Summa Teologica - I |
6 - Diciamo subito che la visione tomistica dell'universo visibile non ha niente di particolare, cioè niente che la differenzi sostanzialmente dalle idee correnti nel secolo XIII. S. Tommaso non è un naturalista, non è un « filosofo » sul tipo del suo maestro Alberto Magno, o del francescano Ruggero Bacone.
In fatto di scienze: naturali la sua cultura non va oltre i testi di Aristotele, di Avicenna e di Averroè.
Quando nelle sue argomentazioni si appella alle nozioni di scienze naturali, si limita a riferire le loro opinioni: « ut philosophi dicunt … ».
Ma, anche senza volerlo, la concezione dell'universo fisico doveva necessariamente trasparire dalle sue espressioni, e ripercuotersi in maniera favorevole o sfavorevole sulla sua sintesi teologica e filosofica.
E chi è preoccupato di interpretare esattamente il pensiero di S. Tommaso non può ignorare il suo retroscena mentale.
Tracceremo perciò brevemente, e quasi schematicamente, la cosmologia dell'Aquinate, che in sostanza coincide con quella dantesca.
7 - Astronomia.
L'universo viene concepito come un insieme di sfere concentriche: la sfera più bassa è il nostro pianeta, che è considerato centro fisso del mondo materiale.
La terra è circondata da sette cieli, in forma di sette sfere, in continuo movimento di rotazione su se stessi.
La loro materia è inalterabile solida e diafana.
Incastonati su di essi troviamo i « luminari », sole e pianeti; il movimento delle sfere è assicurato dai motori trascendenti, cioè dagli angeli.
Al disopra dei sette cieli mobili si trova il cielo immobile delle stelle fisse, alla cui periferia i teologi collocavano l'empireo.
Complessivamente abbiamo perciò nove sfere, la più piccola delle quali era la terra, la più grande sarebbe stata l'empireo che veniva considerato dai teologi come la sede dei beati.
- Alle nove sfere fanno riscontro i nove ordini o cori angelici.
Ma non sembra che S. Tommaso abbia sottolineato questa coincidenza.
La luce è l'unica energia fisica che stabilisce con evidenza i contatti tra tutto il mondo corporeo.
In connessione con essa i corpi superiori sono in grado di esercitare altri influssi sulla terra, sia sui corpi anorganici, che sui corpi viventi.
8 - La materia e i quattro elementi.
Mentre i cieli sono composti di materia incorruttibile, il nostro pianeta è il campo delle trasformazioni sostanziali.
La materia si trova qui spartita nei quattro elementi ( terra, acqua, aria e fuoco ), a ognuno dei quali è assegnato un « luogo naturale ».
La terra è in basso o tende al basso, verso il centro; sopra di essa ha il suo luogo naturale l'acqua.
L'aria sovrasta i due primi elementi.
Intorno al globo terraqueo, molto in alto e in condizione di invisibilità troviamo il luogo naturale del fuoco.
Questi quattro elementi entrano di continuo in composizione nella formazione di tutti gli esseri corporei corruttibili, viventi e non viventi.
Sebbene ogni corpo « elementare » conservi sempre la virtualità degli elementi che lo compongono, esso tuttavia non ha che una sola forma sostanziale.
E di fronte alle infinite forme che possono succedersi negli elementi, bisogna saper scorgere, come sostrato radicale, la materia prima.
Qui il naturalista deve cedere il passo al metafisico; poiché soltanto a quest'ultimo spetta il compito di studiare l'ontogenesi.
E il metafisico in ogni trasformazione sostanziale scorge tre momenti dialettici: materia, forma e privazione.
- Per non ripeterci rimandiamo i nostri lettori alla Introd. Gen., « Le XXIV Tesi », nn. 165-167.
9 - Genetica e fisiologia.
Sebbene il termine generatio sia applicato alla produzione naturale di ogni essere corporeo, esso tuttavia si applica in maniera specialissima alla genesi dei viventi.
Come tutti gli antichi, il Dottore Angelico ammette la generazione spontanea, che dipende a suo avviso dall'influsso dei corpi celesti su una materia disposta, cioè sulla « putrefazione ».
