Summa Teologica - III |
Supra, q. 13, a. 2; In 3 Sent., d. 16, q. 1, a. 3; In 4 Sent., d. 5, q. 1, a. 1, ad 3; Resp. ad lect. Ven., a. 17; In Ioan., c. 2, lect. 1
Pare che Cristo non abbia compiuto i miracoli per virtù divina.
1. La virtù divina è onnipotente.
Ora, non pare che Cristo fosse onnipotente nel compiere i miracoli: dice infatti S. Marco [ Mc 6,5 ] che « egli non poté fare in quel luogo », cioè nel suo paese, « alcun prodigio ».
Quindi non pare che abbia operato miracoli per virtù divina.
2. Non appartiene a Dio il pregare.
Cristo invece nel compiere i miracoli talvolta pregava: come nella risurrezione di Lazzaro e nella moltiplicazione dei pani [ Gv 11,41s; Mt 14,19 ].
Non pare quindi che li abbia compiuti per virtù divina.
3. Ciò che viene operato per virtù divina non può essere operato col potere di alcuna creatura.
Ma le cose che Cristo faceva potevano essere fatte anche da qualche creatura: i Farisei infatti dicevano che egli « scacciava i demoni per mezzo di Beelzebul, principe dei demoni » [ Lc 11,15 ].
Perciò non pare che Cristo abbia fatto miracoli degni di Dio.
Il Signore [ Gv 14,10 ] dichiara: « Il Padre che è in me compie le sue opere ».
Come si è già spiegato nella Prima Parte [ q. 110, a. 4 ], i veri miracoli possono essere compiuti soltanto per virtù divina, poiché soltanto Dio può mutare l'ordine della natura, nella qual cosa consiste appunto il miracolo.
Per cui il Papa S. Leone [ Epist. 28,4 ] scrive che, essendoci in Cristo due nature, « una» di esse, cioè quella divina, « risplende per i miracoli; l'altra », cioè l'umana, « soccombe alle ingiurie »; e tuttavia « l'una agisce in comunicazione con l'altra »: in quanto cioè la natura umana è strumento dell'azione divina, e l'azione umana riceve il potere dalla natura divina, secondo le spiegazioni date sopra [ q. 19, a. 1 ].
1. Le parole: « Non vi poté fare alcun prodigio » non vanno riferite alla potenza di Dio assoluta, ma a quanto può essere fatto in maniera opportuna: non era infatti opportuno che egli facesse miracoli tra gente incredula.
Da cui le parole successive [ Mc 6,6 ]: « E si meravigliava della loro incredulità ».
E in senso analogo Dio così si esprime nella Genesi [ Gen 18,17 ]: « Non potrò tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare »; e ancora [ Gen 19,22 ]: « Io non posso fare nulla finché tu non sia arrivato là ».
2. Il Crisostomo [ In Mt 49 ], spiegando il passo: « Presi i cinque pani alzò gli occhi al cielo, li benedisse e li spezzò » [ Mt 14,19 ], dice: « Di Cristo bisognava credere che procedeva dal Padre e che era uguale a lui.
Per mostrare quindi queste due verità compiva i miracoli ora col suo potere, ora pregando il Padre.
E in quelli di minore importanza eleva gli occhi al cielo, p. es. nella moltiplicazione dei pani, mentre in quelli di maggiore importanza, che sono soltanto opera di Dio, agisce col proprio potere: p. es. quando rimette i peccati e risuscita i morti ».
Il fatto poi che nella risurrezione di Lazzaro [ Gv 11 ] « egli alzò gli occhi al cielo » non fu per la necessità di impetrare, ma per darci un esempio.
Da cui le parole che seguono: « L'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato ».
3. Cristo scacciava i demoni in un modo diverso da come li scaccia la virtù diabolica.
Infatti per virtù dei demoni superiori questi vengono espulsi dai corpi restando padroni dell'anima: poiché il demonio non agisce contro il suo regno.
Cristo invece espelleva i demoni non soltanto dal corpo, ma ancor più dall'anima.
E così il Signore respinse la bestemmia dei Giudei, i quali affermavano che egli li scacciava per virtù dei demoni: primo, perché Satana non lotta contro se stesso.
Secondo, in base all'esempio di altri che li scacciavano in virtù dello Spirito di Dio.
Terzo, perché egli non avrebbe potuto scacciarli se non li avesse già vinti con la potenza divina.
Quarto, perché non c'era nulla in comune tra lui e Satana, sia nelle opere che nei loro effetti: poiché Satana cercava di disperdere ciò che Cristo raccoglieva.
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