Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se esistano le idee

Infra, q. 44, a. 3; In 1 Sent., d. 36, q. 2, a. 1; De Verit., q. 3, a. 1; In 1 Metaph., lect. 15

Pare che le idee non esistano.

Infatti:

1. Dionigi [ De div. nom. 7 ] afferma che Dio non intende le cose mediante l'idea.

Ora, non si pongono le idee se non perché mediante esse si conoscano le realtà.

Quindi le idee non esistono.

2. Dio intende ogni cosa in se medesimo, come si è detto sopra [ q. 14, a. 5 ].

Ma non intende se stesso per mezzo di un'idea.

Quindi nemmeno le altre cose.

3. L'idea viene posta come principio di conoscenza e di operazione.

Ma l'essenza divina è un principio sufficiente per conoscere e operare tutte le cose.

Non vi è dunque alcuna necessità di porre le idee.

In contrario:

Dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 46 ]: « Tanta è la potenza riposta nelle idee, che senza la loro intellezione nessuno può essere sapiente ».

Dimostrazione:

È necessario affermare che nella mente divina vi sono le idee.

Idea, infatti, è il termine greco del latino forma: quindi per idee si intendono le forme delle cose esistenti fuori delle cose stesse.

Ora, la forma di una data cosa, esistente fuori di essa, può servire a due scopi: o ne è la causa esemplare, o ne è il principio conoscitivo, secondo il quale le forme degli oggetti conosciuti sono nel soggetto intendente.

E nell'uno e nell'altro modo è necessario porre in Dio le idee.

Eccone la prova.

In tutte le cose che non sono prodotte casualmente, è necessario che la forma sia il fine della produzione di ciascuna.

Ora, l'agente non agirebbe in vista della forma se non avesse in se stesso la rappresentazione di tale forma.

Il che avviene in due modi.

In alcuni agenti la forma della cosa da prodursi preesiste nel suo essere fisico: è il caso di tutti gli agenti che operano in forza della loro natura, come l'uomo [ quando ] genera l'uomo e il fuoco [ quando ] genera il fuoco.

In altri invece preesiste nel suo essere intelligibile, come avviene per quelle cause che agiscono in forza del loro intelletto: come ad es. nella mente dell'architetto preesiste l'immagine della casa.

E questa forma può essere chiamata idea della casa, poiché l'architetto intende costruire la casa a somiglianza della forma che ha concepito nella mente.

Poiché dunque il mondo non è stato fatto a caso, ma è stato creato da Dio quale causa intelligente, come vedremo più avanti [ q. 19, a. 4; q. 44, a. 3 ], ci deve essere per necessità nella mente divina una forma a immagine della quale il mondo è stato creato.

E in ciò appunto consiste l'idea.

Analisi delle obiezioni:

1. Dio non intende le cose mediante un'idea esistente fuori di lui.

Per questo Aristotele [ Met. 1,9 ] rigetta la teoria delle idee di Platone [ Phaed. 48 ], secondo la quale le idee sono sussistenti, e non esistenti in un'intelligenza.

2. Sebbene Dio conosca se stesso e le altre cose mediante la sua essenza, tuttavia questa, pur essendo principio produttivo delle altre cose, non lo è certo di lui stesso: quindi essa va concepita come idea [ o esemplare ] rispetto agli altri esseri, ma non riguardo a Dio stesso.

3. Dio è l'esemplare di tutte le cose per la sua essenza.

Quindi l'idea, in Dio, non è altro che l'essenza di Dio.

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