Summa Teologica - II-II |
Pare che la detrazione sia il più grave di tutti i peccati contro il prossimo.
1. La Glossa [ ord. di Agost. ], spiegando quel detto del Salmo [ Sal 109,4 ]: « In cambio del mio amore sparlano di me », afferma: « Danneggia più Cristo nelle sue membra chi sparla contro di lui uccidendo le anime ordinate a credere in lui, che non coloro i quali ne uccisero il corpo ordinato a risorgere ».
Dal che si deduce che la detrazione è un peccato più grave dell'omicidio, in quanto uccidere l'anima è più grave che uccidere il corpo.
Ma l'omicidio è il più grave dei peccati contro il prossimo.
Quindi la detrazione è assolutamente il più grave di tutti questi peccati.
2. La detrazione è un peccato più grave della contumelia, o insulto: perché all'insulto uno può reagire, mentre non lo può alla detrazione, che è fatta di nascosto.
D'altra parte l'insulto pare un peccato più grave dell'adulterio: poiché l'adulterio unisce due corpi in una sola carne, mentre l'insulto divide in molte fazioni persone congiunte.
Quindi la detrazione è un peccato più grave dell'adulterio, che pure tra i peccati contro il prossimo è della massima gravità.
3. Come spiega S. Gregorio [ Mor. 31,45 ], l'insulto nasce dall'ira, la detrazione invece dall'invidia.
Ma l'invidia è un peccato più grave dell'ira.
Quindi la detrazione è un peccato più grave dell'insulto.
Siamo così alla stessa conclusione di prima.
4. Un peccato è tanto più grave quanto maggiore è il difetto che esso provoca.
Ma la detrazione provoca il difetto più grave, cioè l'accecamento spirituale.
S. Gregorio infatti [ Registr. 11,2 ] scrive: « Che altro fanno i detrattori se non sollevare la polvere e gettare terra sui propri occhi, in modo che più insistono nella detrazione e meno vedono la verità? ».
Perciò la detrazione è il più grave dei peccati che vengono commessi contro il prossimo.
È più grave peccare con le opere che con le parole.
Ma la detrazione è un peccato di parole mentre l'adulterio, l'omicidio e il furto sono peccati di opere.
Quindi la detrazione non è più grave degli altri peccati relativi al prossimo.
I peccati che vengono commessi contro il prossimo vanno giudicati di per sé in rapporto al danno che arrecano: poiché è questo che dà ad essi il carattere di colpa.
E il danno è tanto è più grave quanto più importante è il bene che viene tolto.
Ora, il bene di un uomo è di tre generi: il bene dell'anima, il bene del corpo e i beni esterni.
Il bene dell'anima, che è quello più alto, non può essere tolto dagli altri se non indirettamente: p. es. mediante dei cattivi suggerimenti, che però non influiscono in modo necessario.
Invece gli altri due generi di beni, cioè quelli del corpo e i beni esterni, possono essere rapiti dagli altri con la violenza.
E poiché i beni del corpo sono superiori ai beni esterni, i peccati che danneggiano il corpo sono più gravi di quelli che compromettono i beni esterni.
Perciò fra tutti i peccati relativi al prossimo il più grave è l'omicidio, che toglie la vita già in atto; ad esso segue l'adulterio, che sovverte l'ordine della generazione umana, attraverso cui si giunge alla vita.
Seguono poi i beni esterni.
E tra questi la reputazione, o fama, è superiore alle ricchezze, essendo più vicina ai beni spirituali.
Per cui sta scritto [ Pr 22,1 ]: « Un buon nome vale più di grandi ricchezze ».
Perciò la detrazione, per il suo genere, è un peccato più grave del furto; è però meno grave dell'omicidio e dell'adulterio.
- L'ordine tuttavia può essere invertito per delle circostanze aggravanti o attenuanti.
Accidentalmente però la gravità del peccato dipende anche dal soggetto, il quale se compie l'atto con premeditazione pecca più gravemente che se lo compie per fragilità o per negligenza.
E sotto questo aspetto i peccati di lingua hanno maggiori attenuanti: poiché provengono facilmente da qualche intemperanza di linguaggio, senza una grande premeditazione.
1. Coloro che sparlano di Cristo per impedire la fede delle sue membra offendono la sua divinità, su cui tale fede è basata.
Perciò non si tratta di semplice detrazione, ma di bestemmia.
2. L'insulto è più grave della detrazione in quanto implica un più grave disprezzo del prossimo: come la rapina, stando alle spiegazioni date sopra [ q. 66, a. 9 ], è più grave del furto.
Però l'insulto non è più grave dell'adulterio: poiché la gravità dell'adulterio non va giudicata dall'unione dei corpi, ma dal sovvertimento della generazione umana.
Chi insulta, poi, non produce necessariamente l'inimicizia, ma solo può dare occasione alla divisione degli animi: in quanto cioè, mettendo in pubblico il male degli altri, di per sé distoglie dall'amicizia verso di essi, sebbene le sue parole non costringano a ciò.
E in questo modo anche chi fa della maldicenza in maniera occasionale è un omicida: poiché con le sue parole dà a un altro l'occasione di odiare o di disprezzare il prossimo.
Per cui nella lettera di S. Clemente si legge che « i detrattori sono omicidi »: poiché, come dice S. Giovanni [ 1 Gv 3,15 ], « chiunque odia il proprio fratello è un omicida ».
3. La detrazione, che avviene di nascosto, non nasce dall'ira, come la contumelia, ma dall'invidia, che tenta di sminuire in qualsiasi modo la fama del prossimo: poiché l'ira, come dice il Filosofo [ Reth. 2,2 ], « cerca di vendicarsi apertamente ».
E tuttavia non ne segue che la detrazione sia più grave della contumelia: poiché da un vizio minore può sempre nascere un peccato più grave: come dall'ira nascono l'omicidio e la bestemmia.
Infatti l'origine dei peccati va determinata in base al fine, che emerge dal loro aspetto di conversione [ alle creature ], mentre la loro gravità va determinata in base all'aspetto di allontanamento [ da Dio ].
4. Come si legge nei Proverbi [ Pr 15,23 ], « l'uomo gode nel sentenziare con la propria bocca »: perciò chi sparla prende ad amare ciò che dice e a crederlo sempre di più, e quindi a odiare maggiormente il prossimo e ad allontanarsi sempre più dalla verità.
Tuttavia questo effetto può derivare anche dagli altri peccati che si riallacciano all'odio verso il prossimo.
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