Summa Teologica - I

Indice

Articolo 3 - Se gli astri del cielo siano animati

In 2 Sent., d. 14, q. 1, a. 3; C. G., II, c. 70; De Verit., q. 5, a. 9, ad 14; De Pot., q. 6, a. 6; De Spir. Creat., a. 6; De anima, a. 8, ad 3 sqq.; Quodl., 12, q. 6, a. 2; In 2 De caelo, lect. 3, 13

Pare che gli astri del cielo siano animati.

Infatti:

1. Se un corpo ha una natura più nobile deve essere dotato di ornamenti più nobili.

Ora, gli esseri che adornano i corpi inferiori [ quali l'acqua e l'aria ], vale a dire i pesci, gli uccelli e gli animali terrestri, sono animati.

A maggior ragione dunque lo saranno gli astri luminosi, che abbelliscono il cielo.

2. Un corpo più nobile possiede una forma più nobile.

Ora il sole, la luna e i rimanenti astri sono più nobili dei corpi appartenenti alle piante e agli animali.

Quindi avranno una forma più nobile.

Ma la più nobile fra tutte le forme è l'anima, che è principio di vita, poiché, come dice S. Agostino [ De vera relig. 29.52 ], « in ordine di natura qualsiasi sostanza vivente viene preferita alla sostanza non vivente ».

Quindi gli astri sono animati.

3. La causa è più nobile dell'effetto.

Ma il sole, la luna e gli altri astri sono causa della vita, come vediamo specialmente negli animali nati dalla putrefazione, che giungono alla vita per virtù del sole e delle stelle.

Quindi a maggior ragione vivono e sono animati i corpi celesti.

4. I movimenti del cielo e degli astri sono naturali.

Ma il moto naturale, come dice il Filosofo [ De caelo 1,2 ], scaturisce da un principio interno.

Inoltre il principio motore dei corpi celesti è una sostanza intellettuale, che è mossa alla maniera in cui il soggetto desiderante è mosso dell'oggetto desiderato, secondo la dottrina di Aristotele [ Met. 12,7 ].

Pare quindi che quel principio conoscitivo sia intrinseco ai corpi celesti.

Essi dunque saranno animati.

5. Il cielo è il primo fra tutti gli esseri che si muovono.

Ma il primo di questa categoria di esseri è motore di se stesso, come prova Aristotele nella Fisica [ 8,5 ].

Infatti « chi deriva una perfezione dalla sua natura deve precedere chi la deriva da altri ».

Ora, i soli esseri animati muovono se stessi, come si mostra nel libro citato [ c. 4 ].

Quindi gli astri sono animati.

In contrario:

Afferma il Damasceno [ De fide orth. 2,6 ]: « Nessuno creda che i cieli o gli astri siano animati: essi sono inanimati e privi di sensibilità ».

Dimostrazione:

Sulla presente questione vi furono varie opinioni tra i filosofi.

Anassagora, come riporta S. Agostino [ De civ. Dei 18,41 ], « fu dichiarato reo presso gli Ateniesi perché disse che il sole è una pietra ardente, negando così che fosse una divinità », o comunque un essere animato.

I Platonici invece ritenevano che i corpi celesti fossero animati.

- Analogamente ci fu disparità di pareri anche tra i Dottori della fede.

Infatti Origene [ Peri Arch. 1,7 ] li volle animati.

E anche S. Girolamo Pare dello stesso parere, nell'esporre quel passo [ Qo 1,6 ]: « Il vento [ spiritus ] gira a tramontana ».

Invece S. Basilio [ In Hexaem. hom. 3 e 6 ] e il Damasceno [ l. cit. ] negano l'animazione dei corpi celesti.

S. Agostino resta dubbioso fra le due parti, come vediamo nel libro [ De Gen. ad litt. 2,18.38 ] e nell'Enchiridion [ 58 ], in cui dichiara che, se gli astri sono animati, le loro anime appartengono alla società degli angeli.

Ora, per trovare un poco di luce in tanta disparità di opinioni bisogna considerare che l'unione dell'anima con il corpo non è fatta a vantaggio del corpo, ma dell'anima: infatti la forma non è per la materia, ma viceversa.

La natura poi e le potenze dell'anima si manifestano nelle operazioni, le quali sotto un certo aspetto sono il suo fine.

E riscontriamo ancora che il corpo è necessario per certe operazioni dell'anima che si compiono mediante il corpo, come è evidente per le operazioni dell'anima sensitiva e vegetativa.

È quindi necessario che tali anime siano unite ai corpi per esercitare le loro attività.

E anche se esiste un'attività dell'anima che non viene esercitata mediante il corpo, tuttavia il corpo le presta un aiuto, come quando presenta all'anima le immagini della fantasia di cui essa ha bisogno per intendere.

