Summa Teologica - I |
C. G., IV, c. 13; De Verit., q. 4, a. 8; In Ioan., c. 1, lect. 2
Pare che non tutte le cose siano vita in Dio.
1. È detto negli Atti [ At 17,28 ]: « In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo ».
Ora, non tutte le cose in Dio sono movimento.
Quindi non tutte le cose in lui sono vita.
2. Tutte le cose sono in Dio come nel loro supremo esemplare.
Ora, le immagini devono essere conformi al loro modello.
Ma non tutti gli esseri sono viventi in se stessi: dunque neppure in Dio sono vita.
3. Un essere vivente, osserva S. Agostino [ De vera relig. 29.52 ], è migliore di qualsiasi essere non vivente.
Se dunque gli esseri che non hanno vita in se stessi hanno vita in Dio, pare che siano con più verità in Dio che in se stessi.
Ma ciò è falso, dal momento che in se stessi esistono attualmente, mentre in Dio solo potenzialmente.
4. Come Dio conosce il bene e le cose che in un dato tempo vengono all'esistenza, così conosce il male e le cose che egli potrebbe fare, ma che mai si compiranno.
Se dunque tutte le cose sono vita in Dio in quanto sono da lui conosciute, pare che anche il male e i puri possibili siano vita in lui, appunto in quanto da lui conosciuti.
Ma ciò è inammissibile.
Nel Vangelo [ Gv 1,3s ] sta scritto: « Ciò che è stato fatto in lui era vita ».
Come è già stato detto [ a. prec. ], il vivere di Dio è il suo intendere.
Ora, in Dio è tutt'uno l'intelletto, l'oggetto intelligibile e l'intellezione.
Quindi tutto ciò che è in Dio come oggetto conosciuto è il suo vivere stesso e la sua vita.
Ma siccome tutte le cose che Dio ha fatto sono in lui in quanto conosciute, ne segue che in lui sono la sua stessa vita divina.
Analisi delle obiezioni:
1. Si può dire che le creature sono in Dio in due modi: primo, in quanto la potenza divina le domina e le conserva, nello stesso senso in cui diciamo che sono in noi quelle cose che sono in nostro potere.
E così si dice che le cose sono in Dio anche in quanto esistono nella realtà.
E in questa maniera va inteso il detto di S. Paolo: « In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo »; poiché per noi l'essere, la vita e il movimento provengono da Dio.
Secondo, si dice che le cose sono in Dio come oggetto di conoscenza.
E in questo senso esse sono in Dio con le loro immagini ideali, le quali in Dio non sono altro che l'essenza divina.
Quindi le cose che sono in Dio in questo senso si identificano con l'essenza divina.
E poiché l'essenza divina è vita e non moto, ne segue che le cose, secondo questo modo di parlare, in Dio non sono moto, ma vita.
2. La conformità delle copie o immagini con il loro modello si verifica rispetto alla forma, non rispetto al modo di essere.
Infatti la forma, talora, ha un modo di essere tutto differente nell'esemplare e nell'immagine: come la forma della casa nella mente dell'artista ha un'esistenza immateriale e intelligibile, mentre nella casa costruita di fatto ha un'esistenza materiale e sensibile.
Quindi anche le immagini ideali delle cose che in natura non sono viventi, nella mente di Dio sono vita, poiché nella mente di Dio hanno l'esistere di Dio.
3. Se l'essenza delle realtà esistenti in natura non richiedesse la materia, ma soltanto la forma, esse con le loro immagini ideali sarebbero in tutto e per tutto con più verità nella mente divina che in se stesse.
E per questo motivo Platone dell'uomo in astratto fece l'uomo vero, e dell'uomo materiale l'uomo per partecipazione.
Tenendo invece presente che la materia fa parte dell'essenza delle realtà naturali, dobbiamo certo riconoscere che queste, assolutamente parlando, hanno un essere più vero nel pensiero di Dio che in se stesse - in quanto ché nel pensiero di Dio hanno l'essere increato e in se stesse, invece, l'essere creato -, però quanto alla loro realtà concreta, di uomo, p. es., o di cavallo, esse sono con più verità nella propria natura che nella mente divina, poiché per avere un vero uomo si richiede un'esistenza materiale, che non si ha nella mente divina.
Come la casa ha un modo di essere più nobile nel pensiero dell'artista che non nella materia, ma quella che è attuata nella materia è detta casa con più verità di quella che è nel pensiero, poiché l'una è casa in atto, l'altra in potenza.
4. Il male è in Dio come oggetto di conoscenza, poiché la scienza di Dio comprende anch'esso, ma non si trova in Dio come creato o conservato da Dio, e neppure come se fosse presente in lui mediante un'immagine ideale: infatti Dio lo conosce mediante l'idea di ciò che è bene.
Quindi non si può dire che il male sia vita in Dio.
Quanto poi alle cose che mai esisteranno [ i puri possibili ], si può dire che sono vita in Dio soltanto se si restringe il termine vivere al solo conoscere: infatti esse sono pensate da Dio; non invece se il termine vivere viene preso nel suo significato di principio di attività.
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