Summa Teologica - I |
Di argomento in argomento ci siamo allontanati, sembra, dal tema dell'immagine.
Non è però che un'impressione, poiché, ora lo si capisce bene, se l'anima diventa simile al suo modello divino nell'attività pervasa di grazia della sua conoscenza e del suo amore di Dio, è mediante questa stessa attività che Egli viene ad abitare in essa e che questa, a un grado inimmaginabile, fa l'esperienza della sua prossimità e della sua dolcezza.
Per quanto sia cosciente della necessità della saggezza teologica, che sola permette di esprimersi correttamente, Tommaso senza rinunciarvi impiega dunque il vocabolario dell'esperienza, che gli sembra il solo appropriato a suggerire qualcosa di questa totalità appagante in cui l'affettività si unisce necessariamente all'intelligenza, poiché Dio non è conosciuto soltanto come vero, ma anche come bene.
Il termine del processo sarà raggiunto solamente allorquando all'immagine per conformità di grazia sarà seguita l'immagine per conformità di gloria.
Tommaso considera ciò come esigito dalla definizione stessa dell'immagine: « L'immagine implica una somiglianza che giunga in qualche modo a rappresentare i tratti specifici [ del modello ].
Occorre perciò che l'immagine della Trinità nell'anima sia riscontrata sotto un aspetto che rappresenti le Persone divine con una rappresentazione specifica, nella misura in cui ciò è possibile alla creatura.
Ora, come già abbiamo visto, le Persone divine si distinguono: secondo la processione del Verbo a partire da colui che lo proferisce, e quella dell'Amore a partire da entrambi.
D'altra parte, il Verbo di Dio nasce da Dio secondo la conoscenza che Dio ha di se stesso e l'Amore procede da Dio secondo l'amore che Dio ha per se stesso.
Ora, è chiaro che la diversità degli oggetti comporta una diversità specifica nel verbo e nell'amore; infatti il verbo [ concetto ] che il cuore dell'uomo concepisce di una pietra o di un cavallo non sono della stessa specie, né lo sono i rispettivi amori.
Quindi l'immagine divina nell'uomo si riscontra in rapporto al verbo che è concepito a partire dalla conoscenza di Dio e all'amore che ne deriva.
E così l'immagine di Dio è presente nell'anima in quanto questa si porta o è capace di portarsi verso Dio ».
[ E se si obietta che non importa quale tipo di conoscenza di oggetti temporali possa dare luogo a questa attività di conoscenza e d'amore, Tommaso risponde: ] « Per verificare la nozione di immagine, non bisogna osservare che vi sia soltanto processione di una cosa a partire da un'altra, ma è necessario vedere ancora ciò che procede e da chi procede; occorre trovare cioè un verbo [ o concetto ] di Dio procedente da una conoscenza di Dio ».230
In questa prospettiva, è evidente allora che l'uomo esercita la sua attività di conoscenza e d'amore di Dio al massimo grado a cui può giungere.
Eppure, ancor di più, la condizione posta da san Tommaso circa l'origine di questa processione conosce qui una realizzazione inaspettata.
Poiché nella beatitudine la conoscenza di Dio avverrà senza mediazione di qualsiasi similitudine creata, noi siamo spinti a dire che in quel momento Dio stesso sarà immediatamente al principio e al termine di tale atto di conoscenza e d'amore beatificante.
Riprendendo qui una felice espressione: « la congiunzione attuale tra Dio e l'anima immagine non conosce intermediari.
É Dio stesso che procede da Dio attraverso i nostri atti umani ».231
Se ci è permesso concludere questo capitolo con una specie di omaggio, ameremmo riportare qui alcune righe di un autore che ha reso immensi servigi alla causa tommasiana.
Di una densità e di una precisione degne del Maestro, esse riuniscono con garbo l'essenziale di ciò che abbiamo cercato di dire: « Il ritorno della creatura razionale si compie nell'unione di conoscenza e d'amore a Dio nostro Oggetto; è in essa che termina tutto il ciclo delle processioni temporali, essa è il fine di tutta la storia del Mondo manifestare alle creature razionali la gloria intima delle Persone divine.
Questa unione dell'anima a Dio-Trinità è inaugurata, almeno sul piano degli abiti, fin dalla prima infusione della grazia, con la dote di virtù e di doni che abilitano l'anima agli atti proporzionati a questo oggetto divino; tale unione si attualizza gradualmente in atti imperfetti di percezione di Dio nella vita del cristiano quaggiù: essa si espande infine in visione consumata nella visione beatifica, che è un atto perfetto e immutabile.
Lungo tutto questo progresso, Dio nelle sue tre Persone si dona, si rende presente all'anima, con una presenza reale e sostanziale che si chiama Abitazione: presenza di un Oggetto da cogliere sperimentalmente .., la cui percezione e fruizione definitive non si avverano pienamente che nella visione beatifica, ma le cui percezioni progressive abbozzate quaggiù rispondono ad altrettante missioni del Figlio e dello Spirito Santo»232
J.- P. TORRELL, Tommaso d'Aquino, Roma 1998, pp. 96-118
Indice |
230 | I, q. 93, a. 8 et ad 1 |
231 | G. LAFONT, Structures et méthodes, cit., p. 270; occorrerebbe riportare qui una grande pagina di Chardon che ha molto bene espresso ciò che accade quando la processione eterna di una Persona divina si prolunga nella sua processione temporale (= missione); eccone almeno la fine: «La produzione eterna è l'origine della seconda; o piuttosto la seconda non è che un'estensione della prima. Dico meglio: la processione eterna e temporale non è che una stessa produzione. La condizione del tempo non aggiunge niente di nuovo in Dio, il quale è immutabile ed è la pienezza di ogni perfezione, ma soltanto nella creatura la quale è resa "partecipante", mediante un nuovo cambiamento che si opera in essa, di ciò che Dio è sin dall'eternità; ossia Dio inizia a produrre nell’anima santa le Persone che sono procedenti nel suo seno dall'eternità», La croix de Jésus, pp. 413-414 |
232 | H.-F. DONDAINE, La Trinité, TI, pp. 437-438; oltre a numerosi lavori e al magnifico commento in due tomi delle Questioni sulla Trinità dal quale estraiamo il passaggio citato, il P. Dondaine è stato l'editore meritevole di quattro volumi d'opuscoli di san Tommaso: ed. Leon., tt. 40-43. |