Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 29, q. 1, a. 4
Pare che le opere del primo uomo avessero un'efficacia meritoria minore delle nostre.
1. La grazia viene concessa dalla misericordia di Dio, la quale soccorre secondo il bisogno.
Ora, noi abbiamo più bisogno della grazia che non il primo uomo nello stato di innocenza.
Quindi a noi viene concessa la grazia in maggiore abbondanza.
Ma siccome essa è la radice del merito, le nostre opere sono più meritorie.
2. Per meritare si richiedono dei contrasti e delle obiezioni.
Poiché sta scritto [ 2 Tm 2,5 ]: « Non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole ».
E il Filosofo [ Ethic. 2,3 ] afferma che « la virtù ha per oggetto le cose difficili e buone ».
Ma noi oggi abbiamo maggiori contrasti e difficoltà.
Quindi abbiamo anche un'efficacia maggiore nel meritare.
3. Il Maestro delle Sentenze [ 2,24 ] afferma che « l'uomo non avrebbe meritato se avesse resistito alla tentazione; invece ora chi resiste alla tentazione merita ».
Quindi le nostre opere hanno maggiore efficacia meritoria adesso che nello stato primitivo.
Se ciò fosse vero, l'uomo si sarebbe venuto a trovare in migliori condizioni dopo il peccato.
La quantità del merito può essere valutata da due punti di vista.
Primo, in base alla sua radice di carità e di grazia.
E una tale quantità di merito corrisponde al premio essenziale, che consiste nel godimento di Dio: poiché chi compie un'opera con maggiore carità godrà Dio più perfettamente.
- Secondo, il merito può essere misurato in base al valore [ intrinseco ] dell'opera.
E questo è di due specie: assoluto e relativo.
Infatti la vedova che mise due spiccioli nel tesoro compì un'opera minore, per il suo valore assoluto, di quella compiuta da coloro che vi misero delle grosse somme; se però badiamo al valore relativo, allora la vedova compì, come dice il Signore, un'opera più grande, poiché il suo dono superava le sue possibilità.
Però l'una e l'altra di queste ultime valutazioni corrispondono al premio accidentale, che è il godimento di un bene creato.
Dobbiamo quindi concludere che, se consideriamo la quantità del merito in rapporto alla grazia, le opere dell'uomo avrebbero avuto maggiore efficacia meritoria nello stato di innocenza che dopo il peccato: infatti la grazia sarebbe stata allora più copiosa, non trovando ostacoli nella natura umana.
E lo stesso si dica in rapporto al valore assoluto delle opere: poiché il primo uomo avrebbe compiuto opere più grandi, avendo egli una virtù superiore.
In rapporto invece al loro valore relativo troviamo una maggiore fonte di merito dopo il peccato, data la fragilità dell'uomo: poiché una piccola opera supera le forze di chi la compie con difficoltà più di quanto un'opera grande possa superare le forze di chi la compie senza difficoltà.
1. Dopo il peccato l'uomo necessita della grazia per un numero di cose maggiore che prima del peccato, ma non ne ha un bisogno più grande.
Infatti prima del peccato aveva bisogno della grazia per conseguire la vita eterna: e questa è la principale necessità di ricevere la grazia.
Ma oltre a ciò l'uomo dopo la caduta ne ha bisogno anche per la remissione dei peccati, e a sostegno della sua fragilità.
2. Le difficoltà e i contrasti rientrano nella quantità del merito che si misura secondo il valore relativo dell'opera, come si è detto [ nel corpo ].
E sono anche un indice della prontezza della volontà, che si sforza di fare ciò che le rimane difficile; ora, la prontezza della volontà è dovuta al vigore della carità.
Tuttavia può avvenire che uno compia una cosa facile con una prontezza di volontà uguale a quella di un altro che ne compie una difficile, essendo preparato a compiere anche ciò che gli resterebbe difficile. In ogni modo però le difficoltà attuali, essendo dovute a una pena, hanno anche un valore soddisfattorio rispetto al peccato.
3. Il primo uomo non avrebbe meritato resistendo alla tentazione se si sta all'opinione di quanti ritengono che egli non possedeva la grazia: come non è meritoria adesso tale resistenza per chi non è in grazia.
C'è però questa differenza, che nello stato primitivo mancava una spinta interiore verso il male, come al presente, e quindi allora l'uomo senza la grazia poteva resistere alla tentazione più validamente di oggi.
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