Summa Teologica - I |
Infra, q. 23, a. 3, ad 1; I-II, q. 110, a. 1; In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 1; In 3 Sent., d. 32, q. 1, aa. 1, 2; C. G., I, c. 111; III, c. 150; De Verit., q. 27, a. 1; De Virt., q. 2, a. 7, ad 2; In Ioan., c. 5, lect. 3; In Div. Nom., c. 4, lect. 9
Pare che Dio non ami tutte le cose.
1. Al dire di Dionigi [ De div. nom. 4,13 ], l'amore pone l'amante fuori di sé, e lo trasporta nell'oggetto amato.
Ma è assurdo dire che Dio, posto fuori di sé, sia trasportato in altri esseri.
Quindi non è ammissibile che Dio ami altri fuori che se stesso.
2. L'amore di Dio è eterno.
Ora, le cose distinte da Dio non sono eterne se non in quanto sono in Dio.
Quindi Dio non le ama se non in se stesso.
Ma in quanto sono in Dio le cose non sono distinte da lui.
Quindi Dio non ama altro che se stesso.
3. L'amore è di due specie, cioè di concupiscenza e di amicizia.
Ora, Dio non ama le creature irrazionali con amore di concupiscenza, poiché non ha bisogno di nulla; e neppure con amore di amicizia, poiché un tale amore non può aversi verso le creature irrazionali, come dimostra Aristotele [ Ethic. 8, cc. 2,13 ].
Quindi Dio non ama tutte le cose.
4. Sta scritto nei Salmi [ Sal 5,6 ]: « Tu detesti chi fa il male ».
Ma nessuno può allo stesso tempo essere odiato e amato.
Quindi Dio non ama tutti gli esseri.
Si legge nella Sacra Scrittura [ Sap 11,24 ]: « Tu ami tutte le cose esistenti, e nulla disprezzi di quanto hai creato ».
Dio ama tutte le realtà esistenti: infatti tutto ciò che esiste, in quanto esiste, è buono, e l'essere di ciascuna cosa è un bene, come pure è un bene ogni sua perfezione.
Ora, sopra [ q. 19, a. 4 ] si è dimostrato che la volontà di Dio è causa di tutte le cose, e per conseguenza ogni ente ha tanto di essere, o di qualsiasi bene, nella misura in cui è oggetto della volontà di Dio.
Quindi a ogni essere esistente Dio vuole qualche bene.
Per cui, siccome amare non è altro che volere del bene a qualcuno, è evidente che Dio ama tutte le realtà esistenti.
Dio però non [ ama ] come noi.
La nostra volontà, infatti, non causa il bene che si trova nelle cose, ma al contrario è mossa da esso come dal proprio oggetto: e così il nostro amore, con il quale vogliamo del bene a qualcuno, non è causa della sua bontà, ma piuttosto la sua bontà, vera o creduta tale, provoca l'amore, che ci spinge a volere che gli sia mantenuto il bene che possiede e acquisti quello che non ha; e ci adoperiamo a tale scopo.
Invece l'amore di Dio infonde e crea la bontà nelle cose.
1. Chi ama esce fuori di se stesso portandosi verso l'oggetto amato in questo senso, che all'essere amato vuole del bene e con le sue premure cerca di procurarglielo come a se stesso.
Tanto che Dionigi aggiunge: « Bisogna poi aver l'ardire di affermare, e questo per la verità, che Dio medesimo, causa di tutte le cose, per l'eccesso della sua bontà amante esce fuori di sé, e con la sua provvidenza va verso tutti gli esseri ».
2. Sebbene le creature non siano esistite eternamente se non in Dio tuttavia, appunto perché esistenti eternamente in Dio, egli le ha conosciute dall'eternità nella loro propria essenza; e per la stessa ragione le ha amate.
Come anche noi attraverso le immagini che sono in noi stessi conosciamo le cose come sono in se medesime.
3. L'amicizia può sussistere solo tra creature razionali, poiché solo tra esse vi può essere amore reciproco e comunanza di vita, ed esse sole possono sperimentare il bene e il male nell'alternarsi delle disgrazie e della fortuna; come solo tra esse propriamente può esistere la benevolenza.
Le creature irrazionali, invece, non possono arrivare ad amare Dio, né a partecipare alla vita intellettuale e beata che Dio vive.
Quindi Dio, parlando propriamente, non ama le creature irrazionali di amore di amicizia, ma le ama di un amore quasi di concupiscenza, in quanto le fa servire alle creature razionali e anche a se stesso: non perché ne abbia bisogno, ma per la sua bontà e la nostra utilità.
Infatti possiamo avere desiderio di qualcosa per noi stessi o per altri.
4. Nulla impedisce che un'identica cosa sia amata sotto un aspetto e odiata sotto un altro.
Quindi Dio ama i peccatori in quanto sono delle realtà: sotto tale aspetto infatti esistono e da lui ricevono il loro essere.
Però in quanto peccatori essi non sono, ma piuttosto hanno una menomazione nell'essere: e ciò non viene da Dio.
Per cui sotto questo aspetto Dio li odia.
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