Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 4, a. 4, ad 1; In 3 Sent., d. 31, q. 2, a. 1, sol. 1; De Virt., q. 5, a. 4, ad 10
Pare che la fede rimanga dopo questa vita.
1. La fede è superiore alla scienza.
Ma la scienza dopo questa vita rimane, come si è detto [ a. prec. ].
Quindi anche la fede.
2. S. Paolo [ 1 Cor 3,11 ] afferma: « Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già è stato posto, e che è Gesù Cristo », cioè la fede in Gesù Cristo.
Ma tolto il fondamento non può rimanere ciò che vi è edificato sopra.
Se quindi dopo questa vita non rimane la fede, non rimane alcun'altra virtù.
3. La conoscenza della fede e quella della gloria differiscono come l'imperfetto e il perfetto.
Ma la conoscenza imperfetta può coesistere con la conoscenza perfetta: come nell'angelo possono stare insieme la conoscenza vespertina e quella mattutina; e come un uomo può avere a proposito di una data conclusione una conoscenza scientifica derivata da un sillogismo dimostrativo e un'opinione basata su un sillogismo dialettico.
Perciò dopo questa vita la fede può anch'essa coesistere con la visione della gloria.
L'Apostolo [ 2 Cor 5,6s ] afferma: « Finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminando per fede e non ancora in visione ».
Ora, quelli che sono nella gloria non sono in esilio lontano dal Signore, ma sono a lui presenti.
Quindi la fede non rimane nella gloria dopo questa vita.
La causa dell'incompatibilità di una cosa con un'altra è la loro opposizione: poiché tra gli opposti è sempre inclusa l'opposizione esistente tra l'affermazione e la negazione.
Ora, l'opposizione in certe cose è fondata su forme contrarie: come avviene nei colori tra il bianco e il nero.
In altre invece è fondata sulla perfezione e l'imperfezione: nelle alterazioni, p. es., il più e il meno vengono presi come contrari, come quando una cosa poco calda diventa molto calda, come dice Aristotele [ Phys. 5,2 ].
E poiché il perfetto e l'imperfetto si contrappongono, è impossibile che simultaneamente e sotto il medesimo aspetto possano esistere la perfezione e l'imperfezione.
L'imperfezione però talora è nella natura di una cosa, e fa parte della sua specie: come il mancare della ragione rientra nella natura specifica del cavallo o del bue.
E poiché un'identica cosa non può passare da una specie a un'altra, se si toglie questa imperfezione si distrugge la sua natura: il bue p. es., o il cavallo, non esisterebbero più se diventassero razionali.
- Altre volte invece l'imperfezione non appartiene alla natura specifica, ma capita a un dato soggetto per altri motivi: come a un uomo può capitare una deficienza della ragione per il fatto che l'uso della ragione viene in lui ostacolato dal sonno, dall'ubriachezza, o da altre cose del genere.
Ora, è evidente che eliminando queste imperfezioni la sostanza della cosa rimane.
È chiaro a questo punto che l'imperfezione del conoscere fa parte della natura della fede: rientra infatti nella sua definizione essendo essa, come dice S. Paolo [ Eb 11,1 ], « il fondamento delle cose che si sperano e la prova di quelle che non si vedono ».
E S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 40 ] scrive: « Che cos'è la fede? Credere ciò che non vedi ».
Ora, conoscere senza vedere costituisce un'imperfezione per la conoscenza.
E così l'imperfezione rientra nella natura della fede.
Per cui è evidente che la fede non può diventare una conoscenza perfetta, se rimane numericamente identica a se stessa.
Ma bisogna ancora considerare se possa coesistere con una conoscenza perfetta: infatti nulla impedisce che una conoscenza imperfetta possa talora coesistere con una conoscenza perfetta.
Bisogna dunque notare che una conoscenza può essere imperfetta in tre modi: primo, a motivo dell'oggetto; secondo, a motivo del mezzo conoscitivo; terzo, a motivo del soggetto.
A motivo dell'oggetto di conoscenza differiscono secondo la perfezione e l'imperfezione la conoscenza mattutina e quella vespertina degli angeli: infatti la conoscenza mattutina riguarda le cose in quanto hanno la loro esistenza nel Verbo, mentre la conoscenza vespertina riguarda le cose in quanto sussistono nella loro propria natura, esistenza questa imperfetta rispetto alla prima.
- Per il mezzo conoscitivo invece differiscono secondo la perfezione e l'imperfezione la conoscenza di una conclusione raggiunta mediante un mezzo dimostrativo e quella raggiunta mediante un termine medio probabile.
A motivo del soggetto differiscono infine tra loro secondo la perfezione e l'imperfezione l'opinione, la fede e la scienza.
Infatti nel concetto di opinione è implicita la scelta in un'alternativa col timore che sia vero il contrario: per cui manca la ferma adesione.
Invece nella nozione di scienza è implicita la ferma adesione accompagnata dalla visione intellettiva: essa infatti ha una certezza che deriva dall'intuizione dei primi princìpi.
Invece la fede è a mezza strada: è superiore all'opinione, perché ha un'adesione ferma, ma è al disotto della scienza, non avendo la visione.
Ora, è evidente che il perfetto e l'imperfetto non possono coesistere sotto il medesimo aspetto; tuttavia due cose che differiscono secondo la perfezione e l'imperfezione possono coesistere in un dato soggetto sotto un certo aspetto comune, pur essendo diverse quanto a perfezione.
Perciò la conoscenza perfetta e quella imperfetta dalla parte dell'oggetto in nessun modo possono coesistere a proposito di un medesimo oggetto.
Possono invece coincidere nell'identico mezzo dimostrativo, e nell'identico soggetto: infatti nulla impedisce che un uomo simultaneamente e mediante un unico mezzo dimostrativo abbia la conoscenza di due cose, di cui l'una è perfetta e l'altra imperfetta, della salute, p. es., e della malattia, del bene e del male.
- Parimenti è impossibile che due conoscenze, perfetta e imperfetta dalla parte del mezzo, possano convenire in un unico mezzo.
Nulla però impedisce che possano convenire nell'oggetto e nel soggetto: infatti un uomo può conoscere una medesima conclusione e con un termine medio probabile, e con un termine medio dimostrativo.
Così pure è impossibile che due conoscenze, perfetta e imperfetta in rapporto al soggetto, possano coesistere nel medesimo soggetto.
Ora, la fede implica nel suo concetto un'imperfezione in rapporto al soggetto: implica cioè che il credente non veda ciò che crede; invece la beatitudine, come si è già visto [ q. 3, a. 8 ], implica nel suo concetto la perfezione del conoscere rispetto al soggetto: implica cioè che il beato veda ciò da cui è reso beato.
Perciò è evidente che è impossibile la coesistenza della fede con la beatitudine nel medesimo soggetto.
1. La fede è superiore alla scienza nell'oggetto: poiché il suo oggetto è la prima verità.
Ma la scienza ha un modo di conoscere più perfetto, il quale non ripugna alla perfezione della beatitudine, cioè alla visione, come invece vi ripugna la fede.
2. La fede è fondamento nella misura in cui fornisce una conoscenza.
Perciò quando la conoscenza raggiungerà la sua perfezione, avremo un fondamento più perfetto.
3. La Analisi è evidente dopo quanto abbiamo detto.
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