Summa Teologica - I-II |
In Rom., c. 13, lect. 1
Pare che non tutti siano soggetti alla legge [ umana ].
1. Sono soggetti alla legge soltanto coloro per i quali essa è fatta.
Ora, S. Paolo [ 1 Tm 1,9 ] afferma che « la legge non è fatta per il giusto ».
Quindi i giusti non sono soggetti alla legge umana.
2. Il Papa Urbano [ Decr. di Graz. 2,19,2,2 ] dichiara: « Non c'è ragione di costringere alla legge pubblica chi è retto da una legge privata ».
Ma tutte le persone spirituali, che sono figli di Dio, sono rette dalla legge privata dello Spirito Santo, secondo l'espressione dell'Apostolo [ Rm 8,14 ]: « Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio ».
Quindi non tutti gli uomini sono soggetti alla legge umana.
3. Nel Digesto [ 1,3,31 ] si dice che « il principe è esente dalle leggi ».
Ma chi è esente dalla legge non è ad essa soggetto.
Quindi non tutti sono soggetti alla legge.
L'Apostolo [ Rm 13,1 ] ammonisce: « Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite ».
Ora, non può essere sottomesso all'autorità chi non è soggetto alla legge da essa emanata.
Perciò tutti gli uomini devono essere soggetti alla legge umana.
Come si è visto sopra [ q. 90, aa. 1,2; a. 3, ad 2 ], la legge implica due aspetti nella sua nozione: primo, è una regola degli atti umani; secondo, ha forza coattiva.
Perciò uno può essere soggetto alla legge in due sensi.
Primo, quale individuo regolato dalla sua regola.
E in questo senso sono soggetti a una legge tutti i sudditi dell'autorità che la emana.
Ora, può capitare in due maniere che uno non sia soggetto a una data autorità.
Prima di tutto perché può essere totalmente estraneo al suo dominio.
E così chi appartiene a un'altra città o a un altro regno non è soggetto alle leggi emanate dal principe di una data città o di un dato regno, come è estraneo al suo dominio.
In secondo luogo perché uno è governato da una legge superiore.
Se uno, p. es., è soggetto al proconsole, deve stare al suo comando, non però in quelle cose in cui c'è una dispensa dell'imperatore: infatti in questo caso non è tenuto al comando del subalterno, essendo governato da un comando superiore.
E in questo senso può capitare che uno, pur essendo di per sé soggetto a una legge, non sia ad essa tenuto in certe cose, in quanto è guidato da una legge superiore.
Secondo, uno può essere soggetto alla legge come un forzato alla sua catena.
E in questo senso non sono soggetti alla legge gli uomini virtuosi e giusti, ma soltanto i malvagi.
Infatti ciò che è forzato e violento è contrario alla volontà.
Ma la volontà dei buoni concorda con la legge, dalla quale invece discorda la volontà dei malvagi.
Perciò in questo senso sono soggetti alle leggi non i buoni, ma solo i malvagi.
1. L'argomento è valido per la sottomissione coatta.
In questo senso, infatti, « la legge non è fatta per il giusto »: poiché i giusti « sono legge a se stessi », quando « mostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori », come dice l'Apostolo [ Rm 2,14s ].
Perciò su di essi la legge non ha forza coattiva, come ha invece sui malvagi.
2. La legge dello Spirito Santo è superiore a tutte le leggi imposte dall'uomo.
Quindi le persone spirituali, secondo che sono guidate dallo Spirito Santo, sono esenti dalla legge quanto alle cose in cui essa contrasta con la direzione dello Spirito.
Tuttavia rientra nella direzione dello Spirito Santo la sottomissione delle persone spirituali alle leggi umane, secondo le parole di S. Pietro [ 1 Pt 2,13 ]: « State sottomessi a ogni istituzione umana per amore del Signore ».
3. Il principe è esente dalla legge quanto alla forza coattiva di essa: infatti nessuno propriamente può costringere se stesso; e d'altra parte la legge riceve la forza coattiva solo dall'autorità del principe.
Così dunque si dice che il principe è esente dalla legge inquantoché nessuno può condannarlo se agisce contro di essa.
La Glossa [ ord. ] infatti, commentando l'espressione di Davide [ Sal 51,6 ]: « Contro te solo ho peccato », afferma che « il re non ha un uomo che ne giudichi gli atti ».
Però quanto alla forza direttiva della legge il principe è spontaneamente soggetto alla medesima, come nota il Diritto [ Decret. Greg. IX 1,2,6 ]: « Chiunque determina una norma per gli altri, deve applicarla a se stesso.
Dice infatti l'autorità del savio [ Ausonio, Sent. ]: "Ubbidisci alla legge che tu stesso hai stabilito" ».
Del resto il Signore stesso [ Mt 23,3s ] rimprovera coloro che « dicono e non fanno », e che « legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito ».
Perciò rispetto al giudizio di Dio il principe non è esente dalla legge nella sua forza direttiva, ma non costretto, bensì volontariamente, è tenuto a seguirla.
- E il principe è sopra la legge anche nel senso che in caso di necessità può mutarla o dispensarla, secondo le condizioni di luogo e di tempo.
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