Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 122, aa. 2 sqq.; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 2, sol. 1
Pare che i precetti del decalogo non siano convenientemente formulati [ Es 20; Dt 5,6ss ].
1. I precetti affermativi ordinano agli atti delle virtù, mentre quelli negativi ritraggono dagli atti peccaminosi.
Ma le virtù e i peccati si contrappongono in qualsiasi materia.
Quindi in qualsiasi materia che è oggetto del decalogo ci doveva essere un precetto affermativo e un precetto negativo.
Quindi non è giusto formulare alcuni precetti come affermativi e altri come negativi.
2. S. Isidoro [ Etym. 2,10; 5,3 ] afferma che « qualsiasi legge è stabilita razionalmente ».
Ora, tutti i precetti del decalogo appartengono alla legge divina.
Quindi in tutti doveva essere indicata la ragione, e non soltanto nel primo e nel terzo.
3. Con l'osservanza dei precetti si meritano dei premi da Dio.
Ma le promesse divine riguardano i premi dei precetti.
Perciò si doveva indicare una promessa in ogni precetto, e non soltanto nel primo e nel quarto.
4. La legge antica è detta « legge del timore » perché induce all'osservanza dei precetti con la minaccia del castigo.
Ma i precetti del decalogo appartengono tutti alla legge antica.
Quindi si doveva aggiungere in tutti la minaccia di un castigo, e non soltanto nel primo e nel secondo.
5. Si devono conservare nella memoria tutti i precetti del Signore; si legge infatti nei Proverbi [ Pr 3,3 ]: « Scrivili sulla tavola del tuo cuore ».
Perciò non è giusto che si accenni alla memoria soltanto nel terzo comandamento.
Quindi i precetti del decalogo non sono ben formulati.
Sta scritto [ Sap 11,20 ]: « Tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso ».
Quindi a maggior ragione [ il Signore ] dovette seguire un giusto criterio nel formulare la sua legge.
Nei precetti della legge divina è racchiusa la massima sapienza: si legge infatti nel Deuteronomio [ Dt 4,6 ]: « Questa sarà la vostra saggezza agli occhi dei popoli ».
Ora, è proprio del sapiente disporre tutto nel modo e nell'ordine dovuto.
Perciò deve ritenersi evidente che i precetti della legge sono redatti nel debito modo.
1. L'affermazione di una cosa implica sempre la negazione del contrario, ma non sempre la negazione di uno dei contrari comporta l'affermazione dell'altro.
È logico dire, p. es.: « Se una cosa è bianca, non è nera », ma non è logico dire: « Una cosa non è nera, dunque è bianca »: poiché la negazione è più estesa dell'affermazione.
Quindi secondo il primo dettato della ragione i precetti negativi, che proibiscono di fare un torto, si estendono a un maggior numero di persone che non quei precetti che impongono il dovere di prestare onore o servizio a qualcuno.
Ora, tra le cose che la ragione naturale detta immediatamente c'è l'idea che uno è tenuto a prestare dei servizi e degli onori a coloro da cui è stato beneficato, se non li ha ancora ricompensati.
D'altra parte i soggetti che nessuno potrà mai ricompensare adeguatamente per i benefici ricevuti sono due, cioè Dio e il proprio padre, come nota Aristotele [ Ethic. 8,14 ].
E così sono due soltanto i precetti affermativi: quello che comanda di onorare i genitori e quello riguardante la santificazione del sabato in ricordo dei benefici divini.
2. I precetti esclusivamente morali implicano una ragione evidente: quindi non era necessario aggiungervi delle ragioni.
In alcuni precetti però si aggiungono delle determinazioni cerimoniali, o legali: nel primo, p. es., si aggiunge: « Non ti fare idolo alcuno », e nel terzo si determina il giorno del sabato.
Perciò in questi casi era necessario dare una ragione.
3. Per lo più gli uomini cercano un'utilità nei loro atti.
Era quindi necessario aggiungere la promessa di un premio in quei precetti dai quali pareva non dovesse seguire alcuna utilità, o che parevano impedire dei vantaggi.
Essendo i genitori, p. es., già in declino, da essi non si attendono vantaggi.
Al precetto quindi che impone di onorarli si aggiunge una promessa.
E si fa lo stesso per il precetto che proibisce l'idolatria: poiché ciò pareva impedire l'apparente vantaggio che gli uomini credono di conseguire patteggiando col demonio.
4. Come nota Aristotele [ Ethic. 10,9 ], i castighi sono necessari specialmente contro chi è incline al male.
Perciò la minaccia dei castighi è aggiunta a quei soli precetti in cui si riscontrava una [ particolare ] inclinazione al male.
Ora, gli uomini erano particolarmente inclini all'idolatria, per l'universale consuetudine delle nazioni.
E così pure erano inclini allo spergiuro, data la frequenza dei giuramenti.
Quindi solo nei primi due precetti si aggiunge una minaccia.
5. Il precetto relativo al sabato fu posto per commemorare un beneficio passato.
Per questo in esso si accenna espressamente alla memoria.
- Oppure si potrebbe rispondere che al precetto del sabato è annessa una determinazione che esula dalla legge naturale, per cui tale precetto aveva bisogno di una speciale ammonizione.
Indice |