Quindi anche per queste anime sarà necessario unirsi al corpo per poter compiere le loro operazioni, sebbene possano anche venir separate da esso.

Ora, è chiaro che l'anima del corpo celeste non può esercitare le funzioni dell'anima vegetativa, quali il nutrirsi, il crescere e il generare, che non competono a corpi incorruttibili per natura.

E lo stesso si dica delle funzioni dell'anima sensitiva: poiché tutti i sensi sono fondati sul tatto, che si limita a percepire le qualità dei quattro elementi.

Inoltre tutti gli organi delle potenze sensitive esigono una combinazione ben proporzionata dei quattro elementi, la natura dei quali è estranea ai corpi celesti.

Rimane dunque che all'anima celeste non si può attribuire altra attività all'infuori dell'intellezione e del moto: l'appetizione infatti scaturisce dal sentire e dall'intendere, e rientra nel loro ambito.

Ma l'operazione intellettuale non si esercita mediante il corpo, il quale è necessario soltanto perché i sensi somministrino all'anima i fantasmi.

Abbiamo già visto però che le operazioni dell'anima sensitiva non competono ai corpi celesti.

Quindi l'anima non si unirebbe con essi per compiere un'operazione conoscitiva.

Dobbiamo perciò, in ultima analisi, porre il moto come unico motivo dell'unione.

Ma perché [ l'anima ] muova [ il corpo ] non c'è bisogno che gli si unisca come forma, bastando il contatto virtuale, come il soggetto movente si unisce all'oggetto mosso.

Quindi Aristotele [ Phys. 8,5 ], dopo aver mostrato che il primo movente, il quale muove se stesso, è composto di due parti, l'una motrice e l'altra mossa, volendo poi determinare in che modo esse si congiungano, dice [ c. 5 ] che ciò avviene per contatto reciproco se sono corpi, oppure per il contatto di uno solo con l'altro, ma non viceversa, se uno è un corpo e l'altro non lo è.

- E anche i Platonici ritenevano che le anime si uniscano ai corpi solo per contatto virtuale, come un motore all'oggetto mobile.

Quindi la supposizione platonica che i corpi celesti siano animati porta solo a ritenere che le sostanze spirituali siano unite ai corpi celesti come i motori agli oggetti mobili.

Che poi essi siano mossi da una sostanza dotata di conoscenza, e non soltanto dalle forze fisiche come i corpi gravi e leggeri, risulta dal fatto che la natura non muove se non verso un certo termine, raggiunto il quale si ferma: cosa che non si riscontra invece nel movimento degli astri.

Dobbiamo quindi concludere che essi sono mossi da una sostanza dotata di intelligenza.

- E anche S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ] afferma che « tutti i corpi sono governati da Dio mediante lo spirito di vita ».

È perciò evidente che gli astri non sono animati allo stesso modo delle piante e degli animali, ma in senso metaforico.

Quindi nella polemica tra chi li vuole e chi non li vuole animati non v'è in realtà che una differenza piccola o nulla: si tratta solo di parole.

Analisi delle obiezioni:

1. Vi sono delle creature che concorrono alla bellezza [ del mondo ] con il loro movimento.

E sotto questo aspetto gli astri del cielo concordano con le altre creature che rientrano nell'opera di abbellimento, essendo mossi da esseri viventi.

2. Nulla vieta che un ente sia essenzialmente più nobile [ di un altro ] senza tuttavia esserlo sotto un aspetto particolare.

Quindi anche la forma del corpo celeste, sebbene non sia essenzialmente più nobile dell'anima dell'animale, lo è tuttavia se viene considerata come forma, poiché attua totalmente la sua materia, cosicché questa non ha più la potenza a ricevere un'altra forma; l'anima invece non arriva a tanto.

- E anche considerando il movimento abbiamo che gli astri sono mossi da motori più nobili.

3. Siccome il corpo celeste è insieme movente e mosso, riveste la funzione di strumento, il quale agisce in virtù dell'agente principale.

Quindi può causare la vita in virtù del suo motore, che è una sostanza vivente.

4. Il moto dei corpi celesti è naturale in ragione non del principio attivo, ma di quello passivo, in quanto ché tali corpi possiedono nella loro natura l'attitudine a ricevere un tale movimento da una sostanza intellettuale.

5. Si dice che il cielo muove se stesso in quanto è composto di un motore e di un mobile; non però a modo di materia e di forma, ma per un contatto virtuale, come si è visto [ nel corpo ].

- E in questo senso si può pure affermare che il suo motore è un principio intrinseco, in modo da poter dire che il moto del cielo è naturale, avuto appunto riguardo al principio attivo: come analogamente si dice che il moto volontario è naturale all'animale in quanto animale, come dice Aristotele [ Phys. 8,4 ].

Indice