Summa Teologica - II-II |
I-II, q. 84, a. 4; In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 3; Expos. 2; De Malo, q. 8, a. 1; q. 13, a. 3
Pare che la vanagloria non sia un vizio capitale.
1. Un vizio che nasce sempre da un altro non è un vizio capitale.
Ma la vanagloria nasce sempre dalla superbia.
Quindi non è un vizio capitale.
2. L'onore è più importante della gloria, che ne è l'effetto.
Ora l'ambizione, che è il desiderio smodato dell'onore, non è un vizio capitale.
Quindi non lo è neppure la vanagloria.
3. I peccati capitali hanno una certa priorità.
Invece la vanagloria non ha alcuna priorità: né quanto alla gravità del peccato, poiché non sempre è un peccato mortale, né per il bene che con essa si desidera, poiché la gloria umana è una cosa effimera ed esteriore.
Quindi la vanagloria non è un vizio capitale.
S. Gregorio [ Mor. 31,4 5] enumera la vanagloria tra i sette vizi capitali.
Intorno ai vizi capitali ci sono due opinioni.
Alcuni infatti mettono tra i vizi capitali la superbia, e quindi non considerano un vizio capitale la vanagloria.
S. Gregorio [ ib. ] invece considera la superbia « la regina di tutti i vizi », e la vanagloria che ne deriva è posta da lui tra i vizi capitali.
E ciò con ragione.
La superbia infatti, come vedremo [ q. 162, aa. 1,2 ], è il desiderio smodato della propria eccellenza.
Ora, si consegue una certa perfezione ed eccellenza mediante qualsiasi bene desiderato.
Di conseguenza il fine di ogni vizio è ordinato al fine della superbia.
E così questa possiede una certa causalità universale su tutti gli altri vizi, e non va elencata tra quelle cause o princìpi specifici di essi che sono i vizi capitali.
- Ora, tra i beni di cui l'uomo si serve per l'acquisto della propria eccellenza occupa il primo posto la gloria, in quanto essa implica la manifestazione della bontà di una persona: infatti il bene è per natura amato e onorato da tutti.
Come quindi mediante « la gloria davanti a Dio » si acquista un'eccellenza nell'ordine soprannaturale, così mediante « la gloria degli uomini » [ Gv 12,43 ] si acquista un'eccellenza nell'ordine umano.
Quindi, a motivo della connessione con l'eccellenza propria, che gli uomini sommamente desiderano, la gloria è assai desiderabile; e dalla sua brama smodata nascono molti vizi.
Perciò la vanagloria è un vizio capitale.
1. Non ripugna che un vizio capitale derivi dalla superbia: poiché la superbia, come si è detto [ nel corpo; I-II, q. 84, a. 4, ad 4 ], è « la regina e la madre di tutti i vizi ».
2. La lode e l'onore, come si è detto [ a. 2; q. 103, a. 1, ad 3 ], sono le cause da cui la gloria deriva.
Perciò questa è come il fine a cui esse tendono: si ama infatti di essere onorati e lodati in quanto si pensa così di diventare celebri nella conoscenza altrui.
3. La vanagloria ha un primato come cosa appetibile per i motivi indicati [ nel corpo ]: e ciò basta a farne un vizio capitale.
Infatti non si richiede che un tale vizio sia sempre un peccato mortale: poiché anche da un peccato veniale può derivare un peccato mortale, in quanto cioè i peccati veniali predispongono ai mortali.
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