Summa Teologica - I |
I-II, q. 75, a. 1; In 2 Sent., d. 1, q. 1, a. 1, ad 2; d. 34, q. 1, a. 3; C. G., II, c. 41; III, cc. 10, 13; De Pot., q. 3, a. 6, ad 1 sqq.; De Malo, q. 1, a. 3; In Div. Nom., c. 4, lect. 22
Pare che il bene non possa essere causa del male.
1. Nel Vangelo [ Mt 7,18 ] è detto: « Non può un albero buono produrre frutti cattivi ».
2. Di due contrari l'uno non può essere causa dell'altro.
Ma il male è contrario al bene.
Quindi il bene non può essere causa del male.
3. Un effetto difettoso non deriva che da una causa difettosa.
Ora il male, posto che abbia una causa, è un effetto difettoso.
Quindi avrà pure una causa difettosa.
Ma ogni essere difettoso è già un male.
Quindi la causa del male non è che il male.
4. Dionigi [ De div. nom. 4 ] afferma che il male non ha causa.
Quindi il bene non è causa del male.
S. Agostino [ Contra Iul. 1,9.42 ] scrive: « Non c'è altra sorgente che il bene da cui possa derivare il male ».
È necessario affermare che ogni male, in un modo o nell'altro, ha una causa.
Infatti il male è la mancanza di un bene che dovrebbe naturalmente essere posseduto.
Ora, che una cosa decada dalla sua debita e naturale disposizione non può provenire che da una causa, la quale trascini quel dato essere fuori della sua disposizione: infatti un corpo grave non si muove verso l'alto se non in forza di un impulso estraneo, e un agente non viene meno nel suo operare se non a causa di un impedimento.
Ora, il causare non può attribuirsi che al bene: poiché nessuna cosa può causare se non perché è un ente; e ogni ente, in quanto tale, è un bene.
Se poi consideriamo le singole specie di causalità vediamo che quella efficiente, quella formale e il fine implicano una perfezione, e questa si risolve nel concetto di bene; e anche la materia, quale potenza al bene, si presenta come un bene.
Ora, si è già dimostrato che il bene è causa del male come sua causa materiale: infatti abbiamo visto [ q. 48, a. 3 ] che il bene è il soggetto del male.
Una causa formale, invece, il male non l'ha: essendo esso piuttosto privazione di forma.
E così non ha neppure una causa finale: essendo al contrario carenza di ordine al debito fine.
Infatti non soltanto il fine riveste la natura di bene, ma anche l'utile che dice ordine al fine.
Invece il male ha una causa efficiente: non già diretta [ per se ], ma indiretta [ per accidens ].
Per capire ciò dobbiamo considerare che il male nell'azione stessa viene causato diversamente che nell'effetto.
Nell'azione il male è causato per il difetto di qualche causa dell'azione medesima, cioè o della causa agente principale o di quella strumentale.
Per es. il difetto di un animale nel camminare può verificarsi o per la debolezza della sua facoltà di locomozione, come nei bambini, oppure per la sola insufficienza dello strumento, come negli zoppi.
- Invece in una cosa, che non sia però l'effetto proprio dell'agente, il male viene qualche volta causato dall'efficacia dell'agente e qualche altra volta dal difetto del medesimo o della materia.
E precisamente dall'efficacia o perfezione dell'agente quando alla forma verso la quale esso tende segue necessariamente la privazione di una forma diversa: come p. es. alla forma del fuoco segue la privazione della forma dell'aria o dell'acqua.
Nella misura dunque in cui il fuoco è più perfetto in efficacia e più perfettamente imprime la sua forma, tanto più perfettamente distrugge il suo contrario: perciò il male, cioè la distruzione dell'aria o dell'acqua, deriva dalla perfezione del fuoco.
Ciò però avviene indirettamente: poiché il fuoco non tende a eliminare la forma dell'acqua, bensì a imprimere la propria forma; ma ciò facendo causa indirettamente [ per accidens ] anche quell'effetto.
- Se invece riscontriamo una deficienza in quello che è l'effetto proprio del fuoco, come la mancanza di riscaldamento, ciò avviene o per un difetto nell'azione, che deriva da una deficienza di qualche causa, come si è spiegato, oppure per un'indisposizione della materia, che non riceve l'azione del fuoco che è in attività.
Ma queste deficienze solo come accidentalità appartengono al bene, al quale di per sé appartiene semplicemente di agire.
Quindi rimane vero che il male in nessun modo ha una causa se non accidentalmente e indirettamente [ per accidens ].
E in questo modo il bene è causa del male.
1. S. Agostino [ Contra Iul. 1,9.42 ] spiega: « Il Signore chiama albero cattivo la volontà cattiva, e albero buono la volontà buona ».
Infatti da una volontà buona non fuoriesce un atto morale cattivo: poiché un atto morale è giudicato buono in base alla stessa rettitudine della volontà.
Però anche l'atto della cattiva volontà viene causato [ in definitiva ] dalla creatura razionale, che è buona [ come entità ].
E così questa è causa del male.
2. Il bene non causa quel male che è il suo contrario, ma qualche altro male: come la bontà del fuoco causa il male dell'acqua, e l'uomo che è buono per la sua natura causa un atto moralmente cattivo.
E ciò appunto si verifica indirettamente [ per accidens ], come si è spiegato [ nel corpo; cf. q. 19, a. 9 ].
- Ma capita pure che uno dei contrari causi, sempre indirettamente, l'altro: come il freddo che circonda all'esterno [ un animale ] causa il riscaldamento, in quanto il calore si condensa nelle parti interne.
3. Il male negli esseri dotati di volontà ha una causa deficiente diversa che negli esseri naturali.
Infatti l'agente naturale produce il suo effetto così come è esso stesso, se non è ostacolato da qualcosa di estrinseco: e appunto in ciò consiste la sua deficienza.
Quindi il male non segue mai nell'effetto se già non preesiste un male qualsiasi nell'agente o nella materia, come si è spiegato [ nel corpo ].
Invece negli esseri dotati di volontà il difetto dell'azione viene dalla volontà attualmente difettosa, in quanto non attualmente sottoposta alla sua regola.
Però questo difetto non è ancora una colpa, ma la colpa segue dal fatto che si opera con tale difetto.
4. Il male non ha una causa diretta, ma soltanto accidentale e indiretta, come si è spiegato [ nel corpo ].
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