Summa Teologica - I |
Infra, q. 54, a. 1, ad 2; In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 1, ad 1; In 4 Sent., d. 49, q. 1, a. 2, sol. 3; C. G., I, c. 98; In Div. Nom., c. 6, lect. 1
Pare che la vita sia un'operazione.
1. Ogni cosa si divide in parti del medesimo genere.
Ma il vivere si suddivide in certe determinate operazioni, come dimostra Aristotele [ De anima 2,2 ], il quale fa consistere la vita in queste quattro attività: nutrirsi, sentire, muoversi localmente e pensare.
Quindi la vita è un'operazione.
2. Altra è la vita attiva e altra la vita contemplativa.
Ma gli uomini di vita contemplativa si differenziano dagli uomini di vita attiva per la diversità di alcune operazioni.
Quindi la vita è un'operazione.
3. Conoscere Dio è un'operazione.
Ma la vita consiste in questo, come dice il Vangelo [ Gv 17,3 ]: « Questa è la vita eterna, che conoscano te, l'unico vero Dio ».
Quindi la vita è un'operazione.
Dice il Filosofo [ De anima 2,4 ]: « Per i viventi, vivere è essere ».
Come risulta da ciò che si è già notato [ q. 17, aa. 1,3 ], il nostro intelletto, il quale ha come oggetto proprio di conoscenza l'essenza delle cose, dipende dai sensi, che hanno per oggetto proprio gli accidenti esterni.
Ne segue quindi che noi arriviamo a conoscere l'essenza di una cosa partendo da ciò che appare esternamente.
E poiché, come si è detto sopra [ q. 13, a.1 ], noi denominiamo le cose a seconda che le conosciamo, i nomi che significano l'essenza delle cose derivano per lo più dalle proprietà esteriori.
Quindi tali nomi a volte sono presi rigorosamente per le stesse essenze delle cose, a significare le quali sono stati principalmente destinati; a volte invece, meno propriamente, sono presi per le stesse qualità da cui hanno avuto origine.
Come, p. es., il termine corpo fu scelto per indicare un certo genere di sostanze perché in esse si trovano le tre dimensioni: e per questo motivo il termine corpo è usato talvolta per designare le tre dimensioni, per cui il corpo è una specie della quantità [ corpo matematico contrapposto a corpo fisico ].
Così dunque deve dirsi della vita.
La voce vita infatti deriva da un qualcosa che appare all'esterno e che consiste nel movimento spontaneo; ma questo nome non è adoperato per indicare tale fenomeno, bensì per significare una sostanza alla quale compete, secondo la sua natura, di muoversi spontaneamente, o comunque di determinarsi all'operazione.
E secondo ciò vivere non è altro che essere in tale natura, e la vita indica la medesima cosa, ma in astratto, come la voce corsa significa il correre in astratto.
Quindi il termine vivente non è un attributo accidentale, ma sostanziale.
- Qualche volta, tuttavia, il termine vita, in senso meno proprio, è usato per designare le operazioni della vita, dalle quali è stato desunto; e in questo senso il Filosofo [ Ethic. 9,9 ] dice che « vivere è principalmente sentire e intendere ».
1. Il Filosofo qui prende il termine vivere per indicare l'operazione vitale.
- O si può anche dire, e meglio, che sentire e intendere e altre espressioni del genere talora sono prese per indicare certe operazioni, talaltra per designare la natura degli esseri così operanti.
Dice infatti Aristotele [ Ethic. 9,ib. ] che « essere è sentire o intendere », cioè avere una natura capace di sentire o di intendere.
E in questa maniera il Filosofo distingue il vivere in quelle quattro forme.
In questo mondo inferiore, infatti, vi sono quattro generi di viventi.
Alcuni di essi hanno una natura limitata solo all'uso dell'alimento e, conseguentemente, all'aumento e alla generazione; altri vanno più oltre, fino alla sensazione, come gli animali immobili, p. es. le ostriche; altri arrivano ancora più in là e vi aggiungono il moto locale, come gli animali perfetti, quali sono i quadrupedi, i volatili e simili; altri, finalmente, giungono sino a intendere, come l'uomo.
2. Opere vitali si dicono quelle i cui principi sono nell'operante, così che questo si determini da sé a tali operazioni.
Ora, capita che relativamente ad alcune operazioni, negli uomini, non soltanto vi siano dei principi naturali, cioè le facoltà naturali, ma anche altri principi supplementari, cioè gli abiti, che inclinano in modo connaturale a certi generi di operazioni, rendendole dilettevoli.
E per questo nel parlare chiamiamo vita di un uomo, per analogia, quella tale operazione che per lui è piacevole, verso la quale sente inclinazione, in cui si esercita e a cui ordina tutta la sua esistenza: e così si dice che alcuni fanno vita lussuriosa, altri vita onesta.
Ora, la vita attiva si distingue dalla vita contemplativa in questo modo.
E alla stessa maniera si dice che la vita eterna consiste nel conoscere Dio.
E così è risolta anche la terza obiezione.
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