abbandonerai?

Che io non ne sia separato in eterno!

« Questa è la vita eterna, che conoscano te solo vero Dio e colui che hai inviato, Gesù Cristo ».

Gesù Cristo.

Gesù Cristo.

Me ne sono separato, l'ho fuggito, rinnegato, crocifisso.

Che non ne sia mai separato.

Si conserva solo per le vie insegnate nel Vangelo.

Rinuncia totale e dolce.

Sottomissione totale a Gesù Cristo e al mio direttore.

Eternamente nella gioia per un giorno di prova sulla terra.

« Non obliviscar sermones tuos ».

Amen.

712

Ogni volta che i Gesuiti circuiranno il papa, la cristianità sarà resa spergiura.

È molto facile circuire il papa, a causa delle sue preoccupazioni e della fiducia che ha nei Gesuiti, e i Gesuiti sono abilissimi nel circuire, come dimostra la loro opinione sulla calunnia.

713

In seguito alle voci dei foglianti, andai a vederlo, dice il mio vecchio amico; parlando di devozione, pensò che ne avessi qualche esperienza e che potessi dunque essere fogliante.

E che potrei essere utile soprattutto scrivendo, di questi tempi, contro gli innovatori.

« Abbiamo appena tenuto contro [ i Giansenisti ] il nostro capitolo generale che ha deciso di firmare la bolla ».

Egli vorrebbe che Dio mi ispirasse.

Padre mio, dovremmo firmare?

714

Se le mie lettere sono condannate a Roma, ciò che io vi condanno è condannato in cielo.

« Ad tuum, domine Jesu, tribuna! appello ».

Voi stessi siete corruttibili.

Vedendomi condannato, temo di aver scritto male, ma l'esempio di tanti scritti devoti mi fa credere il contrario.

Non è più permesso scrivere bene.

A tal punto l'Inquisizione è corrotta o ignorante.

« È preferibile obbedire a Dio che agli uomini ».

Non temo niente, non spero niente.

I vescovi non sono così.

Port-Royal teme, è una cattiva politica separarli.

Perché non temeranno più ma si faranno temere di più.

Non temo neppure le vostre censure; parole, se non si fondano sulla tradizione.

Censurate tutto?

Come, anche la mia obbedienza?

No, dunque dite cosa, o non concluderete niente se non indicate il male, e perché è male.

Proprio questo sarà loro molto difficile.

Probabilità.

Essi hanno spiegato in modo ridicolo la certezza, perché dopo aver stabilito che tutte le loro vie sono certe, non hanno più chiamato certo ciò che conduce in cielo, senza pericolo di non arrivarci, ma ciò che certamente porta fuori da questa via.

Se non rinunciamo alla probabilità, le loro massime buone sono poco sante allo stesso modo di quelle cattive, perché si fondano su un'autorità umana.

E così, se sono più giuste, saranno più ragionevoli, ma non più sante.

Dipendono dal ceppo selvatico su cui sono innestate.

Se quello che dico non serve a illuminarvi, servirà al popolo.

« Se essi taceranno, parleranno le pietre ».

Il silenzio è la persecuzione più grande.

I santi non sono mai stati in silenzio.

È vero che ci vuole la vocazione, ma non è dalle sentenze del Consiglio che dobbiamo apprendere se siamo chiamati, è dalla necessità di parlare.

Ora, dopo che Roma ha parlato, e si ritiene che abbia condannato la verità, e dopo che l'hanno scritto, e che i libri che hanno detto il contrario sono stati censurati, bisogna gridare ancora più forte perché la censura è più ingiusta e con più violenza si vuole soffocare la parola, finché venga un papa che ascolti le due parti, e consulti la tradizione per fare giustizia.

Così i buoni papi troveranno ancora la Chiesa agitata.

La speranza che hanno i cristiani di possedere un bene infinito è unita sia a una gioia reale sia al timore, perché non è come per quelli che sperano in un regno, da cui non avrebbero niente in quanto sudditi, essi infatti sperano nella santità, nella cancellazione dell'ingiustizia, da cui hanno qualcosa.

L'Inquisizione e la Compagnia, i due flagelli della verità.

Perché non li accusate di arianesimo, dal momento che hanno detto che Gesù Cristo è Dio: forse lo intendono non dal punto di vista naturale, ma secondo quanto è stato detto: « Dii estis ».

715

Il giorno del giudizio.

Questo è dunque, padre mio, ciò che voi chiamate il significato di Giansenio!

Questo è dunque ciò che fate credere al papa e ai vescovi!

Se i Gesuiti erano corrotti e fosse vero che noi siamo soli, a più forte ragione dovremmo insistere.

« Quod bellum firmavit, pax ficta non auferat ».

« Neque benedictione, neque maledictione movetur, sicut angelus Domini ».

Si attacca la più grande delle virtù cristiane, che è l'amore della verità.

Se firmare significa ciò, mi si conceda di spiegarmi, così che non ci sia equivoco; perché dobbiamo convenire che molti credono che firmare voglia dire acconsentire.

Se il relatore non firmasse, il decreto non sarebbe valido; se la bolla non venisse firmata, essa sarebbe valida; dunque non è …

« Ma potete esservi sbagliato ».

Giuro di credere che posso essermi sbagliato, ma non giuro di credere di essermi sbagliato.

Non si è colpevoli di non credere ma saremmo colpevoli di giurare senza credere … dei bei problemi.

Egli … Mi spiace di dirvi: non faccio che un racconto.

Ciò, con Escobar, li mette in cima; ma essi non lo prendono così, e testimoniano il dispiacere di trovarsi tra Dio e il Papa.

716

I fiumi di Babilonia scorrono e precipitano e trascinano.

O santa Sion, dove tutto è saldo e dove niente cade.

Bisogna sedersi su questi fiumi, non sotto o dentro, ma sopra, e non in piedi ma seduti, perché da seduti si è umili, e sopra si è sicuri, ma staremo in piedi alle porte di Gerusalemme.

Si osservi se questo piacere è stabile o precario; se passa, è un fiume di Babilonia.

717

Il Mistero di Gesù.

Gesù soffre nella sua passione per i tormenti che gli danno gli uomini, ma nell'agonia soffre per i tormenti che si dà lui stesso.

« Turbare semetipsum ».

È il supplizio di una mano non umana ma onnipotente, e per sostenerlo bisogna essere onnipotente.

Gesù cerca qualche consolazione almeno tra i suoi tre più cari amici, ma essi dormono; egli li prega di sopportare un po' con lui, ma essi lo lasciano con una totale negligenza, la loro compassione è così poca da non impedire loro di dormire, nemmeno per un istante.

E così Gesù fu abbandonato alla collera di Dio.

Gesù è solo sulla terra, non c'è chi sopporti e divida la sua pena, e neppure chi la conosca.

Solo lui e il cielo lo sanno.

Gesù si trova in un giardino, non di delizie come quello dove si perse il primo Adamo e tutto il genere umano, ma in un giardino di supplizi, dove si è salvato e con lui si è salvato il genere umano.

Egli soffre questa pena e questo abbandono nell'orrore della notte.

Credo che questa sia l'unica volta in cui Gesù si sia lamentato.

Ma si lamenta come se non avesse più saputo contenere il suo eccessivo dolore: « La mia anima è triste fino alla morte ».

Gesù cerca compagnia e conforto da parte degli uomini.

Mi sembra che sia un fatto unico nella sua vita, ma non ne riceve, perché i suoi discepoli dormono.

Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo.

Durante questo tempo non si deve dormire.

Gesù, in mezzo a questo abbandono universale e dei suoi amici scelti per vegliare con lui, trovandoli addormentati, se ne affligge per il pericolo a cui si espongono, non lui, ma loro, e li mette in guardia per la loro salvezza e per il loro bene, con una tenerezza partecipe, nonostante la loro ingratitudine.

E li avverte che lo spirito è pronto e la carne inferma.

Gesù, trovandoli ancora addormentati senza che alcuna considerazione, né per lui né per sé, li avesse trattenuti, ha la bontà di non svegliarli, e li lascia riposare.

Nell'incertezza sulla volontà del Padre, Gesù prega e teme la morte.

Ma avendola conosciuta le va incontro e si offre a lei: « Eamus ».

« Processit ».

( Giovanni ).

Gesù ha pregato gli uomini e non è stato esaudito.

Mentre i discepoli dormivano, Gesù ha operato la loro salvezza.

L'ha fatto per ciascuno dei giusti che dormivano, nel nulla prima della loro nascita, e nei peccati dopo la loro nascita.

Solo una volta prega che il calice passi, ma ancora con sottomissione, e due volte che venga, se necessario.

Gesù nel tormento.

Gesù, vedendo tutti i suoi amici addormentati e tutti i suoi nemici all'erta, si rimette interamente al Padre.

In Giuda Gesù non considera la sua inimicizia, ma l'ordine di Dio che ama, e la considera così poco che lo chiama amico.

Gesù si strappa dai suoi discepoli per entrare in agonia; per imitarlo bisogna strapparsi dai più vicini e dai più intimi.

Trovandosi Gesù nell'agonia e nelle più grandi sofferenze, preghiamo più a lungo.

Imploriamo la misericordia di Dio, non perché ci lasci in pace nei nostri vizi, ma perché ce ne liberi.

Se Dio ci desse di sua mano dei maestri, o come dovremmo obbedire loro volentieri!

La necessità e le circostanze sono maestri infallibili.

Consolati, tu non mi cercheresti se non mi avessi trovato.

Pensavo a te nella mia agonia; tante gocce di sangue ho versato per te.

Più che metterti alla prova, significa tentarmi pensare se tu faresti bene questa o quella cosa che ora non si presenta.

Quando arriverà io la farò in te.

Lasciati guidare dalle mie regole.

