Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la contesa sia figlia della vanagloria

Infra, q. 132, a. 5; De Malo, q. 9, a. 3

Pare che la contesa non sia figlia della vanagloria.

Infatti:

1. La contesa è affine alla gelosia, poiché sta scritto [ 1 Cor 3,3 ]: « Dal momento che ci sono tra voi gelosie e contese, non siete forse carnali, e non vi comportate in maniera tutta umana? »

Ma la gelosia appartiene all'invidia.

Perciò anche la contesa nasce piuttosto dall'invidia.

2. Le contese sono accompagnate dalle grida.

Ma le grida nascono dall'ira, come nota S. Gregorio [ Mor. 31,45 ].

Quindi anche le contese nascono dall'ira.

3. Fra tutti i beni, specialmente la scienza pare essere materia di superbia e di vanagloria, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 8,1 ]: « La scienza gonfia ».

Ma le contese nascono per lo più dalla mancanza di scienza, la quale fa conoscere, non già impugnare, la verità.

Quindi la contesa non è figlia della vanagloria.

In contrario:

Basta l'autorità di S. Gregorio [ l. cit. ].

Dimostrazione:

Abbiamo già detto [ q. 37, a. 2 ] che la discordia è figlia della vanagloria, poiché ciascuno degli oppositori si fissa nel proprio punto di vista, senza cedere all'altro; e d'altra parte è una proprietà della superbia e della vanagloria cercare la propria eccellenza.

Ora, come chi è in discordia è discorde perché si ostina interiormente nel proprio parere, così quelli che contendono sono contendenti perché ciascuno difende a parole il suo punto di vista.

Perciò la contesa è figlia della vanagloria allo stesso modo della discordia.

Analisi delle obiezioni:

1. La contesa, come anche la discordia, è affine all'invidia quanto all'allontanamento da colui col quale ci si trova in discordia o con cui si contende.

Rispetto invece a ciò in cui si ostina chi polemizza, la discordia è affine alla superbia e alla vanagloria: poiché costui si ostina nel proprio punto di vista, come si è già notato [ nel corpo ].

2. Nella contesa di cui parliamo le grida hanno lo scopo di impugnare la verità.

Quindi non ne sono l'elemento principale.

Per cui non è detto che la contesa derivi dalla stessa fonte da cui nascono le grida.

3. La superbia e la vanagloria prendono occasione specialmente dalle cose buone, anche se ad esse contrarie, come quando uno si insuperbisce dell'umiltà: infatti questa derivazione non è per se, ma per accidens, per cui nulla impedisce che una cosa possa nascere dal suo contrario.

E così nulla impedisce che gli effetti essenziali e diretti della superbia o della vanagloria siano causati da sentimenti contrari a quelli da cui la superbia può nascere occasionalmente.

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