Summa Teologica - I-II |
De Malo, q. 11, a. 2, ad 4, 6; De Virt., q. 1, a. 9
1. Come si è visto [ q. 49, a. 1 ], l'abito è una qualità.
Ora, tutte le qualità sono causate in un dato soggetto in quanto questo è ricettivo.
Poiché dunque l'agente dal fatto che agisce non riceve, ma piuttosto dona, sembra che nessun abito possa prodursi in un agente mediante i propri atti.
2. Il soggetto in cui viene causata una qualità è mosso verso quella qualità, come è evidente nelle cose che vengono riscaldate o raffreddate; invece chi produce l'atto che causa una qualità muove, come è evidente nelle cose che riscaldano e che raffreddano.
Se quindi in un soggetto venisse causato l'abito dal proprio atto, una medesima cosa sarebbe movente e mossa, agente e paziente.
Il che è assurdo, come dimostra Aristotele [ Phys. 7,1 ].
3. Un effetto non può essere superiore alla sua causa.
Ma l'abito è superiore all'atto che lo precede, come è evidente dal fatto che l'abito accresce il valore degli atti.
Quindi l'abito non può essere causato dall'atto che lo precede.
Il Filosofo [ Ethic. 2,1 ] insegna che gli abiti delle virtù e dei vizi sono causati dagli atti.
Nell'agente talora si trova soltanto il principio attivo del suo operare: come nel fuoco c'è il solo principio attivo del riscaldamento.
E in tale agente è impossibile che un abito sia causato dal proprio atto: dal che deriva che gli esseri fisici non sono capaci di acquistare o di perdere un'abitudine, come nota Aristotele [ ib. ].
- Ci sono però degli agenti che hanno in se stessi sia il principio attivo, sia il principio passivo dei propri atti: come è evidente nel caso degli atti umani.
Infatti gli atti della facoltà appetitiva derivano da essa sotto la mozione della facoltà conoscitiva, che presenta l'oggetto; e a sua volta la facoltà intellettiva, nel trarre delle conclusioni, ha come principio attivo una data proposizione di per sé evidente.
Perciò in forza di questi atti può essere causato qualche abito nell'agente non già rispetto al primo principio attivo, ma rispetto a quel principio dell'atto che muove perché mosso.
Infatti tutto ciò che subisce l'atto o la mozione di qualcos'altro viene predisposto dall'atto di questo: per cui dalla ripetizione degli atti viene causata nella potenza passiva una qualità che prende il nome di abito.
Allo stesso modo in cui gli abiti delle virtù morali sono prodotti nelle potenze appetitive per il fatto che queste sono mosse dalla ragione, e gli abiti delle scienze sono causati nell'intelletto per il fatto che quest'ultimo è mosso dai primi princìpi.
1. L'agente non riceve nulla in quanto agente.
Ma in quanto agisce sotto la mozione di altro può ricevere qualcosa da ciò che lo muove: ed è così che sono causati gli abiti.
2. Una stessa cosa non può essere insieme movente e mossa sotto il medesimo aspetto.
Nulla però impedisce che una cosa sia mossa da se stessa sotto aspetti diversi, come dimostra Aristotele [ Phys. 8,5 ].
3. L'atto che precede l'abito, in quanto è causato da un principio attivo, proviene da un principio superiore all'abito che ne deriva: come la stessa ragione è un principio più alto dell'abito delle virtù morali prodotto dagli atti nelle potenze appetitive; e l'« intelletto dei primi princìpi » è superiore alla scienza delle conclusioni.
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