Guarda come ho guidato la Vergine e i santi, che hanno permesso che io agissi in loro.

Il Padre ama tutto ciò che faccio.

Vuoi che io paghi sempre col mio sangue umano senza che tu dia una lacrima?

La tua conversione riguarda me, non temere e prega con fiducia, come fosse per me.

Io ti sono presente con la parola nella Scrittura, con lo spirito nella Chiesa e con l'ispirazione, con la mia potenza nei sacerdoti, con la preghiera nei fedeli.

I medici non ti guariranno, perché alla fine tu morirai, io solo guarisco e rendo il corpo immortale.

Sopporta le catene e la servitù corporale.

Per ora ti libero solo dalla servitù spirituale.

Ti sono più amico di questo o quell'altro, perché ho fatto per te più di loro, ed essi non sopporterebbero ciò che ho sopportato di te, e non morirebbero per te mentre sei infedele e crudele, come ho fatto e come sono pronto a fare e faccio nei miei eletti e nel santo Sacramento.

Se tu conoscessi i tuoi peccati, ti perderesti d'animo.

- Mi perderò dunque d'animo, Signore, perché credo alla loro malvagità sulla tua parola.

- No, perché io che te lo insegno te ne posso guarire, e ciò che ti dico è un segno che voglio guarirti.

Più li espierai, più li conoscerai, e ti sarà detto: « Guarda i peccati che ti sono rimessi ».

Fai dunque penitenza per i tuoi peccati nascosti e per l'occulta malvagità di quelli che conosci.

Signore, io ti do tutto.

Io ti amo con più ardore di quanto tu non ami le tue colpe, « ut immundus pro luto ».

Che a me ne venga la gloria, non a te, verme e terra.

Chiama a testimonio il tuo direttore quando le mie parole sono per te occasione di male e di vanità o curiosità.

La falsa giustizia di Pilato non serve che a far soffrire Gesù Cristo.

Perché con la sua falsa giustizia lo fa schiaffeggiare e poi lo uccide.

Sarebbe stato meglio ucciderlo subito.

Così si comportano i falsi giusti.

Essi fanno opere buone e cattive per piacere al mondo, mostrando così che non appartengono per niente a Gesù Cristo, di cui hanno vergogna.

E poi nelle grandi tentazioni e occasioni, lo uccidono.

Vedo l'abisso del mio orgoglio, della mia curiosità, della mia concupiscenza.

Non c'è alcun legame tra me e Dio, né con Gesù Cristo giusto.

Ma egli è stato reso peccato per me.

Tutti i vostri flagelli sono caduti su lui.

È più abominevole di me.

Ma lungi dall'aborrirmi, si ritiene onorato che io vada da lui e lo soccorra.

Ma egli ha guarito se stesso e a più forte ragione guarirà me.

È necessario che io aggiunga le mie piaghe alle sue per ricongiungermi a lui, e salvandosi mi salverà.

Ma non bisogna aggiungerne in futuro.

« Eritis sicut dii scientes bonum et malum ».

Tutti quando giudicano si fanno Dio: « Questo è buono o cattivo », affliggendosi o rallegrandosi troppo degli avvenimenti.

Fare le piccole cose come grandi a causa della maestà di Gesù Cristo che le fa in noi e che vive la nostra vita, e fare le grandi come piccole e semplici a causa della sua onnipotenza.

718

« Noi stessi non abbiamo potuto avere norme generali.

Se guardate le nostre costituzioni, ci riconoscerete a stento: esse ci trattano da mendicanti ed esclusi da Corte, e tuttavia, ecc.

Ciò non significa infrangerle, perché la gloria di Dio è dovunque.

Ci sono diverse vie per arrivarvi.

Sant'Ignazio ne ha scelte alcune, ora tocca ad altre.

All'inizio è meglio proporre la povertà e il ritiro.

In seguito è stato meglio comportarsi diversamente.

Perché avrebbe spaventato iniziare dall'alto.

Ciò è contro natura.

La regola generale naturalmente dice che ci si deve tenere alle Istituzioni, altrimenti se ne abuserebbe; se ne troverebbero pochi come noi che sappiamo elevarci senza vanità ».

Unam sanctam.

I Giansenisti ne faranno le spese.

Il Padre Saint Jure.

Escobar.

« Tanto viro ».

Aquaviva, 14 dicembre 1621.

Tanner, q. 2, dubbio 5, n. 86.

Clemente e Paolo V.

« Dio ci protegga in modo visibile ».

Contro i giudizi temerari e gli scrupoli.

Santa Teresa, 474.

Romanzo.

Rosa.

« Falso crimine ».

Sottigliezza, pietà.

Tutta la verità da una parte, noi la estendiamo ad entrambe.

Due ostacoli: il Vangelo, leggi dello Stato.

A majori ad minus.

Junior.

Non parlare per niente dei vizi personali.

Bella lettera di Aquaviva, 18 giugno 1611.

Contro le opinioni probabili, sant'Agostino, 282.

E per san Tommaso, nei passi dove ha trattato esplicitamente la materia.

Clemens placentinus.

E novità.

E non è una scusa per i superiori non averlo saputo, perché dovevano saperlo, 279, 194, 192.

Per la morale, 283, 288.

La Compagnia importa alla Chiesa, 236.

Nel bene e nel male, 156.

Aquaviva: sulla confessione delle donne, 360.

719

Chiunque, anche i martiri devono temere la Scrittura.

La più grande pena del purgatorio è l'incertezza del giudizio.

« Deus absconditus ».

720

La legge non ha distrutto la natura ma l'ha formata.

La grazia non ha distrutto la legge ma la mette in atto.

La fede ricevuta con il battesimo è la sorgente di tutta la vita del cristiano e dei convertiti.

721

Anche della verità ci si fa un idolo, perché la verità al di fuori della carità non è Dio, e la sua immagine è un idolo che non si deve amare né adorare, ma ancor meno si deve amare o adorare il suo contrario, che è la menzogna.

Posso ben amare la totale oscurità, ma se è Dio a mettermi in condizione anche solo di mezza oscurità, questo poco d'oscurità non mi piace, e non mi piace perché non vi scorgo il valore di un'oscurità intera.

Questa è una colpa e il segno che mi faccio un idolo dell'oscurità separata dall'ordine di Dio.

Bisogna, infatti, adorare soltanto l'ordine suo.

722

A cosa mi servirebbe.

Abominevoli.

Singlin.

In ogni azione, oltre all'azione, bisogna guardare alla nostra condizione presente, passata, futura, e a quella degli altri a cui la nostra interessa.

E osservare i legami di tutte queste cose, e inoltre si deve essere molto riservati.

Opere esteriori.

Non c'è niente di così pericoloso come ciò che piace a Dio e agli uomini, perché le situazioni che piacciono a Dio e agli uomini hanno una cosa che piace a Dio e un'altra che piace agli uomini, come la grandezza di santa Teresa: ciò che piace a Dio è la sua profonda umiltà nelle sue rivelazioni, ciò che piace agli uomini è la sua intelligenza.

E così ci si ammazza per imitare i suoi discorsi, pensando d'imitare la sua condizione e dunque di amare ciò che Dio ama, e di mettersi nella condizione che Dio ama.

È meglio non digiunare e provarne umiliazione, che digiunare e provarne compiacimento.

Fariseo, pubblicano.

A cosa mi servirebbe ricordarmene, se questo può in egual misura nuocermi e servirmi, e tutto dipende dalla benedizione che Dio dà solo alle cose fatte per lui, e secondo il suo volere e « nelle sue vie », essendo qui il modo importante come la cosa, e forse di più, perché Dio può trarre il bene dal male, mentre senza Dio si trae il male dal bene?

Non ti paragonare agli altri, ma a me.

Se non mi trovi in quelli a cui ti paragoni, ti paragoni a un abominio.

Se mi trovi, paragònati; ma cosa vi paragonerai?

Sarai tu o me dentro te?

Se sei tu, è un abominio; se sono io, tu paragoni me a me.

Ora, io sono Dio in tutto.

Spesso ti parlo e ti consiglio perché la tua guida non può parlarti, perché non voglio che tu manchi di guida.

E forse lo faccio per le sue preghiere.

Così ti guida senza che tu lo veda.

Tu non mi cercheresti se non mi possedessi.

Non t'inquietare dunque.

Tutto ci può essere mortale, anche le cose fatte per servirci, come i muri e i gradini in natura possono ucciderci se non facciamo attenzione.

Il minimo moto riguarda tutta la natura.

Una pietra modifica il mare intero.

Così rispetto alla grazia la minima azione è importante per i suoi rapporti con tutto; dunque tutto è importante.

723

Perché Dio ha voluto la preghiera?

1. Per comunicare alle sue creature la dignità della causalità.

Ma per conservare il suo primato, egli dà la preghiera a chi vuole.

2. Per insegnarci da chi riceviamo la virtù.

3. Per farci meritare le altre virtù con fatica.

Obiezione: ma si crederà di ottenere la preghiera da sé.

Questo è assurdo, perché, dal momento che avendo la fede non si possono avere le virtù, come si avrà la fede?

C'è più distanza tra l'incredulità e la fede che tra la fede e la virtù?

Meritato, questa parola è ambigua.

« Meruit habere redemptorem ».

« Meruit tam sacra membra tangere ».

« Digna tam sacra membra tangere ».

« Non sum dignus ».

« Qui manducat indignus ».

« Dignus est accipere ».

« Dignare me ».

Dio dona solo se si seguono le sue promesse.

Egli ha promesso di soddisfare le preghiere.

Mai ha promesso le preghiere ad altri che non fossero i figli della promessa.

Sant'Agostino ha formalmente detto che al giusto saranno tolte le forze.

