Summa Teologica - I |
III, q. 10, a, 3, ad 1; In 1 Sent., d. 43, q. 1, a. 1; C. G., I, c. 43; De Verit., q. 2, a. 2, ad 5; q. 29, a. 3; De Pot., q. 1, a. 2; Quodl., 3, a. 3; Comp. Theol., cc. 18, 20
Pare che Dio non sia infinito.
1. Ogni infinito è imperfetto, racchiudendo l'idea di parte e di materia, come dice Aristotele [ Phys. 3,6 ].
Ma Dio è perfettissimo.
Quindi non è infinito.
2. Secondo Aristotele [ Phys. 1,2 ], finito e infinito si dicono della quantità.
Ma in Dio non c'è quantità, non essendo egli un corpo, come si è visto sopra [ q. 3, a. 1 ].
Quindi non gli compete l'infinità.
3. Una cosa che è qui così da non essere altrove è limitata quanto al luogo: quindi anche ciò che è questo così da non essere altro è limitato quanto alla natura.
Ora, Dio è questa cosa e non è un'altra cosa: infatti non è pietra, né legno.
Quindi Dio non è infinito nella sua essenza.
Scrive il Damasceno [ De fide orth. 1,4 ] che « Dio è infinito, eterno e incircoscrittibile ».
Tutti i filosofi più antichi, come dice Aristotele [ Phys. 3,4 ], attribuiscono l'infinità al primo principio osservando, e con ragione, che le cose emanano senza fine da questo principio.
Ma poiché alcuni errarono intorno alla natura del primo principio, conseguentemente errarono anche intorno alla sua infinità.
Ritenendo infatti che il primo principio fosse la materia, logicamente gli attribuirono un'infinità materiale, affermando che il primo principio delle cose sarebbe un corpo infinito.
Bisogna dunque considerare che una cosa è detta infinita perché non è finita [ limitata ].
Ora, in una certa maniera la materia viene a essere limitata dalla forma, e la forma dalla materia.
La materia è limitata dalla forma in quanto la materia, prima di ricevere la forma, è in potenza a molte forme, ma dal momento che ne riceve una viene delimitata da quella.
La forma invece è limitata dalla materia perché la forma, in sé considerata, è comune a molte cose, ma dopo che è ricevuta nella materia diventa forma soltanto di una data cosa.
- Tuttavia la materia riceve la sua perfezione dalla forma che la determina: perciò l'infinito attribuito alla materia racchiude l'idea di imperfezione, essendo come una materia senza forma.
La forma invece non viene perfezionata dalla materia, ma ne riceve piuttosto la restrizione della sua ampiezza illimitata: quindi l'infinito che si attribuisce alla forma non delimitata dalla materia comporta essenzialmente perfezione.
Ora, come si è già visto [ q. 4, a. 1, ad 3 ], l'essere stesso, fra tutte le cose, è quanto di più formale si possa trovare.
Quindi, dato che l'essere divino non è ricevuto in un soggetto, ma Dio stesso è il suo proprio essere sussistente, come si è mostrato sopra [ q. 3, a. 4 ], resta provato chiaramente che Dio è infinito e perfetto.
1. Ciò vale anche come risposta alla prima obiezioni.
2. La delimitazione è per la quantità una specie di forma; e se ne ha un segno in questo: che la figura, la quale consiste nella delimitazione della quantità, è una certa determinazione specifica nell'ordine della quantità.
Quindi l'infinito che compete alla quantità è un infinito di ordine materiale, e tale infinito non viene attribuito a Dio, come si è detto [ nel corpo ].
3. Per il fatto stesso che l'essere di Dio è per sé sussistente senza altro soggetto, ottenendo così l'attributo di infinito, si distingue da tutte le altre cose, e tutte le altre cose vengono da lui rimosse: come se esistesse la bianchezza sussistente, per il solo fatto di non essere in altro differirebbe da ogni altra bianchezza esistente in un soggetto.
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