Summa Teologica - III |
Infra, q. 52, a. 1; In 3 Sent., d. 20, q. 1, a. 3; C. G., IV, c. 55; Quodl., 2, q. 1, a. 2; Comp. Theol., c. 227; De rat. fidei, c. 7
Pare non conveniente che Cristo morisse.
1. Ciò che è il principio primo in un dato genere di cose non può mai subire le disposizioni di ciò che è ad esso contrario: come il fuoco, che è il principio del calore, non può mai essere freddo.
Ora, il Figlio di Dio è il principio e la fonte di ogni vita, secondo le parole del Salmo [ Sal 36,10 ]: « In te è la sorgente della vita ».
Quindi non era conveniente che Cristo morisse.
2. La morte è peggiore di ogni malattia, non essendo la malattia che una preparazione alla morte.
Ma non era conveniente, come nota il Crisostomo [ Atanasio, Orat. de Incarn. Verbi 22 ], che Cristo si ammalasse di qualsiasi malattia.
Quindi non era neppure conveniente che morisse.
3. Il Signore [ Gv 10,10 ] ha affermato: « Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza ».
Ma uno degli opposti non può portare al suo contrario.
Quindi non era opportuno che Cristo morisse.
Nel Vangelo [ Gv 11,50 ] si legge: « Conviene che un uomo solo muoia per il popolo, piuttosto che perisca tutta la nazione ».
E Caifa, come attesta l'Evangelista [ Gv 11,51 ], disse questo per ispirazione profetica.
Era conveniente che Cristo subisse la morte.
Primo, per soddisfare per il genere umano, che era stato condannato alla morte a motivo del peccato, secondo le parole della Genesi [ Gen 2,17 ]: « Quel giorno in cui mangerete [ del frutto dell'albero ], morirete ».
Ora, il modo conveniente per soddisfare per una persona è quello di sottoporsi alla pena che essa ha meritato.
E così Cristo volle morire per poter soddisfare per noi con la sua morte, secondo l'affermazione di S. Pietro [ 1 Pt 3,18 ]: « Cristo è morto una volta per sempre per i peccati ».
Secondo, per dimostrare la realtà della natura assunta.
Se infatti, come scrive Eusebio [ De laud. Constant. 15 ], « dopo la sua permanenza tra gli uomini egli fosse svanito, evitando la morte, tutti lo avrebbero considerato un fantasma ».
Terzo, per liberare noi, morendo, dalla paura della morte.
Per cui S. Paolo [ Eb 2,14s ] scrive che « egli volle avere in comune con noi la carne e il sangue, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita ».
Quarto, per esserci di esempio a morire spiritualmente al peccato morendo corporalmente alla « somiglianza del peccato », cioè alla penalità.
Scrive infatti S. Paolo [ Rm 6,10s ]: « Egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece, per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù ».
Quinto, per manifestare risorgendo dai morti la propria virtù capace di vincere la morte, e dare così a noi la speranza di risorgere dai morti.
Da cui le parole di S. Paolo [ 1 Cor 15,12 ]: « Se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? ».
1. Cristo è fonte della vita in quanto Dio, non in quanto uomo.
Ora, egli è morto in quanto uomo, non in quanto Dio.
S. Agostino [ Vigilio di Tapso, De Unit. Trin. 20 ] infatti così scrive: « Lungi da noi il pensare che Cristo abbia subito la morte come se egli avesse perduto la vita in quanto è la stessa vita.
Se così fosse, la fonte della vita si sarebbe inaridita.
Egli perciò subì la morte nella natura umana spontaneamente assunta, ma non perdé la potenza di quella sua natura con la quale dà la vita a tutte le cose ».
2. Cristo non subì una morte proveniente da malattia perché non paresse che egli subiva la morte per una necessita dovuta all'infermità della natura.
Subì invece la morte inflitta da un nemico esterno, a cui egli si offrì spontaneamente, per mostrare che la sua morte era volontaria.
3. Di per sé uno degli opposti non può portare direttamente al suo contrario, ma talora può farlo in maniera indiretta: come qualche volta il freddo può produrre il calore.
Ora, Cristo con la sua morte ci riportò alla vita in questo modo, poiché con la sua morte distrusse la nostra morte: come chi accetta il castigo per un altro lo elimina in colui che doveva subirlo.
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