Ma l'ha detto per caso, perché poteva accadere che non si presentasse l'occasione di dirlo.

Ma i suoi principi fanno vedere che, presentandosi l'occasione, era impossibile che non lo dicesse o che dicesse qualcosa di contrario.

Dunque vale di più essere costretto a dirlo, quando si offre l'occasione, che averlo detto dandosene l'occasione.

Essendo una cosa necessaria, l'altra per caso.

Ma entrambe sono tutto ciò che si può chiedere.

724

Essi dicono che la Chiesa dice ciò che essa non dice, e che essa non dice ciò che dice.

725

Concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, orgoglio, ecc.

Ci sono tre ordini di cose: la carne, lo spirito, la volontà.

I carnali sono i ricchi, i re.

Essi hanno per oggetto il corpo.

Gli eruditi e i dotti hanno per oggetto lo spirito.

I saggi hanno per oggetto la giustizia.

Dio deve regnare su tutto e tutto deve rivolgersi a lui.

Nelle cose della carne regna propriamente la concupiscenza.

In quelle spirituali la curiosità.

Nella saggezza l'orgoglio.

Non che non sia possibile gloriarsi dei beni o delle conoscenze, ma questo non comporta l'orgoglio, perché concedendo a un uomo che è dotto, non si cesserà di convincerlo che ha torto di essere superbo.

Il fondamento della superbia è la saggezza, perché non si può concedere a un uomo che è diventato saggio e impedirgli di gloriarsene.

Questo accade secondo giustizia.

Dunque solo Dio concede la saggezza, e per questo: « Qui gloriatur in domino glorietun ».

726

Ci sono perfezioni che rendono la natura immagine di Dio, e difetti che la rendono solo un'immagine.

Non essendo gli uomini abituati a porre in essere il merito, ma solo a ricompensarlo quando lo trovano, pensano che Dio faccia lo stesso.

727

Le profezie si capiscono solo quando si realizzano; così le esperienze del ritiro e della riservatezza, del silenzio, ecc., hanno valore solo per chi le conosce e ci crede.

San Giuseppe così interiore in una legge tutta esteriore.

Le penitenze esteriori dispongono all'interiorità, come le umiliazioni all'umiltà, così …

728

Quando la passione ci porta a fare qualcosa, dimentichiamo i doveri; così quando ci piace un libro, lo leggiamo, mentre dovremmo fare altre cose.

Ma per ricordarcene bisogna proporsi di fare qualcosa che detestiamo.

Allora ci scusiamo dicendo che abbiamo altro da fare, e in questo modo ci ricordiamo del nostro dovere.

Il Vangelo per alludere alle malattie dell'anima usa come figura le malattie del corpo.

Ma poiché un corpo può non essere così malato per esprimere compiutamente il significato, ce ne sono voluti molti.

Così c'è il sordo, il muto, il cieco, il paralitico, Lazzaro morto, il posseduto: tutto questo si trova insieme in un'anima malata.

729

« Il servo non sa quello che fa il padrone ».

Perché il padrone gli dice solo l'azione e non lo scopo.

Ed è per questo che egli vi si assoggetta servilmente e spesso pecca contro lo scopo.

Ma Gesù Cristo ci ha detto lo scopo.

E voi distruggete questo scopo.

730

Gesù Cristo non ha voluto essere ucciso al di fuori della formalità giuridica, perché è molto più ignominioso morire a causa della giustizia che a causa di un'ingiusta rivolta.

731

Non ci si annoia affatto di mangiare e dormire tutti i giorni, perché la fame e il sonno ritornano; altrimenti ci si annoierebbe.

Così, senza fame di cose spirituali ci si annoia: fame di giustizia, ottava beatitudine.

Fine.

C'è certezza?

Questo princìpio è certo?

Esaminiamo.

La propria testimonianza nulla.

San Tommaso.

732

Mi sembra che Gesù Cristo abbia lasciato toccare solo le piaghe dopo la resurrezione: « Noli me tangere ».

Non dobbiamo unirci che alle sue sofferenze.

Come mortale si è dato in comunione durante l'ultima cena, come resuscitato ai discepoli di Emmaus, come assunto in cielo a tutta la Chiesa.

Per essere esauditi da Dio bisogna che l'esteriorità sia congiunta all'interiorità, cioè che ci si metta in ginocchio, si preghi con le labbra, ecc., così che l'uomo orgoglioso che non ha voluto sottomettersi a Dio, sia ora sottomesso alla creatura.

Attendere soccorso dall'esteriorità significa essere superstiziosi; non volerlo unire all'interiorità significa essere superbi.

Solo la penitenza tra tutti i misteri è stata chiaramente rivelata agli Ebrei, anche da san Giovanni il precursore, e poi agli altri misteri, per indicare che questo ordine deve essere rispettato da ogni uomo come dal mondo intero.

733

2. Considerare Gesù Cristo in tutte le persone e in noi stessi.

Gesù Cristo come padre nel proprio padre, Gesù Cristo come fratello nei propri fratelli, Gesù Cristo come povero nei poveri, Gesù Cristo come ricco nei ricchi, Gesù Cristo come dottore e prete nei preti, Gesù Cristo come sovrano nei princìpi, ecc.

Perché come Dio egli è nella sua gloria tutto ciò che vi è di grande, ma per la sua vita mortale è tutto ciò che vi è di misero e di abbietto.

Per questo egli ha assunto questa sventurata condizione, per poter essere in tutte le persone e modello di tutte le condizioni.

Altro motivo: che la carità consideri ciò come una privazione dello spirito di Dio e una cattiva azione, a causa della parentesi o interruzione dello spirito di Dio in lui, e se ne penta affliggendosene.

Il giusto agisce per fede nelle minime cose.

Quando rimprovera i propri servitori, egli si augura che lo spirito di Dio li converta e prega Dio di correggerli, e si ripromette la stessa cosa da Dio e dai suoi rimproveri, e prega Dio di benedire i suoi rimproveri, e così per le altre azioni.

734

Non ci se ne allontana che allontanandosi dalla carità.

Le nostre preghiere e le nostre virtù sono orribili davanti a Dio se non sono le preghiere e le virtù di Gesù Cristo.

E i nostri peccati non saranno mai oggetto della [ misericordia ] ma della giustizia di Dio, se non sono [ i peccati ] di Gesù Cristo.

Egli ha adottato i nostri peccati e ci ha [ ammessi alla sua ] alleanza, perché sue sono le virtù [ ma i ] peccati gli sono estranei, mentre a noi sono estranee le virtù e i peccati sono nostri.

Cambiamo la norma che abbiamo preso fin qui per giudicare ciò che è bene.

Per norma avevamo la nostra volontà; adesso prendiamo la volontà di Dio: tutto quello che vuole è buono e giusto per noi, tutto quello che non vuole è [ cattivo e ingiusto ].

Tutto ciò che Dio non vuole è proibito.

I peccati sono proibiti dalla dichiarazione generale che Dio ha fatto, secondo cui non li vuole.

Le altre cose che ha lasciato senza proibizione generale, e che per questo motivo si dicono lecite, non sono tuttavia sempre permesse.

Perché quando Dio ne allontana qualcuna da noi, e un avvenimento che manifesta la volontà di Dio ci rivela che Dio non vuole che amiamo una cosa, allora questo ci è proibito come un peccato, dal momento che la volontà di Dio è che non abbiamo l'uno piuttosto che l'altro.

C'è solo una differenza tra queste due cose, che è certo che Dio non vorrà mai il peccato, mentre non è certo che non vorrà mai l'altra.

Ma finché Dio non la vuole, dobbiamo considerarla come peccato, perché l'assenza della volontà di Dio, che sola è tutta la bontà e tutta la giustizia, la rende ingiusta e cattiva.

735

Cosa sarebbero i Gesuiti senza la probabilità e la probabilità senza i Gesuiti?

Togliete la probabilità, non si può più essere graditi al mondo; introducete la possibilità, non gli si può più dispiacere.

Un tempo era difficile evitare i peccati e difficile espiarli; ora è facile evitarli con mille raggiri, e facile espiarli.

Noi abbiamo realizzato l'uniformità della diversità, perché siamo tutti uniformi in quanto siamo diventati tutti uniformi.

Altri frammenti autografi

736

Sono stati trattati con tutta l'umanità possibile a chi deve tenersi tra l'amore della verità e il dovere della carità.

La pietà non consiste nel non insorgere mai contro i fratelli.

Sarebbe molto facile, ecc.

È una falsa pietà quella che conserva la pace a scapito della verità.

Ma è anche un falso zelo conservare la verità ferendo la carità.

Inoltre non se ne sono lamentati.

Le loro massime hanno il loro tempo e il loro luogo.

La vanità cresce sui loro errori.

Conformi ai padri per le loro colpe.

E ai martiri per il loro supplizio.

Inoltre non ne sconfessano alcuna.

Bastava prendere l'estratto e sconfessarlo.

« Sanctificant proelium ».

Bourseys.

Almeno non possono negare che si opposero alla condanna.

737

Dalla bolla Cum ex apostolatus officio di Paolo IV, pubblicata nel 1558: « Noi ordiniamo, stabiliamo, decretiamo, accusiamo che tutti e ciascuno di quelli che si troveranno ad essere fuorviati o cadranno in eresia o scisma, quale che siano i meriti e la condizione, laici, ecclesiastici, preti, vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali, conti, marchesi, duchi, re e imperatori, oltre alle sentenze e alle pene suddette, siano per questo stesso senza alcun ministero di diritto o di fatto, privati in tutto e per tutto, perpetuamente, dei loro ordini, vescovadi, benefici, uffici, regni, imperi, e interdetti per sempre.

