Summa Teologica - I |
I-II, q. 10, a. 2; In 2 Sent., d. 25, q. 1, a. 2; De Verit., q. 22, a. 6; De Malo, q. 3, a. 3; q. 6; In 1 Periherm., lect. 14
Pare che la volontà voglia per necessità tutto ciò che vuole.
1. Dionigi [ De div. nom. 41 ] afferma che « il male non e oggetto della volontà ».
Quindi la volontà tende necessariamente al bene che le viene presentato.
2. L'oggetto sta alla volontà come il motore sta al soggetto mobile.
Ma all'azione del motore segue necessariamente il moto del mobile.
Pare quindi che gli oggetti muovano necessariamente la volontà.
3. Come ciò che e conosciuto dal senso e oggetto dell'appetito sensitivo, cosi ciò che è conosciuto dall'intelletto è oggetto di quello intellettivo, detto volontà.
Ma l'oggetto conosciuto dai sensi muove necessariamente l'appetito sensitivo: dice infatti S. Agostino [ De Gen. ad litt. 9,14.24 ] che « l'animale e mosso dalle cose viste ».
Pare quindi che le cose conosciute dall'intelletto muovano necessariamente la volontà.
S. Agostino [ Retract. 1,9 ] insegna che « ciò per cui si pecca o si vive rettamente e la volontà »: quindi la volontà ha per oggetto cose opposte.
Quindi non vuole per necessità tutto ciò che vuole.
La volontà non vuole necessariamente tutto ciò che vuole.
Per averne la dimostrazione si consideri, e sopra lo abbiamo spiegato, che la volontà aderisce naturalmente e necessariamente all'ultimo fine, come fa l'intelletto con i primi principi.
Ora, vi sono delle verità che non hanno una connessione necessaria con i primi principi: p. es. le proposizioni contingenti, la cui negazione non porta alla negazione dei primi principi.
E in tal caso l'intelletto non dà necessariamente il suo assenso.
Altre proposizioni invece sono necessarie perche hanno una connessione necessaria con i primi principi, come le conclusioni evidenti, la cui negazione porta alla negazione dei primi principi.
E a queste l'intelletto dà necessariamente il suo assenso, non appena abbia conosciuto la loro connessione necessaria con i principi mediante la dimostrazione deduttiva; non dà pero necessariamente l'assenso prima di aver conosciuto col ragionamento una tale connessione.
Una cosa simile si verifica anche dalla parte della volontà.
Esistono infatti dei beni particolari che non hanno una connessione necessaria con la beatitudine, poiché senza di essi uno può ugualmente essere felice: e a questi la volontà non aderisce necessariamente.
Ve ne sono invece di quelli che hanno una connessione necessaria con la felicità, e sono quelli mediante i quali l'uomo si unisce a Dio, nel quale solo consiste la vera beatitudine.
E tuttavia prima che la necessità ditale connessione venga mostrata nella certezza della visione beatifica, la volontà non aderisce per necessità a Dio e alle cose di Dio.
Invece la volontà di chi vede Dio per essenza aderisce a Dio necessariamente, cosi come al presente noi vogliamo necessariamente essere beati.
É chiaro quindi che la volontà non vuole necessariamente tutto ciò che vuole.
1. La volontà non può volere una cosa che sotto l'aspetto di bene.
Essendoci pero una molteplicità di beni, essa non e necessariamente determinata a un solo oggetto.
2. Il motore causa il movimento nel soggetto mobile necessariamente solo quando la virtù del motore sorpassa il mobile fino al punto di esaurire tutta la capacita di quest'ultimo a subire [ il movimento ].
Ora, siccome la capacita della volontà si estende al bene universale e perfetto, essa non viene mai esaurita da un bene particolare.
Quindi da questo non è mossa per necessità.
3. Le potenze sensitive non hanno, come la ragione, la capacita di confrontare oggetti diversi, ma si limitano a percepire un oggetto singolo, e in base a tale percezione danno un impulso determinato all'appetito sensitivo, Invece la ragione ha la capacita di confrontare più cose: quindi l'appetito intellettivo, cioè la volontà, può essere mosso da questa pluralità, e non necessariamente da un solo oggetto.
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