Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se la gravità dei peccati si misuri dalla loro causa

De Malo, q. 2, a. 10

Pare che la gravità dei peccati non si misuri dalla loro causa.

Infatti:

1. Tanto maggiore è la causa del peccato, tanto più fortemente essa spinge a peccare, e quindi più difficile è la resistenza.

Ma il peccato diminuisce se la resistenza è più difficile: infatti la obiezioni a resistere è dovuta alla fragilità di chi pecca, e d'altra parte i peccati di fragilità sono giudicati più leggeri.

Quindi la gravità dei peccati non dipende dalla loro causa.

2. La concupiscenza è una delle cause generali del peccato, per cui la Glossa [ ord. e interlin. ] così commenta quel testo di S. Paolo [ Rm 7,7 ]: « Non avrei conosciuto la concupiscenza », ecc.: « Buona è la legge, che col proibire la concupiscenza proibisce ogni male ».

Ma quanto maggiore è la concupiscenza, da cui un uomo è superato, tanto minore è il peccato.

Quindi la gravità del peccato diminuisce col crescere della sua causa.

3. Come la rettitudine della ragione è causa dell'atto virtuoso, così la mancanza di razionalità è causa del peccato.

Ora, più grave è la mancanza di razionalità e più diminuisce il peccato: fino al punto che l'assenza totale dell'uso di ragione scusa completamente dal peccato; e il peccato di ignoranza è un peccato più leggero.

Quindi la gravità dei peccati non si misura in base alla grandezza della loro causa.

In contrario:

Aumentando la causa, aumenta l'effetto.

Se quindi la causa del peccato è maggiore, il peccato sarà più grave.

Dimostrazione:

Nel peccato, come in qualsiasi altro genere di cose, si possono considerare due tipi di cause.

La prima è la sua causa diretta, che è la volontà di peccare: essa infatti sta all'atto del peccato come l'albero sta ai suoi frutti, secondo l'espressione della Glossa [ ord. ] a commento di quel detto evangelico [ Mt 7,18 ]: « Un albero buono non può produrre frutti cattivi ».

E quanto più questa causa cresce, tanto più grave diviene il peccato: poiché quanto maggiore è la volontà di peccare, tanto più gravemente l'uomo pecca.

Le altre cause del peccato, invece, sono come estrinseche e remote, e sono quelle che sollecitano la volontà a peccare.

E tra queste cause bisogna distinguere.

Alcune infatti inducono la volontà a peccare seguendo la natura stessa della volontà: come il fine, che è l'oggetto proprio della volontà.

E queste cause aggravano il peccato: infatti chi ha la volontà inclinata a peccare per l'intenzione di un fine peggiore, pecca più gravemente.

Altre invece inclinano la volontà a peccare fuori della natura e dell'ordine della volontà medesima, la quale è fatta per muoversi liberamente da sé, secondo il giudizio della ragione.

Perciò le cause che compromettono il giudizio della ragione, come l'ignoranza, o che riducono la libertà di movimento della volontà, come la fragilità, la violenza, il timore o altre cose del genere, diminuiscono il peccato, come diminuiscono la volontarietà: fino al punto che se l'atto è del tutto involontario non è neppure un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. L'obiezione considera la causa movente estrinseca, che diminuisce la volontarietà; e il crescere di una tale causa, come si è detto [ nel corpo ], riduce il peccato.

2. Se nel termine concupiscenza si include anche il moto della volontà, allora quando c'è una maggiore concupiscenza c'è anche un peccato più grave.

Se invece per concupiscenza si intende la passione, cioè il moto del concupiscibile, allora una maggiore concupiscenza che precedesse il giudizio della ragione e il moto della volontà diminuirebbe il peccato: poiché chi pecca sotto lo stimolo di una maggiore concupiscenza cade per una tentazione più grave, e quindi è meno colpevole.

Se invece questa concupiscenza è conseguente al giudizio della ragione e al moto della volontà, allora una maggiore concupiscenza è anche un peccato più grave: poiché talora il moto della concupiscenza insorge più forte per il fatto che la volontà tende senza freno verso il proprio oggetto.

3. Il terzo argomento si fonda su una causa che produce l'involontarietà: e questa, come si è detto [ ib. ], diminuisce il peccato.

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