Abbandoniamoli alla discrezione del potere secolare perché siano puniti, non accordando altro favore a quelli che, con vera penitenza, si ravvederanno, se non di essere giudicati degni, dalla benignità e clemenza della santa Sede, di venire reclusi in un monastero per farvi perpetua penitenza a pane e acqua, ma che essi rimangano per sempre privi di ogni dignità, ordine, prelatura, contea, ducato, regno.

E coloro che li accoglieranno e li difenderanno saranno per questo scomunicati e ritenuti infami, privati di ogni regno, ducato, bene e possesso, che apparterranno di diritto e in proprietà a coloro che se ne impadroniranno per primi ».

« Si hominem excommunicatium interfecerunt, non eos homicidas reputamus, quod adversus excommunicatos zelo catholicae matris ardentes aliquem eorum trucidasse contigerit ».

23, q. 5, Urbano II.

« Dopo lungo tormento vi si rimanderà a casa vostra.

È una ben debole consolazione quella degli appelli per abuso.

Perché una gran quantità d'abusi eliminata …

Per non dire che la maggior parte non potrà venire dal fondo del Perigord e dall'Angiò per discutere la causa davanti al parlamento di Parigi.

Inoltre ci saranno sempre dei decreti del Consiglio per proibire questi ricorsi come abusi.

Perché, anche se non possono ottenere quello che domandano, questa richiesta è il segno della loro potenza, che è tanto più grande da averli portati a chiedere una cosa così ingiusta che non la possano ottenere.

Ciò dunque fa meglio conoscere le loro intenzioni e la necessità di non autorizzare la registrazione della bolla, di cui si vogliono servire come fondamento alla nuova istituzione.

Non è una semplice bolla, ma una base.

All'uscita dal palazzo. »

121.

Il papa proibisce al re di dare in matrimonio i suoi figli senza permesso.

1294.

« Scire te volumus ».

124; 1302.

La puerile.

738

Avete un'idea appropriata della nostra Compagnia?

La Chiesa è vissuta così a lungo senza questi problemi.

Gli altri ne fanno, ma non è lo stesso.

Che paragone credete che ci sia tra 20.000 separati e 200.000 uniti, che periranno uno per l'altro?

Un corpo immortale.

Ci sosterremo fino alla morte.

Lamy.

Respingeremo i nostri nemici.

Puys.

Tutto dipende dalla probabilità.

Il mondo vuole naturalmente una religione, ma dolce.

Mi viene voglia di dimostrarvelo con una strana ipotesi.

Dirò dunque: se anche Dio non ci sostenesse con una particolare provvidenza, per il bene della Chiesa voglio dimostrarvi che noi non possiamo perire, anche solo dal punto di vista umano.

Concedetemi questo principio e vi proverò tutto.

La Compagnia e la Chiesa hanno la stessa sorte.

Senza questi princìpi non si prova niente

Non si vive a lungo in un'aperta empietà, né naturalmente nelle grandi mortificazioni.

Una religione conciliante è adatta a durare.

Li cercano con il libertinaggio.

Privati che non vogliono dominare con le armi, non so se potevano fare meglio.

Re, papa.

III Re.

246. 6. Rettamente e in buona fede rispetto alla devozione.

6. 452. Re che nutrono.

4. Odiati per il loro merito.

Apologia dell'Università.

159. Decreto della Sorbona.

[ Uccidere ] i re.

241. 228. Gesuiti impiccati.

112. La Religione.

E la scienza.

« Jesuita omnis homo ».

Collegi, genitori, amici, bambini da scegliere.

Costituzioni.

253. Povertà, ambizione.

257. Soprattutto i principi, i grandi signori, che possono nuocere e servire.

12. Inutili, rifiutati.

Buon aspetto.

Ricchezza, nobiltà, ecc.

Ma come!

Avevate paura che si trascurasse di riceverli prima?

27. 47. Dare i propri beni alla Compagnia per la gloria di Dio.

Dich.

51. 52. Unione dei sentimenti.

Dich.

Sottomettere alla Compagnia e così salvaguardare l'uniformità.

Ora, oggi questa uniformità consiste nella diversità.

Perché la Compagnia lo vuole.

117. Costit.

Il Vangelo e san Tommaso.

Dich.

Qualche teologia accomodante.

65. Rari i dotti pii; i nostri vecchi hanno cambiato parere.

23. 74. Mendicare.

19. Non dare retta ai genitori, ma affidarsi ai consiglieri procurati dal superiore.

1. Non praticare l'esame di coscienza.

Dich.

2. Povertà completa, niente messe, né per sermone né per elemosina riparatoria.

4. Le Dichiarazioni hanno la stessa autorità delle Costituzioni.

Fine.

Leggere le Costituzioni ogni mese.

149. Le Dichiarazioni guastano tutto.

154. Non incitare a fare elemosine perpetue, né domandarle come giustizia, né cassette dell'elemosina.

Dich.

Non tamquam eleemosyna.

200. 4. Ma avvertire di tutto.

190. Cost.

Non vuole esercito.

Dich.

Esercito interpretato.

Un corpo universale e immortale.

Affetto grande e senza scrupoli per la comunità, pericoloso.

Con la Religione noi saremmo tutti ricchi senza le nostre costituzioni; così siamo poveri.

E con la vera religione e senza di essa siamo forti.

Clemens placentium.

I nostri generali temevano il discredito a causa delle occupazioni esteriori, 208, 152, 150; a causa della Corte, 209, 203, 216, 218; perché non si seguivano più le opinioni più sicure e più autorevoli, san Tommaso, ecc., 215, 218.

« Stipendium contra Consti. », 218.

Donne, 225, 228.

Principi e politica, 227, 168, 177.

Probabilità, novità, 279, 156.

Per passare il tempo e divertirsi più che per aiutare le anime, 158.

Opinioni accomodanti, 160.

Peccato da mortale in veniale.

Contrizione, 102.

Politica, 162.

Anticipanti, 162.

Le comodità della vita crescono per i Gesuiti, 166.

Beni apparenti e falsi che li ingannano, 192 ad.

Il padre Lemoine, 10.000 scudi fuori dalla sua provincia.

Guardate come la previdenza degli uomini è debole.

Tutte le cose che i nostri generali temevano come causa della rovina della nostra Compagnia, l'hanno accresciuta: i potenti, le contraddizioni delle nostre costituzioni, la moltitudine dei religiosi, la diversità e novità delle opinioni, ecc., 182, 157.

Politica, 181.

Il primitivo spirito della Compagnia estinto, 170, da 171 a 174, da 184 a 187.

« Non è più quella ».

Vitellescus, 183.

Lamenti dei generali.

Nessuno di sant'Ignazio.

Nessuno di Laynez.

Qualcuno di Borgia e Aquaviva.

Infiniti di Muzio, ecc.

739

Ep. 16 Aquavivae.

De formandis concionatoribus.

P. 373.

Longe falluntur qui ad … irrigaturae.

Leggere i Padri per conformarli alla propria immaginazione invece di formare il proprio pensiero su quello dei Padri.

Ep. 1 Mutii Vitelesci.

P. 389.

Quamvis enim probe norim … et absolutum.

P. 390.

Dolet ac queritur .. esse modestiam.

Modestia.

P. 392.

Lex ne dimidiata … reprehendit.

La messa.

Non so cosa dice.

408.

Ita feram illam … etiam irrumpat.

Politica.

409.

Ad extremum pervelium … circumferatur.

Per una singolare sfortuna o fortuna della società, ciò che uno fa viene attribuito a tutti.

410.

Querimoniae … deprehendetis, p. 412.

Obbedire puntualmente ai vescovi, che non sembri che pretendiamo misurarci con loro sull'esempio di san Saverio.

412.

Ad haec si a litibus … aviditatis.

Testamento, processo.

413.

Patris Borgiae … illam futuram.

Essi esagerano, inventano anche delle false storie.

415.

Ita res domesticas … nunc dimittis, etc.

Ep. 2 Mutii Vitelesci.

432.

Quarto nonnullorum … quam ardentissime possum urgere.

Probabilità, « tueri pius potest », « probabilis est », « auctore non caret ».

433.

Quoniam vero de loquendi licentia … aut raro plectatur.

Invece di punire i maldicenti.

Ep. 3 Mutii Vitelesci.

P. 437.

Nec sane dubium … nihil jam d etrimenti acceperit.

Che la società non si corrompa.

P. 440.

Ardentissime Deum exoremus … operari non est gravatus et tu fili hominis, etc.

Ezech. 37.

P. 441.

Secundum caput … tanti facinus.

P. 442.

Haec profecto una si deficiet … qui haec molitur.

P. 443.

Ex hoc namque vitio … importunum praebeas.

Poca obbedienza per inseguire la reputazione.

Poca obbedienza per cercare l'appoggio dei potenti.

Fanno cose indecenti e sconvenienti per la società e dicono che i grandi signori li importunano per questo, ma sono loro che li importunano, così che bisogna o averli per nemici se li si respinge, o perdere la società accettandoli.

P. 443.

Spectabit tertium caput … mutatus est color optimus.

Castità.

445.

De paupertate … non advertentur veritati.

Povertà, rilassamento di opinioni contrarie alla verità.

445.

Nobilis quidam Romae … collocabit.

P. 446.

Faxit Deus … atque si praetermitterentur.

Vigne, ecc.

740

Esaminare il motivo della censura a partire dai fenomeni; fare un'ipotesi che convenga a tutti.

L'abito fa la dottrina.

« Confessare tanta gente che non si confessa che una volta all'anno. »

« Pensavo che fosse un'opinione contro un'opinione. »

« Quando si è così cattivi da non provare più rimorso, non si pecca dunque più.»

« Voi perseguitate dunque Arnauld senza rimorsi. »

Non ho fiducia in questa dottrina perché mi sembra troppo dolce, vista la malvagità che si dice sia in me.

