Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se le virtù umane siano abiti operativi

In 3 Sent., d. 23, q. 1, a. 3, sol. 1

Pare che le virtù umane non siano essenzialmente operative.

Infatti:

1. Cicerone [ Tusc. disp. 4,13 ] afferma che la virtù è per l'anima quello che la salute e la bellezza sono per il corpo.

Ma la salute e la bellezza non sono abiti operativi.

Quindi neppure la virtù.

2. Nelle realtà di ordine fisico troviamo della virtù non solo in ordine all'operare, ma anche in ordine all'essere: come traspare dalle parole del Filosofo [ De caelo 1,12 ], il quale afferma che alcune realtà hanno la virtù di esistere sempre, mentre alcune altre non hanno la virtù di esistere sempre, ma solo per un tempo determinato.

Ora, come la virtù di ordine fisico sta agli esseri corporei, così la virtù umana sta a quelli razionali.

Perciò anche la virtù umana, oltre che al campo operativo, si estende a quello dell'essere.

3. Il Filosofo [ Phys. 7,3 ] afferma che la virtù è « una disposizione di ciò che è perfetto all'ottimo ».

Ma l'ottimo a cui l'uomo deve disporsi anche con la virtù è, come S. Agostino dimostra [ De mor. Eccl. cc. 3,14 ], Dio stesso, rispetto al quale l'anima si predispone cercando di divenire a lui simile.

Quindi la virtù va considerata una qualità dell'anima in ordine alla somiglianza con Dio, e quindi non in ordine all'operazione.

Non è dunque un abito operativo.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 2,6 ] afferma che « la virtù di ciascuna cosa è ciò che rende buona la sua operazione ».

Dimostrazione:

La virtù, come dice il nome stesso, comporta una certa perfezione della potenza, secondo le spiegazioni date [ a. 1 ].

Ora, essendoci due generi di potenze, cioè all'essere e all'operazione, si può denominare virtù la perfezione di entrambe le potenze.

Mentre però la potenza all'essere ha attinenza con la materia, che è appunto un ente in potenza, la potenza a operare ha attinenza con la forma, che è principio di operazione, poiché ogni essere opera in quanto è in atto.

Ora, nella compagine dell'uomo il corpo fa da materia, e l'anima da forma.

Rispetto dunque al corpo l'uomo non si distingue dagli altri animali, e così pure rispetto a quelle facoltà che appartengono insieme all'anima e al corpo: soltanto le facoltà proprie dell'anima, cioè quelle razionali, appartengono esclusivamente all'uomo.

E così le virtù umane, di cui ora parliamo, non si possono attribuire al corpo, ma esclusivamente a ciò che è proprio dell'anima.

Per cui le virtù umane non dicono ordine all'essere, ma piuttosto all'operazione.

Quindi tali virtù sono per essenza abiti operativi.

Analisi delle obiezioni:

1. La maniera di operare deriva dalla disposizione dell'agente: infatti quale è l'essere, tale sarà l'operazione.

Essendo quindi la virtù un principio dell'operare, è necessario che in forza della virtù preesista in chi opera una disposizione proporzionata.

Ma la virtù rende l'operazione ordinata.

Perciò la virtù stessa è nell'anima una certa disposizione ordinata: in quanto cioè le potenze dell'anima sono in qualche modo ordinate fra loro, e rispetto agli oggetti esterni.

E così la virtù, come conveniente disposizione dell'anima, viene paragonata alla salute e alla bellezza, che sono le dovute disposizioni del corpo.

Ma ciò non esclude che la virtù sia anche principio di operazione.

2. Le virtù ordinate all'essere non sono proprie dell'uomo, ma lo sono soltanto le virtù ordinate all'agire razionale, che è proprio dell'uomo.

3. In Dio l'essenza si identifica con l'operazione: perciò la massima somiglianza che l'uomo può avere con Dio si ha mediante un'operazione.

Quindi, come sopra [ q. 3, a. 2 ] abbiamo spiegato, la felicità o beatitudine che rende l'uomo più simile a Dio, e che è il fine della vita umana, consiste in un'operazione.

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