Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se era opportuno che Cristo si trasfigurasse

Pare che non fosse opportuno che Cristo si trasfigurasse.

Infatti:

1. Un corpo vero, a differenza di un corpo apparente, non prende forme diverse.

Ora, sopra [ q. 5, a. 1 ] abbiamo detto che il corpo di Cristo non era apparente, ma reale.

Quindi non doveva trasfigurarsi.

2. La figura rientra nella quarta specie della qualità; lo splendore invece appartiene alla terza, essendo una qualità sensibile.

Quindi l'assunzione dello splendore da parte di Cristo non può essere detto trasfigurazione.

3. Quattro sono le proprietà del corpo glorioso, come vedremo [ Suppl., qq. 82 ss. ], cioè: l'impassibilità, l'agilità, la sottigliezza e la chiarezza o splendore.

Quindi Cristo non doveva trasfigurarsi assumendo lo splendore piuttosto che le altre proprietà.

In contrario:

Nel Vangelo [ Mt 17,2 ] si legge che « Gesù fu trasfigurato » davanti a tre dei suoi discepoli.

Dimostrazione:

Il Signore, dopo aver predetto ai suoi discepoli la sua passione, li invitò a seguirlo [ Mt 16,21ss ].

Ora, perché uno possa continuare diritto per la sua strada è necessario che in qualche modo ne conosca il fine in anticipo: come l'arciere non può lanciare bene la freccia se prima non guarda il bersaglio da colpire.

Da cui le parole di Tommaso [ Gv 14,5 ]: « Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via? ».

E ciò è particolarmente necessario quando la via è difficile e ardua, il cammino faticoso, il fine invece attraente.

Ora Cristo, per mezzo della sua passione, arrivò alla gloria non solo dell'anima, che già possedeva fin dal principio del suo concepimento, ma anche del corpo, secondo quelle parole [ Lc 24,26 ]: « Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? ».

E a questa gloria egli conduce anche coloro che seguono le orme della sua passione, come dicono gli Atti [ At 14,21 ]: « È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio ».

Era quindi opportuno che mostrasse ai suoi discepoli mediante la trasfigurazione la gloria del suo splendore al quale configurerà i suoi, secondo le parole di S. Paolo [ Fil 3,21 ]: « Trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso ».

Per cui S. Beda [ In Mc 3, su 8,39 ] può affermare: « Cristo provvide pietosamente a che [ i discepoli ], dopo aver gustato per breve tempo la contemplazione della gioia eterna, fossero più forti nel sopportare le avversità ».

Analisi delle obiezioni:

1. « Non si pensi », scrive S. Girolamo [ In Mt 3, su 17,2 ], che trasfigurandosi « Cristo abbia perso la propria forma e fisionomia, o abbia lasciato il suo corpo reale per assumerne uno spirituale o aereo.

L'evangelista ci dice invece in quale modo egli si sia trasfigurato: "Il suo volto risplendette come il sole, e le sue vesti divennero candide come la neve".

Si parla cioè di splendore del volto e di candore delle vesti: la sostanza è identica, ma la gloria è diversa ».

2. La figura coincide con i limiti esterni del corpo: essa è infatti « ciò che è compreso entro certi limiti ».

Quindi tutto ciò che riguarda i limiti del corpo appartiene in un certo senso alla figura.

Ora, sia il colore che lo splendore di un corpo non trasparente si rivelano sulla sua superficie.

E così l'assumere lo splendore viene detto trasfigurazione.

3. Di quelle quattro proprietà soltanto lo splendore appartiene alla persona in se stessa: le altre invece vengono percepite solo in qualche atto, oppure in qualche moto o passione.

Cristo dunque mostrò in se stesso alcuni indizi delle altre proprietà: p. es. dell'agilità, quando camminò sulle onde del mare, della sottigliezza, quando nacque senza aprire il seno della Vergine, dell'impassibilità, quando uscì illeso dalle mani dei Giudei che lo volevano gettare giù dal monte o lapidare.

Tuttavia in quei casi non si parla di trasfigurazione, ma lo si fa solo quando egli assunse lo splendore, poiché questo riguarda l'aspetto della persona stessa.

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