« Perché non scegliete qualche grande eresia? »

« La scommessa. »

Non mi fido della loro unione viste le loro contraddizioni personali.

Prima di prendere posizione aspetterei che si accordino.

Per un amico avrei troppi nemici.

Non sono abbastanza erudito per rispondere loro.

« Pensavo che si potesse essere condannati per non avere avuto dei buoni pensieri, ma per credere che nessuno ne ha, questo mi è nuovo. »

« A cosa serve ciò?

Per consolare i giusti e salvare dalla disperazione?

No, perché nessuno può trovarsi nella condizione di ritenersi giusto. »

« Chamillard sarebbe eretico, cosa manifestamente falsa, perché ha scritto a favore di Arnauld. »

Anno 1647, grazia a tutti; nel 1650 fu più rara, ecc.

« Grazia di Cornet, di Lutero tutto, eccetto il vero ».

Se non ci fossero state nella Chiesa occasioni simili, ma io credo al mio curato.

Per poco che diventi scomoda, essi ne fanno altre [ grazie ], perché ne dispongono come di un'opera loro.

Uno solo dice il vero.

« Ad ogni occasione la sua grazia; ad ogni persona: una grazia per i potenti, una grazia per gli umili. »

Infine, Chamillard vi è così vicino che, se ci sono gradi per scendere nel nulla, ( questa grazia sufficiente ) è ora sul più vicino.

« Ridicolo essere eretici per questo. »

Non c'è nessuno che non ne fosse sorpreso, dal momento che non lo si è mai visto nella Scrittura, né nei Padri, ecc.

Da quando, padre mio, è un articolo di fede?

Al massimo da quando ci sono le parole: potere prossimo.

E credo che nascendo ha prodotto tale eresia e che è nato con questo solo scopo.

« La censura proibisce solo di parlare così di san Pietro, niente di più.

- Sono molto obbligato nei loro confronti. »

« Sono persone abili.

Temono che la lettera che si scrive ai provinciali … »

« Non valeva la pena per una parola. »

« Ingenuità puerile. »

« Lodato senza essere conosciuto. »

« Cattivi creditori. »

« Penso che sono degli stregoni. »

« Lutero tutto fuorché il vero. »

Membro eretico.

Unam sanctam.

Le Enluminures ci hanno fatto torto.

Un'affermazione è buona in un autore e cattiva in un altro.

- Sì ma ci sono dunque altre affermazioni cattive.

Vi sono persone che si piegano alla censura, altre alle ragioni, ma tutti alle ragioni.

Mi stupisco che non abbiate preso la via comune invece di quella secondaria, o meglio che non l'abbiate aggiunta.

Molteplicità delle grazie.

Traduttori giansenisti.

Sant'Agostino ne ha di più, a causa delle divisioni dei suoi nemici.

A parte la considerazione che si tratta di una tradizione ininterrotta di mille [ duecento anni ], concili, ecc.

Bisogna proprio che Arnauld abbia dei sentimenti ben cattivi per infettare quelli che abbraccia.

La censura procura loro questo bene, che quando li censureranno, la combatteranno dicendo che imitano i Giansenisti.

Che consolazione!

Nessun francese buon cattolico.

Le litanie.

Clemente VIII, Paolo V, censura.

Dio ci protegge visibilmente.

L'uomo è davvero insensato.

Non può fare un acaro.

Invece degli dei, la grazia per arrivarci.

741

« E ci si appresta a cacciare dalla Chiesa coloro che rifiutano questa ammissione. »

Tutti affermano che esse lo sono.

Arnauld, insieme ai suoi amici, dichiara di condannarle in se stesse, dovunque si trovino, di condannarle anche se si trovano in Giansenio.

Che anche se non ci fossero, ma il significato eretico di queste proposizioni, condannate dal papa, si trovasse in Giansenio, condannerebbe Giansenio.

Ma a voi non bastano queste affermazioni: voi volete che egli dichiari che queste proposizioni si trovano parola per parola in Giansenio.

Egli ha risposto che non può dichiararlo, non sapendo se sia vero, che le ha ricercate, insieme a un'infinità d'altre, senza mai trovarle.

Vi hanno pregato, voi e tutti gli altri, di citare le pagine in cui si trovano: mai nessuno l'ha fatto.

E tuttavia voi volete allontanarlo dalla Chiesa sulla base di questo rifiuto, benché egli condanni tutto ciò che essa condanna, per il solo motivo che egli non dichiara che alcune parole o un significato si trovino in un libro dove non li ha mai trovati, e dove nessuno vuole mostrarglieli.

In realtà, padre mio, è un pretesto così vano che forse mai ci fu nella Chiesa una procedura così strana, così ingiusta e così dispotica.

« La Chiesa può ben obbligare. »

« Clemente VIII: « Si quis dixerit »; che ad un eretico … »

Non è necessario essere un teologo per vedere che la loro eresia consiste solo nell'opporsi a voi; lo sperimento in me stesso, e se ne vede un'esperienza comune in tutti quelli che vi hanno attaccato.

I curati di Rouen giansenisti.

Voto di Caen.

Voi credete che i vostri scopi siano così onesti da farne oggetto di voto.

Due anni fa la loro eresia era la bolla.

L'anno scorso era interiore.

Sei mesi fa era totidem, ora è il significato.

Non vedo forse che non volete altro se non renderli eretici?

Santo Sacramento.

Vi ho attaccato parlando a favore di altri.

Siete davvero ridicoli a fare tanto rumore per le proposizioni.

Non è niente, bisogna capirlo.

Senza nomi, ma quando si seppe del vostro progretto, 70 si opposero.

Datare il decreto.

Affinché colui che non avevate potuto rendere eretico a causa delle sue parole, ecc.

« Come non mostrare che tutto ciò è dei vostri autori, anche le cose più orribili. »

Perché si sa tutto.

« Non avete altro da rispondere, e questo modo di provarlo? »

O sa che sì, o che no, o dubita, o peccatore o eretico.

Prefazione Villeloin.

Giansenio, Aurelio, Arnauld, Provinciali.

« Un corpo di dannati. »

« Si potrebbero aprire tutte le cassette delle elemosine di Saint-Merry senza che voi foste meno innocenti. »

« Dopo Pelagio, anche questo non è strano.

Falso diritto.

Baronius. »

« Per me, preferirei essere un bugiardo che, ecc. »

Che ragione ne avete?

Dite che sono giansenista, che Port-Royal sostiene le cinque proposizioni, che le sostengo anch'io.

Tre menzogne.

Considerando solo i pagani.

Quella stessa luce che rivela le verità soprannaturali, le rivela senza errore, mentre la luce che, ecc.

Come è possibile che il significato di Giansenio si trovi in proposizioni che non sono sue?

E vi prego di non venirmi a dire che non siete voi a muovere tutto ciò.

Risparmiatemi la risposta.

O ciò si trova in Giansenio o no.

Se si trova, eccolo per ciò condannato.

Altrimenti, perché volete farlo condannare?

Che si condanni solo una delle vostre proposizioni di Padre Escobar.

Terrò in una mano Escobar, nell'altra la censura, ne farò una questione formale.

Il papa non ha condannato due cose; egli ha condannato solo il significato delle proposizioni.

Direte che non l'ha condannato?

« Ma vi è racchiuso il senso di Giansenio », dice il papa.

Vedo bene che il papa l'ha pensato a causa dei vostri totidem, ma non l'ha affermato sotto pena di scomunica.

Come avrebbe potuto non crederlo, e con lui i vescovi francesi?

Voi dicevate totidem, ma non sapevano che potete dirlo anche se non fosse vero.

Impostori, non si era vista la mia quindicesima lettera.

742

Diana.

« Questo ci è molto utile. »

È ciò a cui serve Diana.

11. « È permesso non dare benefici che non hanno in carico anime ai più degni ».

Il Concilio di Trento sembra dire il contrario.

Ma ecco come lo prova: « Perché se fosse così, tutti i prelati si troverebbero in stato di dannazione, perché si comportano tutti in questo modo ».

11. « Il re e il papa non sono obbligati a scegliere i più degni.

Se così fosse, il papa e i re avrebbero una terribile responsabilità ».

21. E altrove: « Se questa opinione non fosse vera, i penitenti e i confessori avrebbero molto da fare, per questo penso che si debba seguirla nella pratica ».

22. E in un altro passo, quando mette le condizioni necessarie perché un peccato sia mortale, sono tante le circostanze che elenca, che a fatica su può peccare mortalmente, e dopo averlo stabilito, esclama: « Oh, com'è dolce e leggero il giogo del Signore! ».

11. E altrove: « Non si è obbligati a dare in elemosina il proprio superfluo per le comuni necessità dei poveri.

Se fosse vero il contrario, bisognerebbe condannare la maggior parte dei ricchi e dei loro confessori ».

Questi ragionamenti mi spazientivano quando dicevo al Padre: « Ma chi impedisce di dire che lo sono?

È ciò che ha previsto in questo passo, mi risponde, dove, dopo aver detto "Se questo fosse vero, i più ricchi sarebbero dannati ( 22 )", aggiunge: "A ciò Arragonio risponde che anch'essi lo sono e Baunez, gesuita, aggiunge inoltre che lo sono anche i loro confessori, ma io rispondo con Valentia, un altro gesuita, e altri autori, che ci sono più motivi per scusare i ricchi e i loro confessori" ».

Ero rapito da questo ragionamento quando mi finì con quest'altro: « Se questa opinione fosse vera riguardo alla restituzione, che restituzione ci sarebbe da fare! ».

« O padre mio », dissi, « che buona ragione! »

- « Oh », mi disse il padre, « ecco un uomo ragionevole! »

- « Oh, padre mio », risposi, « senza i vostri casuisti quanta gente sarebbe condannata!