Gli animali perfetti hanno invece una generazione sessuale.
In quest'ultimo caso la potenza attiva e quella passiva, in ordine alla generazione, risiedono in due soggetti distinti, e cioè nell'elemento maschile e in quello femminile.
L'elemento attivo è considerato senz'altro come il seme, cioè « come un tutto in potenza, avente in sé la virtù di produrre tutto il corpo » ( q. 119, a. 2 ).
L'elemento femminile sarebbe soltanto una « corpulenta substantia », vale a dire una materia organica piuttosto informe.
- I fisiologi del secolo XIII non potevano certo riscontrare sperimentalmente, come si è potuto fare in seguito alla scoperta del microscopio, che il vero seme dell'essere vivente è l'ovulo fecondato.
10 - Il moto e la trasmissione dell'energia.
Ancora più rudimentali sono le idee dell'Aquinate intorno alla cinematica.
Nell'antichità non si conosceva affatto il moto d'inerzia.
Per tale motivo si credeva appunto indispensabile per ogni sfera celeste un motore trascendente.
La terra sarebbe stata immobile, mentre i cieli avrebbero rotato senza posa, dando origine, con le variazioni e le combinazioni dei loro movimenti, al succedersi delle stagioni, e alla varietà dei loro misteriosi influssi.
Al moto locale è indirettamente connessa la propagazione delle energie fisiche: luce e calore specialmente.
La luce avrebbe avuto una propagazione istantanea; e, per darne una qualche giustificazione, si ricorreva a teorie più o meno ingegnose.
S. Tommaso pensava che essa non fosse proiettata dalla sorgente luminosa sugli oggetti, e quindi sulle particelle stesse dell'atmosfera, qualunque ne fosse la natura e la composizione; ma la riteneva essenzialmente legata all'aria, che, per essere diafana, avrebbe avuto una potenzialità naturale a questa sua forma accidentale.
Al sorgere di un principio luminoso tutta l'aria si illumina d'attorno, assume cioè la nuova forma: e l'acquisto di una nuova forma è indiscutibilmente un fenomeno istantaneo.
Per la trasmissione del calore la cosa è ancora più semplice.
Il contatto tra i corpi rende facile il passaggio di un'energia da un soggetto a un altro.
Ma da un punto di vista speculativo il fenomeno è più complesso di quanto possa sembrare.
Democrito aveva pensato a una trasmissione di atomi: ipotesi che con molta buona volontà si può considerare come un'anticipazione della teoria corpuscolare.
S. Tommaso la respinge energicamente ( cfr. q. 115, a. 1 ).
Ma respinge addirittura con ironia le pretese di coloro, che negavano la trasmissione di ogni energia, basandosi sul famoso argomento di don Ferrante, di manzoniana memoria: « un accidente non può passare da soggetto a soggetto ».
Ecco le sue insostituibili espressioni: « É ridicolo affermare che un corpo non può agire per il fatto che un accidente non passa da soggetto a soggetto.
Infatti si dice che un corpo riscalda l'altro corpo non perché l'identico calore del corpo incandescente passa sul corpo che viene riscaldato; ma perché in virtù del calore del corpo incandescente si produce nel corpo che si scalda un calore numericamente diverso, che prima si trovava in esso solo potenzialmente.
Infatti un agente naturale non può trasferire la propria forma su un soggetto diverso: ma può ridurre dalla potenza all'atto un soggetto paziente » ( 3 Coni. Gent., c. 79 ).
Anche se la posizione di S. Tommaso non è così ingenua, come pensano dei critici superficiali, è certo che la fisica moderna è ben lontana da queste concezioni medioevali.
- Ma non c'è da stupirsi affatto che il Dottore Angelico abbia accettato simili teorie.
Desta invece non poca meraviglia il constatare che, nonostante l'enorme progresso delle scienze positive, egli abbia sempre tanto da insegnare, anche a proposito di problemi filosofici e teologici, intimamente connessi con le nozioni delle scienze naturali.
P. TITO S. GENTI O. P.
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