Summa Teologica - I |
C. G., II, c. 99; De Verit., q. 8, a. 8; q. 10, a. 4
Pare che gli angeli non conoscano le realtà materiali.
1. La realtà conosciuta è una perfezione del soggetto conoscente.
Ma le realtà materiali non possono essere perfezioni degli angeli, poiché sono al di sotto di essi.
Quindi gli angeli non conoscono le realtà materiali.
2. Come dice la Glossa [ ord. di Agost. su 2 Cor 12,2 ], la visione intellettuale coglie le cose che sono presenti nell'anima nella loro propria essenza.
Ma le realtà materiali, prese nella loro propria essenza, non possono trovarsi nell'anima dell'uomo o nella mente dell'angelo.
Quindi non possono essere oggetto della conoscenza intellettuale, ma soltanto dell'immaginativa, con cui si percepiscono le immagini dei corpi, e della conoscenza sensitiva, con cui si percepiscono i corpi stessi.
Negli angeli però non esiste né la conoscenza immaginativa né la sensitiva, ma soltanto la conoscenza intellettiva.
Quindi gli angeli non possono conoscere le realtà materiali.
3. Le realtà materiali non sono intelligibili in atto, ma vengono conosciute mediante l'apprensione dei sensi e della fantasia: cose queste che non si trovano negli angeli.
Quindi gli angeli non conoscono le realtà materiali.
La virtù superiore può fare tutto ciò che può fare l'inferiore.
Ma l'intelletto umano, che è naturalmente inferiore all'intelletto dell'angelo, può conoscere le realtà materiali.
Quindi, a maggior ragione, lo potrà fare l'intelletto angelico.
Nelle cose c'è un ordine tale per cui gli enti superiori sono più perfetti di quelli inferiori, e ciò che è contenuto in quelli inferiori in modo imperfetto, parziale e molteplice, si trova in quelli superiori in modo più eminente, e nella sua totalità e semplicità.
Quindi in Dio, come nel sommo vertice della realtà, preesistono in modo soprasostanziale tutte le cose, che vengono ad avere la stessa semplicità dell'essere divino, come insegna Dionigi [ De div. nom. 1 ].
- Ora, fra tutte le creature gli angeli sono i più vicini a Dio: perciò, come osserva ancora Dionigi [ De cael. hier. 4,2 ], essi partecipano dalla divina bontà un maggior numero di perfezioni, e in modo più perfetto.
Quindi tutte le realtà materiali preesistono anch'esse negli angeli, in un modo più semplice e immateriale che in se stesse, però meno perfetto e meno semplice che in Dio.
Ma tutto ciò che si trova in un soggetto vi si trova secondo il modo proprio di essere del soggetto medesimo.
Ora, gli angeli sono per loro natura esseri intellettuali.
Quindi, come Dio conosce le realtà materiali per mezzo della sua essenza, così gli angeli conoscono tali realtà in quanto le hanno presenti in se stessi per mezzo delle rispettive specie intelligibili.
1. La realtà conosciuta è una perfezione del soggetto conoscente [ solo ] in forza della specie intelligibile con la quale si presenta all'intelletto.
Per questo sono perfezioni e atti dell'intelletto angelico [ non gli oggetti, ma ] le specie intelligibili che si trovano nell'intelligenza dell'angelo.
2. Il senso non percepisce le essenze delle cose, ma solo gli accidenti esterni.
E così si dica dell'immaginazione, che conosce solo le immagini dei corpi.
Solo l'intelletto invece coglie le essenze delle cose.
Per cui Aristotele [ De anima 3,6 ] insegna che oggetto dell'intelligenza è la quiddità delle cose, intorno alla quale l'intelletto non si inganna, come non si ingannano i sensi rispetto al sensibile proprio.
Le essenze delle realtà materiali si trovano quindi nell'intelletto umano e angelico come gli oggetti d'intellezione si trovano nel soggetto conoscente, e non secondo il loro essere reale.
Vi sono però alcune realtà che sono nell'intelletto o nell'anima secondo l'uno e l'altro modo di essere.
Allora la visione intellettuale coglie tanto l'uno quanto l'altro.
3. Se l'angelo derivasse la sua conoscenza delle realtà materiali dalle realtà medesime dovrebbe prima renderle attuali astraendole [ dalla materia ].
Ma egli non deriva questa conoscenza dalle realtà materiali, bensì dalle specie attualmente intelligibili, che sono a lui connaturali: come fa il nostro intelletto mediante le specie rese intelligibili dall'astrazione.
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