Oh, come rendete larga la via che conduce al cielo!

Oh, quanta gente la trova!

Ecco un … ».

743

Nel suo linguaggio essa è tutta il corpo di Gesù Cristo, ma non può dire che essa è tutto il corpo di Gesù Cristo.

L'unione di due cose senza mutamento rende impossibile si possa dire che una diventa l'altra.

Così, l'anima unita al corpo.

Il fuoco al legno senza mutamento.

Ma ci vuole mutamento perché la forma dell'una divenga la forma dell'altra.

Così l'unione del Verbo all'umanità.

Poiché il mio corpo senza la mia anima non darebbe luogo al corpo di un uomo, dunque la mia anima, unita a una qualche materia, darà luogo al mio corpo.

Egli non distingue la condizione necessaria da quella sufficiente: l'unione è necessaria ma non sufficiente.

Il braccio sinistro non è il destro.

L'impenetrabilità è una proprietà del corpo.

Identità del numero riguardo allo stesso tempo esige l'identità della materia.

Così, se Dio unisse la mia anima al corpo di un cinese, lo stesso corpo idem numero sarebbe in Cina.

Lo stesso fiume che scorre là è idem numero quello che corre nello stesso tempo in Cina.

744

Part. l, 1.2, c. I, S.

« Congettura.

Non sarà difficile far discendere ancora di un grado e farla sembrare ridicola. »

Cosa c'è di più assurdo che affermare che i corpi inanimati hanno delle passioni, delle paure, che corpi insensibili, senza vita, anzi incapaci di vita, abbiano delle passioni che presuppongono almeno un'anima sensitiva per accoglierle?

Di più, che l'oggetto di questo orrore sarebbe il vuoto?

Cosa c'è nel vuoto che possa far loro paura?

Cosa c'è di più volgare e ridicolo?

Ma non è tutto.

Che essi abbiano in se stessi un principio di movimento per evitare questo vuoto!

Hanno forse delle braccia, delle gambe, dei muscoli, dei nervi?

Si non indica l'indifferenza.

Malachia.

Isaia.

Isaia: « Si volueris, ecc. ».

« In quacumque die ».

745

« Cosa avete guadagnato accusandomi di scherzare sulle cose sacre?

Non ci guadagnerete di più accusandomi di menzogna. »

« Non ho detto tutto, ve ne accorgerete. »

Non sono affatto eretico.

Non ho difeso le cinque proposizioni.

Voi lo affermate ma non lo provate.

Affermo che lo avete detto e lo provo.

Vi dico che siete degli impostori.

Ve lo provo.

E che voi non lo nascondete, con insolenza.

Brisacier, Meynier, d'Alby.

E che lo autorizzate: « Elidere ».

Quando pensavate che Puys fosse nemico della Compagnia, egli era un indegno pastore della sua chiesa, ignorante, eretico, in cattiva fede; poi è diventato un pastore degno, in buona fede e di buoni costumi.

Calunniare, haec est magna caecitas cordis.

Non vedere il male, haec est major caecitas cordis.

Difenderlo invece di confessarlo come un peccato, tunc hominem concludit profunditas iniquitatis, ecc.

230. Prosper.

L'alta nobiltà durante le guerre civili si divide.

E così voi nella guerra civile degli uomini.

« Lo voglio dire proprio a voi, perché abbia più forza. »

« Sono certo del consenso di quelli che esaminano i libri, ma quelli che leggono solo i titoli, e sono la maggior parte, potrebbero credervi sulla parola, non [ supponendo ] che dei religiosi siano impostori.

I nostri hanno smesso di credervi con i falsi decretali.

Bisogna disilludere gli altri con l'elidere. »

« Ex senatus consultis et plebiscitis ».

Chiedere passi simili.

Sono ben contento che pubblichiate la stessa cosa che pubblica lui.

« Ex contentione ».

San Paolo.

Elidere.

Caramuel.

Voi mi minacciate.

Poiché non avete toccato che questo punto, tutto il resto è approvato.

Me causam fecit.

« Non è che non veda come siete imbarazzati, perché se voleste ritrattare, si potrebbe, ma, ecc. »

I santi sottilizzano per trovarsi colpevoli e accusare anche le azioni migliori, questi sottilizzano per scusare le peggiori.

Non pretendete che questo finisca in disputa.

Le vostre opere saranno stampate integralmente, e in francese; tutti verrano chiamati a giudicare.

Un edificio pur bello all'esterno, ma su cattive fondamenta, i pagani dotti lo costruivano, e il diavolo inganna gli uomini con questa apparente somiglianza fondata su un fondamento diversissimo.

Mai è toccata ad un uomo una causa buona come la mia, e mai altri hanno offerto, come voi, appigli migliori.

Le persone di mondo non credono di trovarsi sulla buona strada.

Più rilevano la debolezza della mia persona, più autorizzano la mia causa.

Voi dite che sono eretico.

È lecito

E se non temete che gli uomini facciano giustizia, non temete neppure che Dio mi renda giustizia?

Sentirete la forza della verità e le cederete.

Prego che mi si faccia la giustizia di non credere più a loro sulla parola.

Bisognerebbe costringere il mondo a credervi sotto pena di peccato mortale.

Elidere.

È bene credere in modo temerario alle maldicenze.

« Non credebant temere calumniatori ».

Sant'Agostino.

« Fecitque cadendo unique me cadere » con la massima della maldicenza.

In un simile accecamento c'è qualcosa di soprannaturale.

« Digna necessitas ».

Sono solo contro trentamila?

Per niente.

Tenetevi voi la Corte, la menzogna, io la verità.

È tutta la mia forza.

Se la perdo sono perduto, non mancherò di accusatori e di punitori.

Ma io ho la verità e vedremo chi la spunterà.

Io non merito di difendere la religione, ma voi non meritate di difendere l'errore.

E spero che Dio, nella sua misericordia, non guardando al male che è in me e guardando al bene che è in voi, ci farà la grazia che la verità non soccomba tra le mie mani e che la menzogna non …

« Mentiris impudentissime ».

230. Difenderlo è peccato estremo.

Elidere.

340. 23. L'ora dei malvagi.

« Doctrina sua noscetur vir ».

66. « Labor mendacii ».

80. Elemosina.

Falsa pietà, peccato doppio.

746

B. Voi ignorare le profezie se non sapete che tutto ciò si avvererà: principi, profeti, papa, e anche i preti, e tuttavia la Chiesa deve sopravvivere.

Per grazia di Dio non siamo ancora arrivati a tanto.

Guai a quei preti.

Ma speriamo che Dio ci conceda la misericordia di non arrivarci.

Il Pietro, c. Il: falsi profeti del passato immagini del futuro.

È proprio necessario, disse il fogliante, che questo non sia così certo, perché la contestazione testimonia l'incerterzza.

Sant'Atanasio, san Crisostomo.

La morale.

Gli infedeli.

I Gesuiti non hanno reso la verità incerta, ma hanno reso certa la loro empietà.

La contraddizione è sempre stata lasciata per accecare i cattivi, perché tutto quello che colpisce la verità o la carità è cattivo.

Ecco il vero principio.

748

È indifferente per il cuore umano credere che la Trinità abbia tre o quattro persone, ma non, ecc.

Da ciò dipende che essi si scaldano per sostenere una e non l'altra.

È bene fare una cosa ma non si deve trascurare l'altra, lo stesso Dio che ci ha detto, ecc.

E così chi crede solo a una ma non all'altra, non ci crede perché l'abbia detto Dio, ma perché il suo desiderio non lo rinnega ed è molto facile consentirvi, e avere così senza fatica una testimonianza della sua coscienza che gli …

È una falsa testimonianza.

Lettera sull'insediamento violento dei Gesuiti dovunque.

Accecamento soprannaturale.

Questa morale che ha come nemico un Dio crocifisso.

Ecco chi ha fatto voto di obbedire « tanquam Christo ».

La decadenza dei Gesuiti.

La nostra religione, che è tutta divina.

Un casuista specchio.

Se lo trovate buono è buon segno.

È una cosa strana che non ci sia modo per dare loro un'idea della religione.

Un Dio crocifisso.

Scatenando questa faccenda, passibile di punizione, dello scisma, saranno puniti.

Che sconvolgimento: i fanciulli abbracciandolo amano i corruttori.

I nemici li aborrono.

Noi siamo i testimoni.

Per la moltitudine dei casuisti, importa così poco che sia motivo di accusa contro la Chiesa, che al contrario è un motivo di lamento della Chiesa.

E affinché non siamo sospetti.

Come gli Ebrei che portano i libri, che non sono sospetti ai Gentili, essi ci portano le loro Costituzioni.

749

Così che, se da una parte è vero che alcuni religiosi lassisti e alcuni casuisti corrotti, che non fanno parte della gerarchia, sono stati complici di queste corruzioni, è pacifico dall'altra che i veri pastori della Chiesa, che sono i veri depositari della parola divina, l'hanno conservata immutabile contro gli sforzi di quelli che hanno deciso di rovinarla.

E così i fedeli non hanno alcun pretesto per seguire queste rilassatezze, che vengono proposte loro solo dalle mani estranee dei casuisti, al posto della santa dottrina, che è presentata loro dalle mani paterne dei loro pastori.

E gli empi e gli eretici non hanno alcun motivo di prendere questi abusi come segni del venir meno della provvidenza divina verso la sua Chiesa, perché, coincidendo realmente la Chiesa con il corpo della gerarchia, è così poco possibile, dallo stato presente delle cose, concludere che Dio l'abbia abbandonata alla corruzione, che mai più di oggi è evidente come Dio la protegge in modo visibile dalla corruzione.

