Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se lo scandalo sia ben definito come « una parola o un'azione meno retta che offre un'occasione di caduta »

In 4 Sent., d. 38, q. 2, a. 1; Quodl., 4, q. 12, a. 1, ad 3; In Rom., c. 1, lect. 2; c. 14, lect. 2; In Matth., c. 15

Pare che lo scandalo non sia ben definito [ Glossa interlin. su Mt 18,8 ] come « una parola o un'azione meno retta che offre un'occasione di caduta ».

Infatti:

1. Lo scandalo, come vedremo, è un peccato.

Ora, secondo S. Agostino [ Contra Faustum 22,27 ], il peccato « è una parola, un'azione o un desiderio contro la legge di Dio ».

Quindi la predetta definizione è insufficiente, poiché tralascia il pensiero, o desiderio.

2. Siccome tra gli atti virtuosi o retti uno è più virtuoso o più retto dell'altro, non è meno retto soltanto l'atto più virtuoso di tutti.

Se quindi lo scandalo fosse una parola o un'azione meno retta, sarebbe scandalo qualsiasi atto virtuoso all'infuori di quello più sublime.

3. L'occasione indica solo una causa per accidens.

Ma ciò che è per accidens non deve figurare nelle definizioni, poiché non dà la specie.

Non è quindi giusto usare il termine occasione nella definizione dello scandalo.

4. Uno può prendere occasione di caduta da una qualsiasi azione altrui: poiché le cause per accidens sono indeterminate.

Se quindi diciamo che è scandalo ciò che offre a un altro un'occasione di caduta, può essere scandalo ogni atto e ogni parola.

Il che pare inammissibile.

5. Al prossimo si dà occasione di cadere quando esso rimane offeso o turbato.

Ma lo scandalo si distingue dall'offesa e dal turbamento: infatti l'Apostolo [ Rm 14,21 ] scrive: « È bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa rimanere offeso, o scandalizzato, o turbato ».

Perciò la definizione ricordata dello scandalo non è esatta.

In contrario:

S. Girolamo [ In Mt 2 ], spiegando il passo di S. Matteo [ Mt 15,12 ], afferma: « Quando leggiamo nel Vangelo: "Chi avrà scandalizzato …", dobbiamo intendere questo: "Chi con le parole o con le azioni avrà dato occasione di cadere" ».

Dimostrazione:

Come dice S. Girolamo nel brano ricordato, « ciò che in greco viene detto scandalo noi lo possiamo chiamare urto, mancamento o inciampo del piede ».

Capita infatti di incontrare materialmente per la strada un ostacolo urtando contro il quale si cade: ora, tale inciampo viene detto scandalo.

E così anche nella vita spirituale capita che uno vada incontro alla caduta spirituale spinto da una parola o da un'azione altrui: in quanto cioè costui trascina altri a peccare con i rimproveri, con i suggerimenti o con l'esempio.

E questo propriamente è lo scandalo.

Ora, nulla può predisporre per se stesso a cadere se non ha una carenza di rettitudine: poiché ciò che è perfettamente retto, più che portare alla caduta, premunisce dal cadere.

Per cui è giusto dire che lo scandalo è « una parola o un'azione meno retta che offre un'occasione di caduta ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il pensiero o desiderio cattivo è nascosto nel cuore: perciò non viene presentato ad altri come un ostacolo che predispone alla caduta.

Quindi non può avere natura di scandalo.

2. Meno retto qui non si dice di ciò che viene sorpassato da altre cose in fatto di rettitudine, ma di ciò che implica una mancanza di rettitudine: o perché è male in se stesso, come i peccati, oppure perché ha le apparenze del male, come quando uno siede a mensa in un luogo destinato al culto degli idoli.

Sebbene infatti ciò non sia di per sé un peccato, se uno lo fa senza cattiva intenzione, avendo tuttavia la parvenza di un atto di idolatria può offrire occasione di caduta.

Per cui l'Apostolo [ 1 Ts 5,22 ] ammoniva: « Astenetevi da ogni parvenza di male ».

L'espressione « meno retta » è quindi giusta per indicare sia gli atti che per se stessi sono peccati, sia quelli che hanno un'apparenza di male.

3. Come sopra [ I-II, q. 75, aa. 2,3; q. 80, a. 1 ] si è notato, nulla può essere per un uomo causa efficace di peccato, cioè di rovina spirituale, all'infuori della propria volontà.

Perciò le parole o le azioni altrui possono essere solo cause imperfette, che inducono a cadere.

Per questo non si dice: « che offre la causa », ma « che offre l'occasione di cadere », per esprimere una causa imperfetta, e non sempre una causa per accidens.

- D'altra parte nulla impedisce che in qualche definizione entri un elemento per accidens, poiché quanto è accidentale per una cosa può essere essenziale per un'altra: come ad es. nella definizione aristotelica della fortuna [ Phys. 2,5 ] troviamo la causa per accidens.

4. Le parole o le azioni altrui possono essere per un uomo causa di peccato in due modi: primo, direttamente; secondo, indirettamente.

Direttamente quando uno con le sue parole o azioni malvagie cerca di trascinare un altro al peccato; oppure quando la sua azione, anche se egli non ne ha l'intenzione, è tale da essere un incentivo alla colpa: come quando uno, p. es., commette pubblicamente un peccato, o un atto che ha l'apparenza di peccato.

E allora chi compie tale atto offre propriamente un'occasione di caduta: per cui questo è detto scandalo attivo.

- Invece una parola o un'azione altrui può essere per un uomo causa di peccato per accidens quando uno mal disposto è indotto a peccare a prescindere dall'intenzione di chi agisce e dalla natura dell'azione compiuta: come quando uno, p. es., ha invidia dei beni altrui.

E allora chi compie tale azione buona non offre, per quanto dipende da lui, un'occasione di peccare, ma è l'altro che la prende, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 7,8 ]: « Prendendo occasione da questo comandamento », ecc.

Abbiamo così lo scandalo passivo senza l'attivo: poiché chi agisce rettamente, per quanto sta in lui, non dà occasione alla caduta dell'altro.

In certi casi capita dunque che si abbia insieme lo scandalo attivo nell'uno e quello passivo nell'altro: quando cioè uno pecca dietro la sollecitazione dell'altro.

- Altre volte invece abbiamo lo scandalo attivo senza quello passivo: quando cioè uno sollecita l'altro a peccare con le parole o con i fatti, e l'altro non acconsente.

- Talora infine si verifica, come si è già detto, lo scandalo passivo senza quello attivo.

5. Il turbamento sta a indicare la predisposizione allo scandalo; l'offesa indica invece l'indignazione contro colui che pecca, e che talora può essere senza rovina [ o peccato ]; lo scandalo infine implica l'inciampare stesso che provoca la caduta.

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