Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 24, q. 2, a. 2
Pare che in Dio non vi sia una trinità.
1. Ogni nome in Dio significa o l'essenza o la relazione.
Ma il termine trinità non significa l'essenza: perché altrimenti si potrebbe predicare delle singole persone.
E non significa neppure le relazioni: poiché non è un termine relativo.
Quindi il termine trinità non va usato parlando di Dio.
2. Il termine trinità, significando una moltitudine, è un nome collettivo.
Ma nessun nome simile si addice a Dio, poiché l'unità espressa dai nomi collettivi è minima, mentre in Dio c'è l'unità massima.
Quindi il termine trinità non va usato parlando di Dio.
3. Tutto ciò che è trino è triplice.
Ma in Dio non si dà una triplicità: poiché questa è una specie di disuguaglianza.
Quindi non si dà neppure una trinità.
4. Tutto ciò che è in Dio partecipa dell'unità dell'essenza divina, essendo Dio la sua stessa essenza.
Se dunque ci fosse una trinità in Dio, questa dovrebbe essere nell'unità stessa dell'essenza divina.
E così vi sarebbero in Dio tre unità essenziali: il che è eretico.
5. In tutto ciò che si dice di Dio, il concreto può essere predicato dell'astratto: la deità è Dio, la paternità è il Padre.
Ma la trinità non si può dire trina: perché allora in Dio ci sarebbero nove entità reali, il che è falso.
Quindi parlando di Dio non si deve usare il termine trinità.
Dice S. Atanasio [ Symb. ] che « si deve venerare l'unità nella trinità e la trinità nell'unità ».
Il termine trinità in Dio significa un determinato numero di persone.
Quindi, come si ammette la pluralità delle persone, così si deve ammettere la loro trinità: poiché ciò che il termine pluralità indica in modo indeterminato, [ lo stesso, ma ] in modo determinato, lo significa il termine trinità.
1. Il termine trinità, secondo la sua etimologia, pare che significhi l'unità di essenza delle tre persone, poiché trinità suona come trium unitas [ unità di tre ].
Tuttavia secondo il significato proprio della parola esprime piuttosto il numero delle persone di un'unica essenza.
E per questo non possiamo dire che il Padre sia trinità, poiché non è tre persone.
Non significa però le relazioni stesse delle persone, ma piuttosto il numero delle persone così riferite l'una all'altra.
Per cui ne deriva che trinità, in forza del suo significato, non appartiene al genere dei termini relativi.
2. Il nome collettivo include nel suo significato due elementi, cioè la pluralità dei soggetti e una certa unità di un qualche ordine: infatti popolo è una moltitudine di uomini compresi sotto un certo ordine.
Ora, quanto al primo elemento il termine trinità rientra nei nomi collettivi; quanto al secondo però ne differisce, poiché nella trinità divina non c'è solo unità di ordine, ma anche unità di essenza.
3. Trinità è un nome assoluto: poiché significa il numero ternario delle persone.
Triplicità invece significa un rapporto di disuguaglianza: poiché, come si ricava dall'Aritmetica di Boezio [ 1,23 ], è una specie di proporzione disuguale.
Quindi in Dio non vi è triplicità, ma trinità.
4. Nella trinità divina c'è il numero e ci sono le persone numerate.
Quando dunque diciamo trinità nell'unità non poniamo il numero nell'unità dell'essenza, quasi che questa sia tre volte una, ma poniamo le persone numerate nell'unità della natura, come quando diciamo che i soggetti di una natura sono in quella natura.
Viceversa parliamo di unità nella trinità come di una data natura nei suoi soggetti.
5. L'espressione la trinità è trina, in ragione del numero che vi è implicito, indica che tale numero si moltiplica per se stesso, dato che trino include già la molteplicità delle realtà a cui viene applicato.
Quindi non si può dire che la trinità è trina: poiché se la trinità fosse trina ne verrebbe che vi sarebbero tre suppositi in ciascuno dei quali si troverebbe la trinità: come dall'espressione Dio è trino segue che tre sono i suppositi della Deità.
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