Perché se alcuni di questi uomini, che per una straordinaria vocazione hanno fatto voto di uscire dal mondo e di prendere l'abito religioso per vivere in una condizione più perfetta dei cristiani comuni, sono caduti in perversioni che fanno orrore ai comuni cristiani, e tra noi sono diventati ciò che i falsi profeti erano tra gli Ebrei, si tratta in verità di una sventura personale e individuale che bisogna deplorare, ma da cui non si può arguire niente contro la sollecitudine di Dio per la sua Chiesa, perché tutte queste cose sono così chiaramente predette, e da tanto tempo è stato annunciato che queste tentazioni sarebbero sorte da parte di gente simile, che quando se ne è a conoscenza, si vede in ciò piuttosto dei segni dell'azione divina, che del suo oblio nei nostri confronti.

750

Bisogna ascoltare le due parti; a questo sono stato attento.

Quando si è dato ascolto a una parte sola, si sta sempre con quella parte, ma quella contraria fa cambiare; qui, al contrario, il gesuita conferma.

Non ciò che fanno, ma ciò che dicono.

Si grida solo contro di me.

È quello che voglio.

So a chi renderne conto.

Gesù Cristo è stato pietra di scandalo.

Condannabile, condannato.

Politica.

Abbiamo trovato due ostacoli al progetto di aiutare gli uomini: uno, dalle leggi interiori del Vangelo, l'altro, dalle leggi esteriori dello Stato e della religione.

Delle prime siamo noi i padroni; le altre, ecco come abbiamo fatto: amplianda, restringenda, a majori ad minus.

Junior.

Probabile.

Se ragioni tanto malvage come queste sono probabili, tutto lo sarà: Prima ragione: « Dominus actuum conjugalium ».

Molina.

Seconda ragione: « Non potest compensari ».

Lessius.

Opporre, non delle massime sante, ma quelle abominevoli.

Ragionano come quelli che insegnano a mezzogiorno che è mezzanotte.

Bauny incendiario di granai.

Mascarenhas, Concilio di Trento, per i preti in peccato mortale: « Quam primum ».

751

Invano la Chiesa ha fissato le parole anatemi, eresie, ecc.

Ci se ne serve contro di essa.

752

Differenza tra pranzare e cenare.

In Dio la parola non è diversa dall'intenzione, perché egli è vero, né la parola è diversa dall'effetto, perché egli è potente, né i mezzi sono diversi dall'effetto, perché egli è saggio.

Bernardo, Ult. serm. in Missus.

Agostino, V, De civitate Dei, 10.

Questa regola è generale: Dio può tutto, tranne le cose che se fossero in suo potere gli impedirebbero di essere onnipotente, come morire, essere ingannato, ecc., mentire, ecc.

Più evangelisti per la conferma della verità.

La loro dissomiglianza utile.

Eucarestia dopo la Cena.

Verità dopo figura.

Rovina di Gerusalemme, figura della rovina del mondo, quarant'anni dopo la morte di Gesù.

Gesù non sa come uomo o come inviato.

Matteo 24,36.

Gesù condannato dagli Ebrei e dai Gentili.

Gli Ebrei e i Gentili, in figura nei due figli.

Agostino, 20, De civitate Dei, 29

753

« Operate la vostra salvezza con timore ».

Poveri della grazia.

« Petenti dabitur ».

Dunque è in nostro potere chiedere.

- Al contrario: dunque non è, perché è l'ottenerlo, pregarlo non lo è.

Poiché la salvezza non è in nostro potere, ma ottenerla sì, la preghiera non è in nostro potere.

Il giusto non dovrebbe dunque più sperare in Dio, perché non deve sperare, ma sforzarsi di ottenere ciò che domanda.

Concludiamo dunque, poiché l'uomo è incapace ora di usare questo potere prossimo e Dio non vuole che per questo egli si allontani da lui, solo per un potere efficace non si allontana.

Dunque quelli che si allontanano non hanno questo potere con cui non ci si allontana da Dio, mentre quelli che non si allontanano hanno questo potere efficace.

Dunque quelli che, avendo perseverato un po' di tempo nella preghiera per mezzo di questo potere efficace, cessano di pregare, mancano di questo potere efficace.

E pertanto, in questo senso, Dio abbandona per primo.

754

Firma.

Così i Gesuiti o fanno abbracciare i loro errori o fanno giurare che li si abbraccerà, e fanno cadere nell'errore o nello spergiuro, e fanno marcire o la mente o il cuore.

Altri frammenti

755

Come negli Stati la pace ha per scopo solo quello di conservare al sicuro le ricchezze dei popoli, così nella Chiesa la pace ha per scopo solo quello di conservare al sicuro la verità, che è la sua ricchezza e il tesoro dove è il suo cuore.

E come lasciare entrare in uno Stato, senza opporsi, gli stranieri per saccheggiare, nel timore di turbare la tranquillità ( perché la pace, giusta e utile solo in relazione alla sicurezza dei beni, diventa ingiusta e dannosa se li trascura, mentre la guerra, che li può difendere, diventa giusta e necessaria ); così nella Chiesa, quando la verità viene offesa dai nemici della fede, quando la si vuole strappare dal cuore dei fedeli per farvi regnare l'errore, rimanere allora in pace vorrebbe dire servire la Chiesa o tradirla?

Significherebbe difenderla o rovinarla?

E non è forse evidente che, se è un crimine turbare la pace dove regna la verità, è anche un crimine rimanere in pace quando si distrugge la verità?

C'è dunque un tempo in cui la pace è giusta e un altro in cui è ingiusta.

È scritto: « C'è un tempo di pace e un tempo di guerra », ed è l'interesse della verità a distinguerli.

Ma non c'è un tempo della verità e un tempo dell'errore, ma al contrario c'è scritto che « la verità di Dio rimane in eterno »; per questo Gesù Cristo, che dice di essere venuto per portare la pace, dice anche di essere venuto per portare la guerra; ma non dice di essere venuto a portare la verità e la menzogna.

La verità è dunque la prima norma e l'ultimo fine delle cose.

756

Spesso gli uomini scambiano l'immaginazione per il cuore: e credono di essere convertiti perché pensano di convertirsi.

757

L'ultima cosa che si trova facendo un'opera è sapere ciò che bisogna mettere per primo.

758

La natura dell'amor proprio e dell'io umano consiste nell'amare solo sé e nel considerare solo sé.

Ma cosa potrà fare?

Non saprebbe impedire che l'oggetto che ama sia pieno di difetti e di miseria; vuole essere grande e si vede piccolo; vuole essere felice e si vede miserabile; vuole essere perfetto e si vede pieno d'imperfezioni; vuole essere l'oggetto dell'amore e della stima degli uomini e vede che i suoi difetti gli procurano solo la loro avversione e il loro disprezzo.

La confusione in cui si trova produce in lui la più ingiusta e la più criminale passione che sia possibile immaginare; perché concepisce un odio mortale contro questa verità che lo ammonisce e lo convince dei suoi difetti.

Desidererebbe annientarla ma, non potendo distruggerla in se stessa, per quanto gli è possibile, la distrugge nella propria conoscenza e in quella degli altri; ciò vuol dire che mette ogni cura nel nascondere i propri difetti agli altri e a se stesso, e che non sopporta che glieli si facciano vedere né che li si veda.

È certo un male essere pieno di difetti; ma è un male ancora più grande esserne pieno e non volerli riconoscere, perché significa aggiungervi anche quello di un'illusione volontaria.

Noi non vogliamo che gli altri ci ingannino: non troviamo giusto che essi vogliano essere stimati da noi più di quanto non meritino: dunque non è neppure giusto che noi li inganniamo e che vogliamo che ci stimino più di quanto meritiamo.

Così, quando essi scoprono solo quelle imperfezioni e quei vizi che effettivamente abbiamo, è evidente che non ci fanno torto, perché non ne sono essi la causa, e anzi ci fanno del bene, perché ci aiutano a liberarci da un male, che è l'ignoranza di queste imperfezioni.

Non dobbiamo arrabbiarci perché le conoscono e ci disprezzano, essendo giusto e che ci conoscano per quello che siamo, e che ci disprezzino se siamo spregevoli.

Ecco i sentimenti che nascerebbero da un cuore che fosse pieno di equità e di giustizia.

Cosa dire dunque del nostro, vedendovi una disposizione assolutamente contraria?

Non è forse vero che noi odiamo la verità e quelli che ce la dicono, e preferiamo che si ingannino a nostro favore, e vogliamo essere considerati da loro diversi da quello che siamo?

Ed ecco una prova che mi fa orrore.

La religione cattolica non obbliga a rivelare i propri peccati indifferentemente a tutti; essa tollera che si rimanga celati a ogni altro uomo; tranne uno, a cui ordina di rivelare il fondo del proprio cuore e di farsi vedere per quello che si è.

C'è un solo uomo al mondo che essa ci ordina di disilludere, e lo obbliga a un segreto inviolabile che rende questa sua conoscenza come se non ci fosse.

Si può immaginare qualcosa di più misericordioso e più dolce?

Ma tuttavia l'uomo è così corrotto da trovare questa legge ancora dura; ed è uno dei motivi principali per cui gran parte dell'Europa si è ribellata alla Chiesa.

Com'è ingiusto e irragionevole il cuore dell'uomo se trova cattivo che si obblighi a fare davanti a un uomo ciò che sarebbe giusto, in qualche modo, fare davanti a tutti gli uomini!

È forse giusto che noi li inganniamo?

Ci sono gradi diversi in questa avversione per la verità; ma si può dire che essa si trova in tutti in qualche misura, perché inseparabile dall'amor proprio.

È questa sensibilità malvagia ad obbligare quelli che si trovano nella necessità di ammonire gli altri a scegliere tante astuzie e accomodamenti per evitare di urtarli.

È necessario che essi sminuiscano le nostre manchevolezze, mostrando di scusarle, che vi mescolino lodi e attestati di benevolenza e di stima.

Con tutto ciò, questa medicina non cessa d'essere amara per l'amor proprio.

Ne prende il meno possibile e sempre con disgusto, e spesso anche con un segreto dispetto contro coloro che gliela porgono.

Da questo deriva che, se qualcuno ha qualche interesse ad essere amato da noi, si guarda dal renderci un servizio che sa esserci sgradevole; ci tratta come vogliamo essere trattati: noi odiamo la verità, ce la nasconde; vogliamo essere adulati, ci adula; ci piace essere ingannati, ci inganna.

Questo fa sì che ogni gradino di quel successo che ci fa avanzare nella società ci allontana maggiormente dalla verità, perché temiamo in modo particolare di ferire quelli la cui amicizia ci è più utile e l'ostilità più dannosa.

Un principe sarà la favola di tutta l'Europa, e solo lui non ne saprà niente.

Non me ne stupisco: dire la verità è utile a colui a cui la si dice, ma svantaggioso per coloro che la dicono, perché si fanno odiare.

Ora, quelli che vivono con i principi antepongono i loro interessi a quelli del principe che servono; e così, si guardano bene dal procurargli un vantaggio nuocendo a se stessi.

Questo male è certamente più grave e più comune presso gli uomini di condizione più elevata; ma anche i più umili non ne sono esenti, perché c'è sempre qualche motivo per farsi amare dagli uomini.

Così la vita umana non è che una perpetua illusione; non si fa altro che ingannarsi e adularsi.

Nessuno parla di noi in nostra presenza come fa quando siamo assenti.

I legami tra gli uomini si fondano esclusivamente su questo mutuo inganno; e ben poche amicizie resisterebbero se ciascuno sapesse ciò che l'amico dice di lui quando non c'è, benché ne parli allora sinceramente e senza passione.

L'uomo dunque non è che maschera, menzogna e ipocrisia, per se stesso e riguardo agli altri.

Non vuole che gli si dica la verità.

Evita di dirla agli altri; e tutte queste inclinazioni, così lontane dal giusto e dalla ragione, hanno una radice naturale nel suo cuore.

759

Il Signore de Roannez diceva: « Le ragioni mi vengono dopo, ma sul momento una cosa mi piace o mi urta senza saperne il motivo, e tuttavia mi urta per quella ragione che scopro solo in seguito ».

Ma io penso che quella cosa non urta per le ragioni che si trovano in seguito, ma che quelle ragioni si trovano solo perché quella cosa urta.

760

Solo la morte improvvisa è da temere, per questo presso i nobili vivono i confessori.

761

… Ora, la probabilità è necessaria per le altre massime, come per quella di Lamy e [ del ] calunniatore.

« A fructibus eorum … ».

- Giudicate la loro fede dalla loro morale.

La probabilità è poco senza i mezzi corrotti, e i mezzi non sono niente senza la probabilità.

Fa piacere essere certi di poter fare bene e di saper fare bene: « Scire et posse ».

La grazia e la probabilità lo danno, perché si può rendere conto a Dio, secondo i loro autori.

762

Bisogna far sapere agli eretici, che si fanno forti della dottrina dei Gesuiti, che essa non è quella della Chiesa … la dottrina della Chiesa; e che le nostre divisioni non ci separano dall'unità.

763

Se essendo divisi noi condannassimo, avreste ragione.

L'uniformità senza diversità inutile agli altri, la diversità senza uniformità rovinosa per noi.

- Una nociva all'esterno, l'altra all'interno.

764

… Ma è impossibile che Dio sia mai la fine, se non è il principio.

Si alza lo sguardo, ma ci si appoggia sulla sabbia: e la terra si sfalderà, e si cadrà guardando il cielo.

765

I Gesuiti.

- I Gesuiti hanno voluto conciliare Dio al mondo, guadagnando solo il disprezzo di Dio e del mondo.

Perché, dal punto di vista della coscienza, questo è evidente; e dal punto di vista del mondo, essi non sono buoni cabalisti.

Hanno del potere, come ho spesso detto, ma nei confronti di altri religiosi.

Godranno del credito per far costruire una cappella e avere una stazione di giubileo, non per far avere dei vescovadi, dei governatorati.

Nel mondo, quella dei monaci è una posizione fragile, come ammettono essi stessi ( Padre Brisacier, Bendettini ).

Tuttavia … vi piegate davanti a quelli più potenti, e opprimete con tutto il vostro piccolo credito quelli che hanno meno intrallazzi di voi nel mondo.

766

Corrompendo i vescovi e la Sorbona, se non hanno ottenuto il vantaggio di rendere giusto il loro giudizio, hanno ottenuto di rendere ingiusti i loro giudici.

E così, quando per questo in futuro saranno condannati, diranno ad hominem che sono ingiusti, rifiutando così il loro giudizio.

Ma questo non serve a niente.

Perché, dal momento che non possono concludere che i Giansenisti sono condannati a ragione, per il solo motivo che sono condannati, allo stesso modo non potranno allora concludere di essere ingiustamente condannati perché lo saranno da giudici corruttibili.

La loro condanna sarà giusta, non perché sarà formulata da giudici sempre giusti, ma da giudici giusti in questo; ciò verrà mostrato con altre prove.

767

Essendo le due principali preoccupazioni della Chiesa la conservazione della pietà dei fedeli e la conversione degli eretici, siamo oppressi dal dolore nel vedere le fazioni che oggi introducono errori tali da chiudere per sempre l'accesso degli eretici alla nostra comunione e corrompere mortalmente ciò che ci resta di persone pie e cattoliche.

Questo attacco odierno così sfacciato contro le verità più importanti della religione dal punto di vista della salvezza, non solo ci riempie di dispiacere, ma anche di spavento e di timore, perché, oltre a ciò che ogni cristiano deve provare davanti a questi disordini, in più noi abbiamo il dovere di porvi rimedio e d'impiegare l'autorità che Dio ci ha dato per far sì che i popoli che ci ha affidato, ecc.

768

Annat.

Egli fa il discepolo senza ignoranza e il maestro senza presunzione.

769

Tutto intero lo stuolo dei loro casuisti non può confermare la coscienza nell'errore, e per questo è importante scegliere delle buone guide.

Così, essi saranno doppiamente colpevoli: e per aver seguito delle vie che non dovevano seguire, e per aver dato ascolto a dei dottori che non dovevano ascoltare.

770

È buona cosa portare persone interiormente rinnovate dalla grazia a fare opere di pietà e di penitenza proporzionate alle loro possibilità, perché entrambe le cose sono conservate dal rapporto che c'è tra la bontà delle opere e lo spirito con cui sono fatte.

Quando si costringe qualcuno che non è ancora stato rinnovato interiormente a fare delle opere di pietà e di penitenza straordinarie, si guasta una cosa e l'altra, la malvagità dell'uomo corromperà le opere, e le opere schiacceranno la debolezza dell'uomo che non sarà capace di sopportarle.

È un cattivo segno vedere una persona diventare attiva fin dall'istante della conversione.

L'ordine della carità è di mettere radici nel cuore prima di produrre esteriormente le buone opere.

771

Sento in me una malvagità che m'impedisce di concordare con Montaigne quando dice che la vivacità e l'energia s'indeboliscono in noi con l'età.

Non vorrei che avvenisse.

Ho invidia di me stesso.

Quell'io di vent'anni non sono più io.

772

Il sonno è l'immagine della morte, dite; ma io dico che è piuttosto l'immagine della vita.

773

Aristotele, che ha scritto un Trattato dell'anima, secondo Montaigne non parla che degli effetti dell'anima, cosa che nessuno ignora; ma non dice niente della sua essenza, della sua origine, della sua natura, che sono proprio le cose che si vorrebbero sapere.

774

Ci si ritira e si sta nascosti otto mesi in campagna per viverne quattro nello sfarzo della Corte.

775

« Non c'è piacere per me », dice Montaigne, « che abbia sapore se non posso comunicarlo agli altri »: segno di quanto l'uomo consideri l'uomo.

776

La Scrittura rimanda l'uomo alle formiche: gran segno della sua natura corrotta.

Che bello vedere il padrone del mondo indirizzato alle bestie, come maestre di saggezza!

777

Chi s'accorge di aver detto o fatto una sciocchezza, pensa sempre che sarà l'ultima.

Lungi dal concludere che ne farà molte altre, ritiene che questa gli impedirà di farne.

778

I filosofi della Scuola parlano della virtù e i retori dell'eloquenza senza conoscerle.

Presentate agli uni un uomo veramente virtuoso ma non appariscente, e agli altri un discorso pieno di bellezze naturali ma senza fronzoli: non li capiranno.

779

Non trovo niente di più facile che definire tutto ciò un romanzo.

Ma non trovo niente di più difficile che rispondervi.

780

Perché Dio non si mostra?

- Ne siete degno? - Sì.

- Siete davvero presuntuoso, e dunque indegno. - No.

- Dunque ne siete indegno.

781

Dio è nascosto.

Ma si lascia trovare da quelli che lo cercano.

Ci sono sempre state tracce visibili di lui in ogni tempo.

Le nostre sono le profezie.

Altri tempi ne hanno avute altre.

Tutte queste prove hanno legami fra loro.

Se una è vera, anche l'altra lo è.

Così ogni epoca, avendo avuto quelle che le erano proprie, attraverso loro ha conosciuto le altre.

Quelli che hanno visto il diluvio hanno creduto nella creazione e nel Messia che sarebbe venuto.

Quelli che hanno visto Mosè, hanno creduto nel diluvio e nel compiersi delle profezie.

E noi che vediamo il compiersi delle profezie dobbiamo credere nel diluvio e nella creazione.

Fine

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